Governo dopo Governo si fanno e si disfanno, come la tela di Penelope, riforme della Giustizia ma il risultato è che i tempi del processo sono sempre più lunghi con costi sempre più elevati. Dopo anni di continue riforme a “costo zero” gli obiettivi “ efficienza e risparmio” sono lontani dall’essere centrati.
Probabilmente non sono queste le riforme utili alla risoluzione del problema ma occorre intervenire sulla depenalizzazione, sulle procedure da snellire, sulle migliaia di leggi nei cui meandri si annidano cavilli legali utilizzati per dilazionare i tempi del processo mentre i reati si prescrivono.
Evidentemente, se non si interviene su questo ed altro ancora, non si ha interesse a che la Giustizia funzioni.
Purtroppo chi paga il prezzo più alto di queste politiche inconcludenti sono i lavoratori ed i cittadini. I primi perché sono costretti ad operare nel caos più completo con sempre meno diritti e sempre più tartassati. I secondi perché si vedono negati il diritto, costituzionalmente garantito, alla ragionevole durata del processo, durata che diventa sempre più irragionevole.
Nel corso degli anni i Governi sono intervenuti pesantemente sul Pubblico Impiego con provvedimenti che hanno penalizzato i lavoratori e hanno inciso pesantemente sui servizi.
La Giustizia non è rimasta indenne anzi il personale giudiziario ha pagato il prezzo più alto sul piano della progressione di carriera e sulle condizioni di lavoro:
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BLOCCO TURN OVER: I continui tagli alla spesa si sono tradotti in una forte riduzione del personale, la cui età media è di 55 anni. Di contro l’organico di magistratura è quasi raddoppiato al punto che oggi il rapporto tra personale e magistrati è pari a 2,2 a fronte del 4,5 del 1995.
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ORGANICI: a fronte di una pianta organica di 44.000 dipendenti presenti in servizio ce ne sono solo 37.000.
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CARRIERA: dopo 30 anni e più di servizio la legittima aspettativa di avanzamento professionale si è tradotta, di fatto, in un mero passaggio economico.
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MANSIONI: il CCNI del 2010 ha creato, a nostro avviso artatamente, un’enorme confusione di ruoli e mansioni, causa di crescenti malumori.
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CARICHI LAVORO: le riforme susseguitesi nel tempo e la riduzione del personale hanno raddoppiato i carichi di lavoro.
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CONDIZIONI LAVORO: uffici fatiscenti, inidonei e insufficienti, carenti sul piano della sicurezza hanno favorito condizioni di lavoro da “terzo mondo” e provocato un aumento esponenziale dello stress da lavoro correlato.
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SALUBRITA’: negli ultimi anni c’è stato, tra i lavoratori giudiziari, un incremento dei decessi per cancro. E’ improcrastinabile che l’Amministrazione avvii una verifica globale delle strutture (amianto, radon ecc.) e degli strumenti utilizzati.
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STRAORDINARIO E SALARIO ACCESSORIO: i pagamenti avvengono vergognosamente con anni di ritardo.
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STIPENDI: bloccati dal 2009 e fino a tutto il 2014, hanno provocato una perdita secca annua di oltre 6.000 euro.INFORMATICA E PROCESSO TELEMATICO: mentre si taglia sulla spesa non si arresta l’ “emorragia” degli sprechi e tra ritardi, duplicazioni e improvvisazioni siamo ancora all’anno zero.
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MOBILITA’ INTERNA: il “quasi-blocco” degli interpelli nazionali, uniti alla mancata pubblicazione di tutti i posti vacanti, impedisce a migliaia di lavoratori di ricongiungersi alle proprie famiglie e/o ai luoghi di origine.
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MOBILITA’ ESTERNA: Prima di ricorrere al personale di altre amministrazioni i vertici del dicastero dovrebbero indire procedure per la progressione per il personale interno e riflettere sulla necessità di un sano ricambio generazionale.
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VERTICI AMMINISTRAZIONE: i responsabili del Ministero della Giustizia hanno dimostrato nel corso degli anni una totale indifferenza nei confronti del personale giudiziario, dando prova di non avere minimamente a cuore il benessere psico-fisico dello stesso. L’inadeguata programmazione con la quale si è proceduto all’accorpamento degli Uffici Giudiziari è la conferma del pressapochismo dell’Amministrazione.
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DIGNITA’ E DIRITTI: lo “scippo” dei diritti è diventato sistematico così calpestando la dignità dei lavoratori.
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PENSIONI: innalzata l’età pensionabile e rivisti i coefficienti si arriva alla pensione sempre più anziani e con assegni sempre più miseri.
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PRECARIETA’: la flessibilità e la precarietà hanno prodotto incertezze nel lavoro come nella vita dei nostri figli.
E’ dal 1993 che lavoratori e cittadini “stringono la cinghia”, prima per l’euro e poi per la crisi, pagando un prezzo altissimo con la perdita di migliaia di posti di lavoro ed un generale impoverimento delle famiglie. La crisi ha provocato un effetto inversamente proporzionale: i ricchi sono diventati sempre più ricchi al punto che poche migliaia di persone detengono oltre la metà della ricchezza del paese a dispetto degli altri 60 milioni di italiani che vivono alle soglie della povertà o nell’indigenza più totale.
E mentre le Politiche scellerate degli ultimi anni, attuate dai governi che si sono succeduti nel tempo con la complicità dai sindacati confederali, hanno messo in ginocchio milioni di italiani, la corruzione dilaga, l’evasione fiscale persiste, i privilegi dei politici e dei potenti faticano a morire.
La concertazione e la collaborazione operata in questi anni dei sindacati confederali non ha risolto i problemi del mondo del lavoro e dei cittadini ma piuttosto è stata strumentale agli stessi per alzare la posta in gioco con il governo.
Dal 30 settembre partirà il Caravan Tour della USB P.I. – Giustizia, che toccherà numerosi Uffici Giudiziari, per sensibilizzare lavoratori e cittadini, perché l’unica risposta a questa deriva è il conflitto praticato nei posti di lavoro e nelle piazze.
PER DISCUTERE DI TUTTO QUESTO USB HA INDETTO UN’ASSEMBLEA CITTADINA
PALAZZO DI GIUSTIZIA – VIALE GUIDONI
MARTEDI 15 OTTOBRE 2013
DALLE ORE 9,30 ALL ORE 13,30
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