Uno squarcio illuminante su cos’è la classe politica italiana degli ultimi venti anni. L’arresto di Claudio Scajola, ex ministro dell’interno poi costretto alle dimissioni per aver definito Marco Biagi “un rompicoglioni” (addirittura dopo la sua uccisione!), è un caso da manuale.
Avrebbe, attraverso le sue vaste conoscenze, favorito la latitanza dell’ex parlamentare di Forza Italia Amadeo Matacena (e uno dei caporioni della rivolta di Reggio Calabria, nel ’70). Questa è l’accusa mossa dalla Dia (Direzione investigativa antimafia) di Reggio CalabriaL’arresto è avvenuto a Roma, nella casa “vista Colosseo” ma “comperata a sua insaputa”). Gli uomini della Dia di Genova stanno arrestando altre persone ad Imperia e in Liguria, roccaforte dell’ex ministro e improvvisamente diventata una meta per i voli Alitalia subito dopo la sua nomina a ministro.
Sarebbe stato in contatto soprattutto con la moglie dell’ex parlamentare, Chiara Rizzo, anch’essa arresta insieme alla madre (Raffaella De Carolis).
Matacena è tuttora latitante, in seguito di una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Si troverebbe da tempo all’estero. Così come ha cercato di fare Dell’Utri.
Uno sgretolamento del blocco di potere berlusconiano era già da tempo avvertibile. Diciamo che sta assumendo le dimensioni di una valanga. Ci sembra il caso di poter dire che il “repulisti” imposto dall’Unione Europea sta prevalendo sugli “inciuci” che Renzi ancora intrattiene col Caimano al puro scopo di demolire la Costituzione e i “corpi sociali intermedi”.
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