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Toscana. Stop a privatizzazione di acqua e rifiuti nell’Ato costiero

Nei giorni scorso abbiamo letto sui giornali che il sindaco di Livorno, Nogarin, è contrario ad affidare il ciclo rifiuti ad un gestore privato e favorevole alla creazione di un gestore pubblico di cui entrino a far parte tutti i 92 Comuni dell’ATO Costa. Motivo? Lo stesso che sta alla base della battaglia per l’acqua pubblica: il gestore privato anche in tema rifiuti, per la giunta livornese, equivale ad aumento delle tariffe e delle infrastrutture (termovalorizzatori e discariche).
La riorganizzazione dei servizi ambientali in Toscana è stata avviata dalla regione con la legge 61/2007 orientandosi alla creazione di super gestori con un processo di privatizzazione di fatto delle aziende pubbliche ritenute di dimensione insufficiente per essere gestori delle ATO.
Tale processo è andato avanti nonostante l’esito del referendum di giugno 2011 che si è espresso fortemente contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali.
La giunta di Enrico Rossi facendosi schermo della direttiva europea e delle norme privatizzatrici sui servizi pubblici locali ha confermato e proseguito il processo di riorganizzazione e privatizzazione dei servizi ambientali.
ATO Toscana Costa comprende le provincie di Livorno, Lucca, Pisa, Massa e Carrara, ovvero 4 provincie e 105 Comuni.
Il gestore unico tratterà spazzamento, raccolta, trasporto, selezione-trattamento- recupero e commercializzazione, smaltimento dei rifiuti (dalle discariche agli inceneritori).
Questo processo riguarda la popolazione delle 4 provincie e i lavoratori delle aziende coinvolte – i lavoratori dei 20 attuali gestori e quelli dei comuni, delle ditte esternalizzate da comuni e aziende- ovvero quasi 3000 lavoratori .
Diciamo al Sindaco Nogarin e ai sindaci interessati che devono occuparsi del bene pubblico, garantire i cittadini, i lavoratori e l’ambiente
Una gestione privatistica è orientata esclusivamente a garantire gli investimenti e i profitti privati ribadiamo la posizione di USB che chiede:
– il rispetto del referendum giugno 2011 ovvero chiede che i servizi ambientali locali siano pubblici;
– una politica orientata alla gestione dei rifiuti come fonte di rendite e profitti privati crea disastri ambientali e sociali, minore occupazione e peggioramento delle condizioni contrattuali;
– una politica dei rifiuti orientata alla differenziata, riciclo e riuso può creare occupazione molto più del processo di incenerimento;
– i lavoratori devono essere garantiti sia quelli del settore sia quelli occupati negli Appalti, chiediamo Garanzia di mantenimento del posto di lavoro ma anche della mansione e del livello contrattuale.
– l’applicazione del contratto Federambiente deve essere applicato a tutti i lavoratori del settore
– le norme di sicurezza e la tutela della sicurezza dei lavoratori e dei cittadini devono diventare una priorità.

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