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Pisa. Speculazioni in corso nella città storica

“Già da agosto 2014 erano stati avviati i contatti con il Comune di Pisa finalizzati alla migliore valorizzazione dell’ex Gea …” così si legge nella delibera del Consiglio di Amministrazione dell’Università di Pisa del 22 luglio 2015. Una frase che nasconde una fin troppo chiara commistione tra interessi privati e interessi pubblici che si aggiunge a una già lunga lista nella nostra città. Siamo davanti all’ennesima operazione speculativa, che si aggira intorno agli 8,5 milioni di euro, e che vede coinvolti la Cemes S.p.a. del costruttore Madonna, l’Università di Pisa e il Comune di Pisa, strettamente connessi in una malsana triangolazione tutta speculativa che occorre bloccare immediatamente.

L’Università di Pisa, infatti, sta trattando con la Cemes s.p.a l’acquisto di una seconda porzione dell’ ‘Ex Monastero delle Suore Benedettine’, sito in Lungarno Sonnino nel centro della città (ricordiamo che una prima parte è già stata ceduta e trasformata in foresteria per studenti e visiting professor) per farne un nuovo polo didattico di alta formazione.

Ci allarma la manovra secondo la quale un ente pubblico come l’ateneo si faccia ambasciatore presso un altro ente pubblico, ossia il Comune, di un interesse strettamente privato, nella fattispecie quello di una ben nota impresa del cemento, il tutto in nome della “valorizzazione immobiliare”. Di fatto, l’Università sta chiedendo al Comune una variante urbanistica a destinazione d’uso a fini residenziali sull’area dell’Ex Gea. Questo immobile, accanto alle Mura e da sempre lasciato nell’abbandono dall’ateneo, assieme a Palazzo Feroci, attualmente ancorato al progetto dell’ospedale di Cisanello e che sarà quindi sostituito con il Complesso delle Vittorine (valore 3 milioni e 600 mila euro), e Palazzo Mastiani, che da anni l’Università tenta di vendere disperatamente, sono le basi per una permuta con Cemes s.p.a così da entrare in possesso della seconda parte delle Ex Benedettine.

Troviamo indecente che in una propria delibera l’Università definisca già una permuta relativa a immobili che invece dovranno essere obbligatoriamente messi ad asta pubblica. Si tratta della solita asta farlocca che servirà magari a giustificare, poi, i “prezzi” convenuti con Madonna.

Abbiamo ribadito più volte, ma giova ripeterlo, che questa città non ha bisogno di nuovi edifici, in particolare a uso residenziale. Occorre ripartire invece dal riutilizzo e recupero del patrimonio pubblico e privato – oggi lasciato in abbandono e sfitto – che darebbe una risposta alla emergenza abitative di famiglie, studenti, disoccupati, sfrattati, migranti. Si preferisce invece continuare con mega operazioni immobiliari che nulla hanno a che vedere con l’interesse pubblico e i diritti di chi vive e lavora nella nostra città.

Riteniamo molto grave che l’Università di Pisa si faccia portatrice presso il Comune di una richiesta di variante a favore degli interessi di un privato. Nel 2003 proprio Rebeldìa occupò quell’area restituendola alla città. Dopo due mesi fummo sgomberati e da allora quello spazio è rimasto in uno stato di semi abbandono. Che fine ha fatto l’interesse che l’università mostrava per l’area dell’Ex Gea solo qualche hanno fa? Che fine hanno fatto “laboratori biologici, due aule informatiche, un’aula per la didattica ” per cui solo pochi anni fa si chiudeva unilateralmente la trattativa per trovare una sede alle attività del Progetto Rebeldìa? Che fine ha fatto la “volontà di essere soggetto attivo e partecipe,…, collaborando con le altre istituzioni cittadine alla realizzazione delle condizioni idonee a consentire un soddisfacente svolgimento delle attività dell’associazionismo giovanile” ?

Ancora una volta assistiamo alla volontà di soffocare qualsiasi progetto di innovazione culturale e sociale sotto una colata di cemento destinata – non serve essere veggenti – a rimanere vuota, nel contesto di profonda crisi economica e sociale in cui riversa la nostra città e il nostro paese

 

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