Sono trascorsi 35 anni da quell’autunno del ’77. Appena tornati dal convegno di Bologna sulla repressione eravamo già in piazza il 30 settembre per la morte di Walter Rossi. Torino, Corso Francia,vin “visita” alla Federazione del MSI protetta da centinaia di carabinieri un corteo di qualche migliaia di compagni tra cui Rocco Sardone con il gruppo che tenta di forzare il blocco scontrandosi con i militi.
Rocco, operaio meridionale appena venuto da Reggio Emilia, quadro del Partito Comunista Marxista-Leninista, si era inserito subito nel Movimento della città e seguiva con altri la lunga campagna di controinformazione militante per il “suicidio di stato” di Ulrike Meinhof avvenuto l’anno prima e quelli del 18 ottobre quando Andreas Baader, Gudrun Enslin, Jan Carl Raspe e Ingmar Moller, militanti anche loro della Rote Armee Fraktion, furono suicidati nel carcere di massima sicurezza di Stammheim. Centinaia di cortei, manifestazioni e azioni dimostrative c’erano state ed erano in corso contro società e multinazionali tedesche che furono obiettivi politici del Movimento Rivoluzionario. Rocco cade in una di queste azioni la notte del 30 ottobre. Ferito dallo scoppio di una bomba rudimentale posta vicino una concessionaria di auto tedesche, viene accompagnato al Pronto soccorso dell’ospedale Maria Vittoria. Ha perso una mano, ma il distratto medico di turno (mai inquisito), accanito frequentatore del casinò di Saint- Vincent, non si accorge di uno squarcio in petto e Rocco muore dissanguato. Rocco fu un’altra vittima di quello che fu chiamato “il lungo autunno tedesco” quando il supergoverno CDU-SPD (centrodestra- centrosinistra) sperimenta e corona l’unità nazionale e la governabilità imperialista.
L’Europa aveva gia prima dell’89 nella Germania il suo modello: una locomotiva economica, stabilità finanziaria e di governo, controllo sui sindacati cogestori, comunisti fuori dalle istituzioni e fuorilegge , carceri speciali, repressione della critica sociale e politica, processi politici , criminalizzazione persino degli avvocati di difesa e pratica della tortura oltre i “suicidi” quindi una esplicita sospensione persino delle cosiddette libertà borghesi. Ricordando Rocco Sardone non vogliamo solo ricordare il sacrificio di un giovane militante caduto in un momento alto dello scontro di classe, ma vorremmo che la memoria militante fosse una lezione e una riflessione per il futuro prossimo sia del Movimento di classe che rialza la testa contro la costituzione della nuova Europa imperialista sia per le disarmanti lezioni dei novelli riformisti che frenano il conflitto possibile.
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