Un partecipato presidio si è svolto questa mattina all’ingresso dell’ipermercato Coop di Schio con posizionamento di striscioni. Una quarantina di lavoratori e delegati sindacali hanno rallentato il traffico in entrata, invitando i colleghi della Coop a scioperare e i cittadini a non recarsi al supermercato nei giorni festivi. Notevole sensibilità dei clienti avvicinati e dei lavoratori..in alcuni casi alcuni di loro hanno ben capito il senso della protesta e hanno rinunciato ad entrare a far la spesa. La giornata di mobilitazione è poi proseguita al più grande centro commerciale di Campo Romano dove si è svolto un volantinaggio-mini corteo con utilizzo di megafoni per dare voce ai lavoratori di quella sede.
L’otto dicembre migliaia di dipendenti del commercio saranno obbligati a lavorare per tenere aperti centri commerciali e megastore: un’altra festività nazionale che per questi lavoratori è di fatto soppressa. Dopo aver già perso il diritto alle domeniche, in aggiunta ai bassi salari e ai turni massacranti, i lavoratori del commercio vengono sistematicamente privati anche dei diritti più elementari come quello al riposo e alla gestione del tempo di vita, al poter trascorrere una festività con i propri cari.
Bassi salari, precarietà, flessibilità totale e completa disponibilità alle esigenze delle aziende: è questa la condizione di chi lavora nel commercio. Oggi aggravata dalla pretesa di annullare le domeniche e le festività. Per le lavoratrici e i lavoratori del commercio il calendario non ha giornate segnate in rosso, le festività non esistono. La disponibilità a lavorare deve essere totale, a comandare è la sola logica dell’interesse economico delle direzioni aziendali.
Questa condizione è paradossale: in un paese dove crescono ogni giorno i senza lavoro, chi un lavoro ce l’ha è costretto a lavorare anche la domenica. Grazie all’obbligo del part-time (cioè al mezzo salario), infatti le aziende si garantiscono la possibilità di strozzare i lavoratori, imponendogli di lavorare durante le festività pur di arrotondare gli stipendi da fame.
È la logica dello sfruttamento selvaggio, senza freni né controlli. Si tratta di una pratica in uso soprattutto nei centri della grande distribuzione. I centri commerciali hanno strozzato il piccolo commercio, distruggendo centinaia di migliaia di posti di lavoro (ogni posto nella GDO significa sei posti in meno nel piccolo dettaglio) e moltiplicando il lavoro precario. Questi mostri hanno ridisegnato l’urbanistica delle città, hanno consumato suolo e cementificato le cinture periferiche, hanno condizionato i nostri consumi e le nostre abitudini. Hanno sostituito le piazze. Ora vogliono distruggere anche l’idea del giorno di festa. Non è un caso che il contratto in uso nel commercio è sempre più utilizzato anche in altri settori e categorie, perché rappresenta il cavallo di Troia di una politica di annullamento dei diritti e delle tutele di chi lavora.
Le complicità dei sindacati confederali e della classe politica hanno garantito fino ad oggi che questo progetto andasse avanti senza intralci. Ora è arrivato il momento di fermarli! Dopo alcune riuscite iniziative che si sono svolte nei mesi scorsi, il sindacalismo conflittuale e diverse realtà dei movimenti sociali stanno promuovendo una giornata nazionale di lotta per l’8 dicembre in molte città di tutto il paese.
Usb Veneto
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