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Tornano i «treni notte», la vittoria dei lavoratori Wagon Lits

Resta un presidio al binario 21 della stazione, «fino a quando tutti saranno riassunti»

Chi la dura la vince. Ci sono voluti sei mesi di lotta eroica a più di venti metri di altezza, chiusi in un metro quadrato sulla torre-faro al binario 21 della stazione Centrale di Milano, ma alla fine i lavoratori dei treni-notte ce l’hanno fatta. Dal 10 giugno i convogli che erano stati cancellati da Trenitalia sono tornati a collegare il sud con Milano. Un servizio pubblico essenziale per tanti pendolari, un pezzo di storia del nostro paese e un bene comune che non poteva andare perso nel 150esimo anniversario dell’unità d’Italia.
I lavoratori ex Wagon Lits sono saliti su quella torre a dicembre per restarci fino a giugno inoltrato. Al binario 21 il presidio permanente non ha mai lasciato soli i compagni che hanno vissuto sospesi nel vuoto per bucare il silenzio. Ieri è sceso l’ultimo lavoratore, Stanislao Focarelli, 27 anni e 140 giorni lassù. «Rimettere i piedi per terra è bellissimo – ha detto – ma mi devo riabituare, ho le gambe gonfie». In realtà questi lavoratori i piedi per terra, nonostante tutto, li hanno sempre avuti, anche quando persino i sindacati li consigliavano di interrompere la loro coraggiosa protesta. Hanno resistito a tutto. Sono saliti con la neve, hanno celebrato il natale a dieci gradi sotto zero, e non sono più scesi fino al caldo torrido di questi giorni.
I primi ad occupare la torre nell’ormai lontano 9 dicembre furono Carmine Rotatore, Beppe Gison e Oliviero Cassini. Dopo la discesa di Rotatore e Gison, Focarelli è salito per non lasciare solo Cassini. A fine febbraio Cassini è stato sostituito da Rocco Minutolo che a sua volta a fine maggio ha dovuto lasciare solo Focarelli. Una staffetta da guinness dei primati, una protesta forte, ma civilissima e non violenta, che ha puntato tutto sulla forza della ragione e sulla dignità.
«Il nostro modello di lotta è stato vincente perché ha perseguito l’interesse generale – spiega Angelo Mazzeo, uno dei portavoce del presidio – non è mai stata solo una lotta corporativa a difesa legittima dei nostri posti di lavoro».
Per questo hanno resistito non solo alle condizioni meteorologiche più avverse, ma anche a un accordo separato con Regione Lombardia che puntava solo sulla ricollocazione, più o meno precaria, di una parte dei lavoratori ma dando per acquisita la cancellazione dei treni-notte. Con il passare del tempo anche l’attenzione mediatica sulla vicenda tendeva a scemare, ma non si sono arresi. «Questo andare e venire dei media è comune a tutte le lotte, lo abbiamo sempre messo in conto – racconta lucido Stanislao – ma a prescindere dalla ribalta ciò che ha sempre contato per noi è stata la convinzione che le sapevano e gli abbiamo dato fastidio fino a che abbiamo ottenuto risultati”.
Al binario 21 nel corso dei mesi sono andati e venuti anche alcuni politici, Vendola, Ferrero, a natale Susanna Camusso, e il sindaco Giuliano Pisapia, che ieri ha subito ricevuto una delegazione con Stanislao Focarelli a Palazzo Marino. «Si è congratulato con noi per la nostra determinazione – racconta Mazzeo – adesso il Comune deve fare il possibile per i trenta lavoratori rimasti senza occupazione». Il rischio, infatti, è che la vendetta di Trenitalia finisca per colpire proprio coloro che più hanno lottato. Per questo la discesa dalla torre non coincide con la fine della mobilitazione. Il presidio al binario 21 rimane fino a che tutti riavranno il loro posto di lavoro. Se lo meritano, eccome.

 
da “il manifesto”

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