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Roma. Tra Mafia Capitale e incubi “metropolitani”

L’assessore ai Trasporti del Comune di Roma, Improta, ha annunciato che la metro A, dal primo aprile fino ad agosto chiuderà il servizio alle 21.30 (escludendo però il sabato dedicato alla “movida”), a causa di una “manutenzione straordinaria”. Strappa per ora qualche risata, ma da aprile prevediamo epiteti assai meno concilianti, l’assicurazione dello stesso assessore: “Ovviamente è previsto un servizio sostitutivo”. Trattasi di autobus di superficie che passano con orari molto dilatati e portano un ventesimo dei passeggeri di una normale corsa di metropolitana.

Nelle stesse ore, l’assessore Improta doveva rendere conto alla stampa della notizia di essere stato indagato dalla Procura di Firenze nell’ambito dell’inchiesta su presunti illeciti nell’affidamento degli appalti della Metro Roma per la linea C. La terza linea della metro di Roma – la C – è stata progettata negli anni Novanta e viene definita come la più costosa d’Europa. Sette anni di attesa che si sono conclusi con l’apertura del primo tratto tra Pantano (nella periferia sud di Roma) a Palmiro Togliatti (ancora periferia). Tutte le altre stazioni da Centocelle fino a San Giovanni sono ancora chiuse. L’opera è costata già 2 miliardi di euro in più del previsto. Tra il 2006 e il 2010 a causa del rinvio dei lavori della linea C si era già verificato un aumento dei costi di 364 milioni di euro denunciato dalla Corte dei Conti come danno erariale. Improta ha replicato alle accuse affermando che “non ci sono stati abusi di ufficio e anche lo stesso atto attuativo della Metro C è passato attraverso Roma Metropolitane. Quindi responsabilità dirette io non ne ho”. Dunque un altro componente della Giunta Marino è finito a bagno – anche se solo indagato – nelle inchieste sulla corruzione a Roma Capitale. Il problema è che l’aumento dei costi dei lavori per la Metro C, da tempo sta drenando ingenti risorse a scapito del capitolo mobilità (e dunque degli altri settori del trasporto urbano) nel bilancio del Comune di Roma.

Un altro segnale di “criticità” arriva invece dalla Regione Lazio guidata dall’enfant prodige del Pd romano, Zingaretti. Il suo capo di gabinetto, Maurizio Venafro ha rassegnato le dimissioni perchè indagato dalla Procura di Roma nel quadro dell’inchiesta sugli appalti che si dipana dall’indagine su Mafia Capitale. L’appalto contestato questa volta è quello del Cup (centro unico di prenotazione) del sistema sanitario regionale. Venafro ha giocato d’anticipo e, dopo essersi volontariamente recato dai magistrati per chiarire la propria posizione, si è dimesso prima che il caso esplodesse mediaticamente, assolvendo Zingaretti da ogni responsabilità.

Se è ovvio che chi governa sia esposto a indagini d’ufficio o ad atti dovuti della magistratura ordinaria e di quella contabile per ogni atto che porta la propria firma o la propria responsabilità, è altrettanto evidente che sull’azione di governo – inclusi e non esclusi gli amministratori del Pd – alla fine pesino gli interessi dei gruppi privati che sempre più spesso ne determinano la carriera politica. Perchè se Caltagirone finanzia con 25mila la campagna elettorale di Zingaretti, poi qualcosa in cambio ha la possibilità di pretenderla. Prima di lui Piero Marrazzo, per un periodo governatore della Regione Lazio per il centro-sinistra, aveva ottenuto finanziamenti per 357mila euro. Tra i donatori figuravano società come la Silp (Società Italiana Lavori Pubblici) per 40mila euro, Società Appalti per 10mila euro e via dicendo. Un meccanismo analogo, ma spesso con cifre esponenzialmente più elevate, ha agito sugli amministratori del centro-.destra. Insomma non una eccezione ma una regola di sistema. E tutto questo spiega perchè poi ogni aspetto rilevante o meno della vita sociale di una grande area metropolitana come Roma, sia alla fine scandito dagli interessi dei gruppi privati piuttosto che dagli interessi collettivi.

L’inchiesta su Mafia Capitale finora – e suscitando più di qualche legittima domanda – non ha affatto scalfito questo mondo: il cosiddetto Mondo di Sopra, quello dei ricchi e dei super ricchi. Si è impegnata invece nello sbaraccare il Mondo di Mezzo, quello rappresentato da faccendieri, malavitosi, fascisti che secondo la medesima filosofia – tutto in mani a i privati ma con soldi pubblici – si era annidato negli interstizi del sistema rappresentato da quel terzo settore o no profit dilagato dagli anni Novanta in poi. Si tratta di quell’area grigia di cooperative più simili ad aziende, con pochi soci e molti lavoratori dipendenti sotto pagati, che si sono impossessate dei servizi sociali esternalizzati dalle amministrazioni pubbliche, abbassandone gli standard, incassando tutti i soldi che potevano incassare e precarizzando oltre ogni misura i lavoratori.

Il marcio sta proprio in questo rapporto tra prevalenza degli interessi privati – dalla grande opera alla gestione del campo rom – sugli interessi collettivi e dunque sul “Mondo di sotto”. Un rapporto marcio che la magistratura non può mettere in discussione perchè regolato da leggi e da atti pubblici – quindi legale – sui quali può intervenire solo in caso di distorsioni del meccanismo. Qualsiasi discorso sulla corruzione impatta dunque con questa dimensione dei rapporti sociali che la rendono endemica, anzi, sistemica. Di questo, tra l’altro, si discuterà sabato prossimo nel primo Forum Metropolitano organizzato da Ross@ Roma a Tor Bella Monaca, quartiere di frontiera della periferia sud di Roma.

Per mettere fine a questo letamaio non occorre allora il giustizialismo o l’azione della magistratura, ma una azione politica che parta e punti alla rottura del sistema, che estrometta gli interessi privati dalla gestione degli interessi pubblici e che faccia saltare il meccanismo di subalternità al Patto di Stabilità che punta solo a tagliare i servizi e a privatizzarli ulteriormente. E’ anche per questo motivo che la Giunta Marino dovrebbe dimettersi. Per quello che è avvenuto nei suoi apparati e per la filosofia che ispira il nuovo bilancio comunale, il quale attraverso una operazione “lacrime e sangue” sulla popolazione e i servizi, drena le risorse pubbliche per poi alimentare ancora il flusso di risorse destinati agli interessi privati. Devono andare a casa non solo perchè sono o convivono con i corrotti, ma perchè sono i nemici della nostra gente, quella che vorrebbero confinare nel Mondo di Sotto.

 

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