Stamattina abbiamo simbolicamente occupato lo studentato dell’università Orientale di Napoli. Un edificio nuovo, pronto per essere utilizzato dagli studenti eppure chiuso da anni, senza neppure essere entrato un solo giorno in funzione! Il tutto, ovviamente, nel generale silenzio di organi accademici e Adisu campana.
E’ da tantissimi anni che si annunciano fantomatiche inaugurazioni che in realtà non hanno mai avuto luogo! In occasione della più recente, datata 2012, si parlava di 8,5 milioni di euro messi a disposizione dal Ministero, di 1,2 milioni messi a disposizione dai fondi regionali e 640.000 euro dall’Università Orientale stessa. Soldi che giacciono in un limbo a cui gli studenti non hanno accesso. 144 posti letto che resteranno vuoti per chissà quanto tempo, decisamente pochi per una popolazione studentesca di 9.744 studenti, a cui aggiungere gli studenti dell’Accademia di belle Arti e del conservatorio di San Pietro a Maiella, a cui dovrebbe essere destinata la stessa struttura.
Perchè proprio lo studentato di via Brin? Perchè più di ogni altra cosa dimostra, nell’evidenza e nella concretezza dei fatti, quale assurda situazione vivono migliaia di studenti oggi.
Studenti a cui, giorno dopo giorno, viene sottratto un pezzo alla volta di quello che dovrebbe essere il ”diritto” allo studio e che – se non provengono da famiglie che economicamente possono “mantenerli” e permettergli di pagarsi gli studi – scontano sulla propria pelle la mancanza di alloggi, mense, biblioteche, etc. Un vero e proprio ossimoro secondo cui dal 2012 questo diritto ci è costato ben 140 euro, un aumento del 126% rispetto allo scorso anno. Solo in campania sono più di 10mila gli idonei alla borsa di studio che non la ricevono per ”mancanza di fondi”! Un esercito, quello degli “idonei non beneficiari”, in costante aumento e una copertura delle borse che diminuisce progressivamente sotto i colpi di una crisi che non fa che scaricare i propri costi sui soliti noti: studenti, lavoratori, disoccupati, immigrati. Servizi che scompaiono progressivamente, tasse che aumentano e che ti costringono a lavori sottopagati e senza tutele: laurearsi nell’era dell’università-azienda diventa un’impresa!
Difficoltà che ostacolano la vita formativa e non di chi non ha “la fortuna” di rientrare nella fascia dei “migliori”, nel range di quelli che secondo la favola del self-made man “ce la faranno” solo rimboccandosi le maniche; difficoltà che ostacolano la vita di chi non ha “la fortuna” di studiare negli atenei virtuosi, nei poli d’eccellenza, nei bacini in cui la borghesia educa e attinge la futura classe dirigente, ma che staziona in ”università parcheggio” il tempo necessario ad assimilare completamente la sottile e penetrante logica di frammentazione, competizione, arrivismo che permea ormai completamente tempi, modi e sostanza della didatica e che dovrà essere riprodotta nel momento dell’ingresso nel fatidico mondo del lavoro, flessibile, precario e disciplinato.
Questa, e nessun’altra, è la realtà che viviamo ogni giorno. Altro che università pubblica e di massa! Altro che luogo di elaborazione e diffusione di sapere critico! Una realtà in cui il ministro dell’istruzione Carrozza, lavora con la volontà di costruire ed ultimare il progetto di un’università che sia ”sinergica” con le imprese – o meglio, con i profitti delle imprese – , un’università in cui c’è posto solo per l’imperativo della produttività, a stento mascherato dalla copertura ideologica del “velo meritocratico”, e per l’intervento dell’investitore privato, cha assume un potere decisionale sempre maggiore.
E allora quale occasione migliore per dire la nostra e mobilitarci, se non l’arrivo del ministro, atteso per un incontro con tutti i rettori del sud Italia, proprio a Napoli giovedì 28?
Non restermo immobili a guardare sfilare l’ennesima inutile passerella istituzionale, mentre chi ci governa e ci sfrutta continua a sferrarci violenti attacchi, distruggendo scuola, sanità, trasporti pubblici a suon di spending review e leggi di stabilità.
Ci riprendiamo la parola e la possibilità di incidere sulle nostre vite e decidere del nostro futuro, ci riprendiamo ciò che ci spetta!
I diritti non si meritano, si conquistano!
Cambia il tempo!
da http://www.caunapoli.org/
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