Un vero “innovatore” si fa capire subito. Se i governi egli ultimi venti anni si erano caratterizzati per la “concertazione” (il programma di governo veniva presentato alle parti sociali – confindustria e sindacati, in primo luogo – e modulato in modo da garantire il minimo di conflittualità sociale e il massimo di “aiuto alle imprese”), già quelli berlusconiani puntavano agli “accordi separati” (concertazione solo con Confindustria, Cisl e Uil).
Già Monti avevano accelerato in direzione del “dialogo”: il governo comunicava alle parti sociali quel che aveva intenzione di fare, ascoltava le loro reazioni e poi faceva come voleva.
Ora il “trilateralista democratico” Enrico Letta, fresco di incarico esplorativo per l aformazione di un governo con la benedizione della Troika e di Napolitano, fa l’ultimo passo avanti: nessuna consultazione con le parti sociali. Tanto Confindustria l’accontentano comunque, e i sindacati devono soltanto firmare gli accordi aziendali proposti dalle imprese. E quindi Camusso, Bonanni, Angeletti, che li sente a fare?
Naturalmente ha dato una spiegazione più “tecnica” e meno brutale: “Non farò consultazioni con le parti sociali, dal momento che ho avuto modo di partecipare a quelle di Bersani”.
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