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Bollate. Licenziamenti alla Ala. Gli scioperi proseguono

A seguito dei licenziamenti di ieri che colpiscono tre lavoratori riprendono con forza gli scioperi alla cooperativa ALA di Bollate. Tra i licenziati c’è anche Sri, delegato S.I. Cobas all’interno dell’azienda.
Questi licenziamenti sono la risposta che i vertici della coop. Ala danno ai lavoratori che si erano resi protagonisti nei giorni scorsi di una lotta per la dignità, contro lo sfruttamento disumano subito tutti i giorni in fabbrica.
Lavoro nero per sei mesi, misure di sicurezza inesistenti (il 30 luglio 2012 scoppia un tappo
in un occhio di un lavoratore senza che sia portato al pronto soccorso), 240 ore lavorate 120 pagate, assunti al terzo livello pagati come sesto livello con 4000 euro annui di differenza, casa in comodato gratuito ma pagata con detrazione in busta paga. E ancora, dispositivi individuali di protezione nulli, informazione-formazione dei lavoratori al rischio zero, areazione del fabbricato nulla con 40 gradi medi d’estate, un lavoratore che si chiama Bala (indiano) in nero da due anni con quindici testimoni che lo vedono tutti i giorni entrare, timbratore per il controllo delle ore assente, locale mensa vicino ai cessi.
Alla presidente della coop ALA, tal Anna Fragonara, tutto questo non bastava. I lavoratori dovevano essere suoi schiavi, non dovevano mai alzare la testa e soprattutto accontentarsi di quello che lei gli dava e portandole anche rispetto perché gli dava lavoro!
Questa signora pensa che tutto le sia dovuto, non conosce ne leggi, ne rispetto per la persona umana tantomeno per chi produce il suo profitto.
Non bastava tutto questo! In più hanno trovato un sindacato di comodo (quello di turno è la flerica Cisal) che ha fatto firmare ai lavoratori una liberatoria per soli 100 euro (a fronte dei 4000 dovuti) che tra l’altro non hanno visto perché, tale signora li ha trattenuti in busta paga come affitto. Questa cifra moltiplicata per i 20 dipendenti fa la bellezza di 80000 euro risparmiati. Bel gruzzoletto che permette a un tale che di cognome fa Cippone, braccio destro della Fragonara, di vivere a Livigno da turista alla faccia di chi lavora.
Ma questi 15 giovani lavoratori, per tale signora, hanno fatto l’errore più grave: hanno osato alzato la testa, ma soprattutto hanno aperto gli occhi e si sono costituti in sindacato con il S.I. Cobas. Sindacato di lotta che sta dalla parte di chi lavora e di chi è sfruttato da sempre.
Questi licenziamenti arrivano per colpire chi ha alzato la testa e sono chiaramente di tipo
discriminatorio visto che serviranno a sostituire i lavoratori con altri per mandare avanti la
produzione senza le condizioni di legge dovute a chi lavora.
La nostra risposta unitaria sarà sempre la lotta, per questo oggi senza alcuna defezione i 17
lavoratori che chiedevano diritti sono ancora fuori dai cancelli e lo saranno ancora nei prossimi giorni. La solidarietà e l’unità che questi lavoratori hanno già dimostrato per Kokilan, licenziato il mese scorso per avere alzato la testa, non verrà certo meno ora che la repressione padronale colpisce altri compagni.
Ci vediamo tutti/e in via Trento 59 a Bollate per sostenere questi lavoratori, consci che la loro lotta e anche la nostra e che sia arrivato il momento di dire basta al sistema delle cooperative, strumento di schiavismo dei giorni di oggi. S.I. Cobas

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