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Milano. L’Usb non firma accordo sul San Raffaele, referendum tra i lavoratori

È stata siglata all’alba di questa mattina, presso il Ministero del Lavoro, un’ipotesi di accordo nelle more delle procedure di licenziamento di 244 lavoratori, tra amministrativi, tecnici, infermieri e personale di supporto, dell’Ospedale San Raffaele di Milano.
L’USB non ha firmato, e darà indicazione ai lavoratori di non approvare tale ipotesi di accordo nel referendum che si terrà nei prossimi giorni, in quanto l’Amministrazione non ha fornito sufficienti dati economici che diano le dimensioni della crisi né ha rivelato il piano di rilancio.
“La nuova proprietà, Velca S.p.A., presieduta da Giuseppe Rotelli, monopolista della sanità privata accreditata in Lombardia, dopo soli 51 giorni dal conferimento dell’Ospedale, ha avviato la procedura per i licenziamenti. L’obiettivo è quello del guadagno immediato, senza preoccuparsi di salvaguardare la qualità delle prestazioni e i posti di lavoro”, denuncia Margherita Napoletano dell’USB San Raffaele.

“L’ipotesi di accordo disdice 99 accordi sindacali – prosegue Napoletano – cancellando con un colpo di spugna 40 anni di contrattazione sindacale. A fine gennaio per i 3.000 dipendenti del San Raffaele, esclusi medici e dirigenti, si prospettano buste paga alleggerite di circa 200 € al mese, insieme  a carichi di lavoro più elevati. I lavoratori con contratti a tempo determinato sono già stati lasciati a casa e decine sono state le dimissioni volontarie negli ultimi mesi senza che sia diminuita la produzione. Inoltre il passaggio al contratto della sanità privata AIOP, determina il peggioramento delle condizioni economiche e normative e congelamento dei salari per anni, senza possibilità di recupero nemmeno dell’inflazione”.
“E’ inaccettabile che a fronte della scandalosa gestione dei fondi pubblici messa in atto dai vertici succedutisi al San Raffaele le spese vengano fatte pagare a lavoratori e cittadini – incalza Napoletano – e non bisogna inoltre dimenticare quanto messo in luce dalla magistratura sui rimborsi gonfiati da alcuni fornitori per creare fondi neri. Dunque, è  qui che va risanato il bilancio, e non alla voce ‘costo del personale’ ”.

“L ‘USB considera invece i lavoratori del San Raffele come una risorsa su cui investire, anche per la salvaguardia della qualità dell’assistenza, ed è pronta a promuovere e dare tutto il supporto nella mobilitazione, nell’assistenza materiale, attraverso una cassa di resistenza, e legale, nel caso i lavoratori respingano l’accordo e l’azienda volesse procedere unilateralmente con i licenziamenti e le decurtazioni salariali”, conclude Napoletano.

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