Menu

Catania. Domani il processo contro gli occupanti dell’ex Esperia sgomberato quattro anni fa

All’alba del 30 ottobre del 2009 decine di uomini in antisommossa, agenti della Digos in borghese, amministratori compiacenti tentavano di distruggere a colpi di manganello e ipocrisia il lavoro sociale e politico di 17 anni di occupazione del Centro Popolare Experia di via Plebiscito, nel quartiere Antico Corso a Catania. A 4 anni di distanza quel luogo “liberato” dai militanti, dal doposcuola, dalla palestra sociale, dalle assemblee per costruire le lotte, giace abbandonato, sigillato, immotivatamente chiuso e chi ha tentato di impedire quello scempio viene portato in tribunale e processato perché per una parte della magistratura catanese la violenza dei manganelli è giusta, la difesa di uno spazio di socialità e di lotta politica è illegale. 

Hanno voluto sgomberare il Centro Popolare Experia perché lì si organizzava il conflitto sociale a Catania. Lì si riunivano gli studenti, i precari, i disoccupati, lì si costruivano le lotte, da lì si partiva con i sacchi a pelo in spalla per occupare il Provveditorato, le aule universitarie, le scuole, i tetti dei palazzi per difendere i lavoratori. Lì si incontravano persone diverse e si costruiva la resistenza contro i padroni e contro i nuovi fascisti. Volevano fermarci.

Hanno voluto manganellare gli occupanti del Centro Popolare Experia e tutti coloro che hanno portato la loro solidarietà perché quelle donne e quegli uomini denunciavano la speculazione finanziaria ed edilizia in corso nella città, perché facevano i nomi e i cognomi dei palazzinari, dei poteri forti, dei mafiosi dai colletti bianchi. Hanno voluto ferire la Catania che non si arrende e che non ha paura, che non si allinea e che resiste. Volevano zittirci.

Hanno voluto chiudere il portone rosso del Centro Popolare Experia perché lì dentro si riuniva il quartiere Antico Corso, si svolgeva il doposcuola per i bambini, la palestra popolare la sera, il calcetto nell’arena. Lì si rifiutava l’aggregazione criminale della mafia, dello spaccio di droga, degli spazi a pagamento, lì si costruiva aggregazione sociale dal basso per le ragazze e i ragazzi del quartiere. Lì si insegnava a chi non aveva ricevuto istruzione, a chi non aveva mai conosciuto lo Stato se non in divisa, che non bisognava rassegnarsi, che non era necessario togliersi il cappello, che i cittadini hanno diritti e non necessitano di favori, che la mafia si combatte con il lavoro e i servizi sociali, che i diritti non si mendicano ma si conquistano con la lotta. Hanno voluto normalizzare il quartiere Antico Corso per rigettarlo in quell’abbandono che nutre i bacini elettorali e le clientele dei potenti della città. Volevano cacciarci.

Hanno voluto mandare una forza smisurata di poliziotti, carabinieri e finanzieri per chiudere il Centro Popolare Experia perché volevano edificare la menzogna che lì dentro vi fossero criminali. Con le loro armi, le loro divise, con il coltello dalla parte del manico volevano trasformare donne e uomini che hanno scelto di lottare per un mondo più giusto in delinquenti. Per questo hanno posto l’immobile sotto sequestro, hanno fatto partire le indagini, hanno imbastito il processo. A distanza di 4 anni, beffardamente nell’anniversario dello sgombero, il Tribunale di Catania avvierà il processo a carico di chi non è voluto restare a guardare l’ennesimo scempio che stava per subire la città. Vogliono farci apparire come criminali.

I motivi che il 30 ottobre 2009 ci hanno portato a difendere con i nostri corpi il Centro Popolare Experia sono gli stessi contro cui si è scagliato lo Stato in divisa, gli stessi per cui abbiamo continuato a lottare. Il tribunale di Catania non processerà alcuni militanti ma ognuno di noi. Sul banco degli imputati siederanno coloro che si oppongono allo smantellamento dei servizi sociali nei quartieri, alla cementificazione selvaggia, al dominio dei poteri forti e della mafia. Saranno imputati coloro che credono che Catania possa rinascere solo curando i suoi quartieri popolari attraverso scuole, luoghi di aggregazione e sportivi gratuiti, asili e consultori. Sarà processata la Catania che non si è arresa e che non si arrende, quella che si è opposta alle destre e che si oppone a Bianco, la Catania antifascista e antimafiosa che ha scelto la via della lotta e ha rifiutato la resa.

All’alba del 30 ottobre del 2009 ci hanno colpito gli stessi manganelli, con la stessa forza, per gli stessi motivi. Siamo solidali e complici, riportiamo le stesse ferite, coviamo la stessa rabbia.

Domani mattina appuntamento solidale con i processati davanti al Tribunale di Catania

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *