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Roma. Il Centro di Cultura Popolare del Tufello è a rischio

L’ATER ha deciso di portare in tribunale il CCP per “..il pagamento della morosità accumulata per il godimento illegittimo del locale di proprietà ATER..”, dopo aver posto da anni una martellante richiesta di esagerate corresponsioni, un cumulo di assurdi arretrati per chi invece ha salvato i locali abbandonati di Via Capraia, rendendoli agibili e messi al servizio del quartiere e non solo, svolgendo compiti sociali che nessuna istituzione ha saputo fare.
A Roma tutti conoscono il Centro di Cultura Popolare del Tufello, le sue lotte di impegno civile, la sua presenza nel territorio fin dalla sua nascita, era il lontano 1975, dalle tematiche legate alla lotta alla tossicodipendenza, ai problemi giovanili, delle donne, del lavoro, della lotta per la casa, sull’antirazzismo, l’immigrazione e la diversità, della cultura da ridare ai cittadini, nonché il recupero di zone come il parchetto del Tufello, tutto questo è quello che ha fatto e che continua a fare il CCP, un elenco talmente lungo da non poter essere brevemente riportato, un lavoro negli anni che ha colmato il vuoto lasciato dalle istituzioni, oggi invece di riconoscere la funzione sociale svolta sul territorio ci trascinano in tribunale.
Una associazione REALMENTE no-profit, dove l’unico sostegno è l’autofinanziamento, dove ancora oggi si sopravvive con corsi di vario genere, dal teatro per disabili ai laboratori di musica e danza popolare, promuovendo spettacoli di vario genere, dando voce e spazi a chi altrimenti non l’avrebbe o non se lo potrebbe permettere.
Tutto questo meriterebbe di essere difeso e sostenuto, appoggiato e finanziato, ma la realtà da contabili del profitto che animano certi enti pensa di non poter fare a meno dei soldi da spremere a luoghi e associazioni come il CCP.
Soldi che non abbiamo e che non possiamo avere, non siamo un esercizio commerciale, da noi le attività si svolgono a prezzi popolari, i soldi che entrano ci bastano appena per pagare le bollette.
E’ il momento di difendere il CCP, e tutte le associazioni che svolgono quel lavoro sociale nei territori che le istituzioni non fanno. Chiediamo il vostro sostegno non solo a chi ci ha conosciuto e vissuto in tutti questi anni, ma anche e soprattutto alle istituzioni, perché se sparisce il CCP sparisce non solo un pezzo di storia del quartiere, ma anche una realtà che ha riempito e ancora riempie i vuoti culturali e di aggregazione che nessuna sala giochi e scommesse potrà sostituire.
Il CCP chiede alle istituzioni che venga riconosciuto il valore sociale del lavoro che svolge sui territori, la regolarizzazione del diritto di locazione, la variazione di destinazione d’uso dei locali dove si svolgono le attività ma soprattutto l’abbattimento del canone in canone sociale.
 

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