Sotto la scure di profondi tagli al servizio pubblico e un pesante attacco alle condizioni di centinaia di lavoratori del settore della sanità, si sta realizzando un altro pericoloso passo indietro sulla strada della privatizzazione selvaggia del servizio sanitario nazionale. Il progetto è chiaro: costruire una sanità a doppio regime, uno interamente a pagamento attraverso il sistema delle assicurazioni private e l’altro di serie B, residuale e di bassa qualità, destinato al settore più disagiato della popolazione. In pratica una divaricazione che prevede un abbassamento generalizzato degli standard sulla salute della popolazione e – insieme all’innalzamento dell’età pensionabile – un vero e proprio taglio alle aspettative di vita. Siamo all’evidenza a quel “dovete morire prima” evocato dal Fmi in uno dei suoi studi e dall’agenda Monti nella sua attuazione pratica. La clava utilizzata per imporre dolorosi tagli alla sanità e alle aspettative di vita della popolazione è ancora una volta il pagamento del debito pubblico. Per ora di quello dello Stato, ma sulla sanità incombono anche i tagli dovuti ai piani di rientro delle regioni e il crescente debito “locale”. Il risultato è la chiusura di interi reparti, alcune volte di interi ospedali. Nella Capitale il “cimitero” delle chiusure si allunga di giorno in giorno anche se la campagna elettorale in corso ha momentaneamente “congelato” i tagli previsti dal piano Bondi.
Per fermare questa inquietante prospettiva non si può più agire in ordine sparso. Si avverte invece l’esigenza di un grande movimento che metta insieme i lavoratori e i cittadini per rilanciare una sanità sganciata dai vincoli di bilancio e da una gestione subalterna alla logica del mercato. I tagli, il clientelismo, la corruzione e l’incompetenza hanno favorito l’esplosione di una crisi del sistema che non è più sopportabile. È necessario ripensare il servizio a partire dalle competenze e dai bisogni del territorio, mettendo insieme i saperi di chi lavora e le esigenze dei cittadini. Tra lavoratori della sanità e Comitato No Debito, ad esempio, si sta sviluppando un confronto in diverse città per una campagna congiunta contro i tagli alla sanità e il non pagamento del debito.
Mercoledi 23 gennaio,a Roma, all’ospedale “Pertini” nella popolare zona della Tiburtina, è prevista una assemblea aperta convocata dall’Usb dove oltre ai lavoratori parteciperanno anche le realtà sociali. All’assemblea interverrà Giorgio Cremaschi, portavoce del No Debito ma ci saranno anche il Coordinamento degli Operatori della salute, il Comitato No Debito di Roma, le associazioni di malati, i Blocchi Precari Metropolitani, il Coordinamento cittadino per la casa, gli studenti di Atenei in Rivolta, Cinecittà Bene Comune e i presidenti dei Municipi interessati e danneggiati dalla destrutturazione del Pertini. Una importante occasione di confronto e una idea di alleanza sociale per sbarrare la strada a chi, con atti concreti, ci manda a dire: dovete morire prima!
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