Si è conclusa da poche ore la protesta dei richiedenti asilo del Cara di Mineo che, in centinaia, sin dalle prime luci dell’alba, hanno bloccato per l’ennesima volta la Catania – Gela e le strade che conducono a Mineo; in oltre 600 si sono diretti verso Catania ma, visto che sarebbero state necessarie molte ore per arrivarvi, in considerazione del consistente numero di donne e bambini, si sono diretti verso Palagonia, il centro abitato più vicino. Il transito è stato loro vietato da brillanti tutori del (dis)ordine, che credevano alla fandonia di un supermercato saccheggiato. Dopo e nonostante gli scontri (con 2 donne contuse ed un eritreo agli arresti domiciliari nel Cara), i richiedenti asilo sono poi riusciti ad arrivare a Palagonia e, dopo una tranquillissima assemblea popolare in piazza Municipio, hanno presentato la loro piattaforma con le principali richieste e denunce: tempi certi e brevi nell’esame delle richieste d’asilo, dinieghi sempre più numerosi ed immotivati, consistenti problemi di scarsa assistenza sanitaria, assenza di corsi di lingua italiana, vitto immangiabile e vestiario inadeguato. Le richieste sono state consegnate al sindaco di Palagonia Valerio Marletta che, nel suo applaudito intervento, ha anch’egli denunciato la vergogna del mega-business della pseudo-accoglienza ed ha ribadito la richiesta di una sua chiusura proponendo in alternativa la moltiplicazione di centri di accoglienza e di SPRAR in piccoli e medi centri, per favorire così un reale inserimento sociale, seguendo l’esempio di comuni come Riace nella Locride, a costi molto inferiori e più umani.
E’ stata una giornata di lotta pacifica i cui momenti di inevitabile tensione sono stati ancora una volta amplificati dai media; alcuni si sono distinti nell’ingigantire unilateralmente la “violenza” dei manifestanti, senza verificare le reali dinamiche dei fatti e senza sentire anche il loro punto di vista.
Soltanto ieri, giornata di azione globale contro il razzismo, nel corso dell’assemblea che si è tenuta davanti al Cara, i migranti hanno espresso il loro dolore per il suicidio di Mulue, il giovane eritreo che si è impiccato pochi giorni fa. Al Cara di Mineo, in questi anni le sofferenze di migliaia di richiedenti asilo sono aumentate nell’indifferenza/complicità generale, i tempi di attesa della commissione per l’esame delle richieste si sono quadruplicati ed il bisogno di vedere rispettati i diritti umani, sempre più calpestati dalle disumane politiche governative e dalla incapacità dei soggetti gestori del Cara, si è tradotta sempre più spesso migranti in proteste e, purtroppo, in gesti autolesionisti.
Facciamo pertanto appello ai media perché accendano i riflettori su ciò che avviene dentro il Cara, dando finalmente voce a chi finora non ne ha avuto, cioè ai richiedenti asilo, già vittime delle peggiori ingiustizie planetarie e dei frequenti naufragi (la strage del 3 ottobre a Lampedusa ha prodotto qualche revoca o modifica delle vergognose leggi razziali?).
Facciamo ancora appello alle associazioni solidali del calatino, siciliane e nazionali affinché il Cara della vergogna venga chiuso al più presto..
La storia siciliana ce l’ha insegnato: emigrare non è reato!
Rete Antirazzista Catanese
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