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Monti esce allo scoperto: “respingere l’eversione”

Mario Monti, ha parlato con il capo dello Stato, “assicurandogli che il governo intende operare con fermezza e determinazione nel contrasto ad ogni tipo di criminalità e favorire la massima coesione di tutte le forze politiche e sociali per prevenire il ritorno nel nostro Paese di tentazioni eversive”.

E’ sorprendente che il presidente del consiglio, mentre gli inquirenti brancolano nel buio e lui stesso si trova in un altro continente, decida qual’è la pista da seguire. “Eversione” è una di quelle parole usate a pen di segugio, che dovrebbero indicare vaghe finalità politiche dietro un atto o un comportamento. In questo caso, però, la sortita di Monti suona come un lapsus rivelatore: “eversivi” sono quegli atti compiuti dal potere per violare le regole istituzionali entro cui il potere deve muoversi. Eversore, dunque, è non solo il “servitore dello stato” che mette una bomba, ma anche chi – dalla posizione di capo del governo – pensa di potersene servire per rafforzare in senso extraistituzionale il proprio armamentario di potere.

I suoi consigliori di comunicazione non devono averlo reso edotto del fatto che questo gioco – in un paese come l’Italia, da piazza Fontana in poi – è un po’ troppo scoperto per non lasciare allo scoperto chi lo pratica. Se indichi “il colpevole” prima ancora che ci sia una pista attendibile certificata dagli inquirenti (non necessariamente corrispondente alla verità, ma “tecnicamente” attendibile) significa che lo conosci; magari “de relato”, ma sai cosa sta avvenendo e pensi di avvantaggiartene. Consigliori giovani, ci si può scommettere…

L’eversore, insomma, si chiama Mario.

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