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Braccianti africani ridotti in schiavitù. Ad Alessandria

Costretti a lavorare sette giorni su sette per 16 ore al giorno e appena un’ora di pausa pranzo per uno stipendio di 300-400 euro al mese. Non succede solo nelle campagne della provincia di Lecce o in Campania. No, questa volta a indagare è la Procura di Torino che ha aperto un’inchiesta su un’azienda agricola di Castelnuovo Scrivia, in provincia di Alessandria. Per ora i due titolari, padre e figlio, sono indagati per riduzione in schiavitù e violazione delle leggi sull’immigrazione.  A fine giugno infatti i carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro di Alessandria hanno scoperto 44 lavoratori in nero, di cui molti immigrati senza permesso di soggiorno provenienti per lo più dall’Africa del Nord. Alcuni braccianti, donne comprese, dormivano in condizioni assurde in alcuni locali fatiscenti di proprietà dell’azienda pagando addirittura un affitto mensile di un centinaio di euro. A coloro che dovevano regolarizzare il loro permesso di soggiorno l’azienda chiedeva tra i 2500 e i 3mila euro. 
I lavoratori erano impiegati per la raccolta di frutta e ortaggi “per 12 anche 13 ore al giorno, per un compenso di 320 euro, che tuttavia i lavoratori non hanno nemmeno mai visto, poiché veniva loro corrisposto un ‘acconto’ di qualche euro, nemmeno quanto basta per pagarsi cibo ed alloggio” aveva denunciato in un comunicato la Cgil.

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