Paese spaccato a metà: le manifestazioni delle opposizione represse con violenza, i poliziotti spaccano braccia e gambe. Attacco di Al Qaeda al confine con l’Algeria uccide 9 militari.
“Questo governo continuerà ad assumere le proprie funzioni (…) abbiamo un dovere e una responsabilità che porteremo avanti fino in fondo”: lo ha detto in un discorso pronunciato ieri alla televisione nazionale il primo ministro tunisino Ali Larayedh, al termine di una riunione d’emergenza dell’esecutivo formato dagli islamisti di Ennahda e da due partiti laici centristi, entrato in fibrillazione dopo l’omicidio, pochi giorni fa, del deputato di sinistra Mohamed Brahmi.
A sorpresa, nel corso del suo discorso, Larayedh ha annunciato la convocazione delle elezioni anticipate per il prossimo 17 dicembre: una data altamente simbolica, giorno in cui nel 2010 il venditore ambulante Mohamed Bouazizi si è dato fuoco in segno di protesta per le condizioni economiche del suo paese, dando il via alla cosiddetta “rivoluzione dei Gelsomini”, che poi portò alla destituzione del dittatore Zine El Abidine Ben Ali e che però è presto stata sequestrata dalla Fratellanza Musulmana. “L’Assemblea nazionale costituente ultimerà il codice elettorale entro il 23 ottobre, alla scadenza prevista, in modo che il voto possa tenersi per il 17 dicembre” ha aggiunto il capo del governo, assicurando che la Costituente ha già realizzato l’80% del lavoro di adozione della nuova legge fondamentale. Ma in realtà l’Assemblea Costituente è da mesi bloccata, ed ora sono ben 73 i deputati dei partiti laici e di sinistra che si sono sospesi dai lavori dell’organismo reclamando lo scioglimento dell’Assemblea e il varo di un governo di unità nazionale che porti ad elezioni il prima possibile. Alla mobilitazione delle sinistre riunite nel Fronte Popolare che stanno portando avanti da 5 giorni manifestazioni e iniziative di disobbedienza civile si sta unendo anche il partito di centro-sinistra Ettakatol che ha chiesto le dimissioni del governo tripartito e la creazione di un gabinetto di emergenza che comprenda tutte le forze politiche.
E ieri nel paese già sconvolto dagli omicidi politici e da una contrapposizione insanabile tra islamisti e laici un attacco ha causato la morte di ben 9 soldati. L’attentato è stato compiuto da un gruppo armato radicale legato ad “Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi)” e si è verificato ieri nella zona del Monte Chaambi, nei pressi del confine con l’Algeria, dove da mesi è in corso una campagna delle forze armate tunisine contro gruppi islamisti. In circostanze ancora non chiare, una pattuglia di nove uomini del comando militare di elite è stata attaccata: i soldati sono stati uccisi e le loro divise e armi sono state portate via dagli aggressori.
Ieri sera inoltre un agente di polizia é stato ucciso a Le Kef mentre, insieme ad alcuni elementi della Guardia nazionale, presidiava un posto di blocco. Gli agenti avevano fermato un’autovettura che procedeva senza targa quando il suo conducente ha sparato a bruciapelo contro il poliziotto uccidendolo per poi darsi alla fuga.
Mentre continua il presidio ad oltranza davanti al palazzo dell’Assemblea Nazionale Costituente, continuano in numerose località le manifestazioni contro Ennahda. Ieri sera la sede del partito islamista di Kasserine, nell’ovest della Tunisia, è stata assaltata e saccheggiata da centinaia di manifestanti ed un appello a una grande manifestazione in città, a partire dalle 22 di questa sera, è stato lanciato da numerose formazioni politiche laiche e di sinistra proprio nel giorno in cui il presidente della repubblica Moncef Marzouki è atteso oggi in città per una cerimonia in memoria dei militari uccisi.
Ed è rabbia nei partiti di opposizione e nelle forze popolari per la violenza della polizia contro i dimostranti che ricorda la selvaggia e sistematica repressione dei tempi di Ben Alì. Ieri i reparti antisommossa della polizia e dell’esercito sono di nuovo intervenuti con violenza contro 25 mila manifestanti che assediavano le sedi istituzionali nel centro di Tunisi: sono state parecchie decine i manifestanti, tra i quali alcuni deputati dell’opposizione di sinistra, finiti in ospedale con braccia e gambe fracassate dai manganelli della polizia, o per le conseguenze dell’uso dei taser da parte degli agenti. Secondo la stampa tunisina il deputato Noomane Fehri ha subito gravi lesioni alla colonna vertebrale a causa del pestaggio al quale è stato sottoposto.
Scontri ieri anche a Sidi Bouzid, località dove era nato il deputato di sinistra assassinato da un commando vicino alla sua abitazione. Centinaia di persone si sono radunate davanti alla sede del governatorato, protetto dalle forze di sicurezza, cercando di impedire l’accesso ai funzionari, chiedendo le dimissioni del governatore di Ennahda. La polizia è intervenuta anche in questo caso con lacrimogeni e manganelli.
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