Teodoro Buontempo è ufficialmente morto, dopo una lunga e incomprensibile successione di annunci e smentite che lo davano comunque “in condizioni gravissime”.
E’ facilmente immaginabile che adesso il sistema mieloso della retorica ne decanterà la storia e la figura come quella di un politico tutto di un pezzo. Il coccodrillo system (nel senso di articoli già pronti prima delle dipartite) sta già impazzando. Volendo ci sarebbe più di qualcosa da dire e da aggiungere.
Buontempo lo abbiamo incrociato per le strade di Roma fin dagli anni ’70 quando l’aggressività dei fascisti era assai più estesa e feroce di quella dei cippini di oggi. Ne sanno qualcosa gli studenti del Croce, del Plinio o dell’università. Bontempo era uno degli squadristi più attivi della sede del Msi di via Sommacampagna (quella messa al fuoco in quel 2 febbraio 1977, dopo il ferimento a revolverate di Guido Bellachioma all’università di Roma, che segnò l’inizio del movimento del ’77). Ce lo ricordiamo nella violenta aggressione alla galleria Caracciolo vicino alla stazione e in tante altre occasioni drammaticamente simili. Buontempo le ha date ma ne ha anche prese tante. Funzionava così.
Ha cercato di rappresentare l’anima movimentista (e squadrista, meglio non dimenticarlo) del Msi di Almirante ed ha vissuto polemicamente – fino alla rottura – dentro Alleanza Nazionale con cui Fini sdoganò e trasformò il partito neofascista italiano. Sodale di Storace, lo ha affiancato uscendo da AN nel 2007 e accettando di essere l’eterno numero due de La Destra benchè ne fosse il Presidente.
Buontempo era un fascista senza mediazioni, in qualche modo popolare (nelle elezioni comunali di Roma nel 1993, quando Fini perse al ballottaggio con Rutelli, Bontempo prese più preferenze di tutti e per alcuni mesi fu il presidente del Consiglio comunale di Roma).
I suoi modi spicci e le origini abruzzesi gli procurarono il soprannome di “Er Pecora”. Ma incrociandolo in consiglio comunale o in giro non siamo mai riusciti a rimuovere il Buontempo squadrista che abbiamo conosciuto e contro cui ci siamo battuti strada per strada. Un fascista, convinto, ma un fascista. A ognuno i suoi morti, non esiste e non può esistere una memoria condivisa.
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Mic
“Un fascista ha muerto / Que contento estoy!”
Zer Bizio
emy
i fascisti sono stati considerati controlegge dopo la vittoria dei partigiani, eppure hanno continuato a comandarci fino alla fine, e noi siamo anche contenti. Secondo me, alla fine le pecore siamo noi.
aldo
Storace ha detto che 2er pecora” andrà in cielo. Speriamo allora che incontri i Partigiani.