(Non) Succede solo da McDonald’s!
“Chi decide di lavorare da McDonald’s deve avere voglia di darsi da fare, di imparare a fare diverse cose in modo impeccabile, di sostenere la pressione nei momenti di picco, di rendersi disponibile quando c’è bisogno di una mano (…) Nei ristoranti McDonald’s è fondamentale attenersi a tempi stabiliti, per la preparazione del cibo, per l’igienizzazione delle mani, anche per andare al bagno, come avviene in tutte le attività professionali in cui il rispetto coordinato dei tempi è un fattore chiave per la qualità del lavoro!”
(Dal sito di McDonald’s Italia)
“ I capi ti concedono appena 58 secondi per andare in bagno, tanto che qualcuno arriva a chiederti pure di timbrare il cartellino.”
Testimonianza di un dipendente di un punto McDonald’s di Milano, tratta da L’Inkiesta
Sicuramente in questi giorni vi sarà capitato di vedere l’ultimo spot della McDonald’s in televisione: non ci interessa smontarne le falsità evidenti (in tutto il mondo, ultimamente a New York, l’azienda si è distinta per contratti precari, comportamento antisindacale, etc…). Ci interessa leggerlo come estremamente indicativo della fase che stiamo attraversando, perché si ritrovano nello spot tutti i temi e i problemi con cui dobbiamo fare i conti se vogliamo mettere fine a questa notte…
C’è una multinazionale della ristorazione che non prova nemmeno più a convincere che il proprio prodotto, ovvero il cibo, sia buono, o economico. No, passa direttamente alla pubblicità della propria organizzazione, del proprio “stile” di lavoro.
Ok, fin qui nessuna novità rilevante. Ma quello che è emblematico è che McDonald’s Italia fa leva sulla frustrazione dei ragazzi che non riescono a trovare un posto di lavoro, che su questo posto di lavoro non si sentono valorizzati, o che lavorano senza contratti e diritti. Cerca cioè l’adesione e l’interesse sfruttando la miseria e persino la voglia di cambiamento della gente, facendo passare per grande correttezza della compagnia (e grande innovazione nel management) diritti e procedure che sarebbero ovvi non in una socialità socialista, ma nel capitalismo di venti anni fa!
Ma non si limita solo a risucchiare in maniera parassitaria un discorso che è nell’aria: finisce per confermarlo e approfondirlo. Si pensi solo al sottotraccia meritocratico che viene veicolato dalla pubblicità: se vali e ti dai da fare puoi raggiungere mete importanti anche se sei giovane (in fondo “si può diventare direttore già a 27 anni….”) replicando così quella retorica che negli ultimi mesi siamo stati abituati a sentire ovunque, si pensi ai richiami continui di Monti e della Fornero ai “giovani”, troppo “choosy” nella ricerca del lavoro, si pensi agli affondi di Grillo e ai discorsi banali su come tutto funziona bene all’estero.
Insomma, McDonald’s Italia costruisce consenso – funzionale al proprio profitto – come fosse un partito politico: il che vuol dire che il capitale in questa fase costruisce direttamente il proprio spazio di agibilità (anche immaginario), senza necessariamente passare per inutili intermediari come i politici. Questo la dice lunga su diverse cose:
a) sulla credibilità in questa fase dei partiti politici di rispondere ai problemi nella percezione del senso comune;
b) su come però il senso comune sia totalmente fuori strada quando se la prende con la politica, che è l’unica forma, l’unica “messa in piega” del sociale che possa rispondere colpo sul colpo al capitalismo e alle sue barbare conseguenze;
c) sull’interesse quindi degli attori privati (da singoli imprenditori alle corporation) di sostituirsi ai partiti come mediatori e diffusori di istanze, desideri, stili di vita.
Al confronto la pubblicità di Fiorello, con la sua apologia filogovernativa del contratto di apprendistato, vera leva dello sfruttamento giovanile, è roba da dilettanti. D’altronde molta teoria critica del ‘900, quando ha parlato di totalitarismo, è sempre stata ipnotizzata dai Partiti e dallo Stato. Molti in maniera superficiale ripetono l’errore ancora oggi! Ma oggi il vero potere totalitario si esercita dentro – e a partire dalle – aziende capitaliste, in particolare multinazionali, rigidamente disciplinate al loro interno, militarmente organizzate nelle forme del lavoro, capaci di incidere impietosamente sulla vita di milioni di individui, e contemporaneamente in grado di imporre, sia dentro che fuori, un surrogato di sorrisi, realizzazione individuale e felicità.
Qual è l’insegnamento, dunque? Non ce n’è solo uno. Ma per il momento diffidate dei sorrisi patinati e della felicità. Rompete il circuito dello spettacolo e le sue false risposte con le domande che provengono solo dalla vostra vita.
Qualche articolo su McDonald’s e i suoi lavoratori
Lavorare da McDonald’s: «58 secondi per andare in bagno, ma il posto lo vogliamo» L’inkiesta
New York, i lavoratori di McDonald`s in sciopero Il Corriere della Sera
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