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Livorno. Il 10 dicembre rispondiamo alla repressione contro gli attivisti sociali

La libertà di movimento è sotto attacco.

La connessione delle lotte è la nostra risposta. Un modello inquietante di governabilità sta venendo imposto al nostro paese. Grandi eventi come l’Expo o il Giubileo fino al clima di guerra che si respira in queste settimane vengono utilizzati per chiudere spazi di agibilità politica, colpire il diritto di sciopero e reprimere il dissenso sociale. Vincoli e diktat sempre più stringenti chiudono spazi alla mediazione politica o alla rappresentazione democratica degli interessi popolari. E attivisti di movimenti sociali e delegati di sindacati conflittuali vengono colpiti per impedire che il conflitto assuma proporzioni più rilevanti.

Il modello di governance oggi dominante esclude ogni mediazione tra esigenze diverse e conforma sfere sempre più ampie della società ad una disciplina autoritaria. Gli stessi organismi intermedi che negli anni hanno espresso tentativi – ed anche cedimenti – nel trovare soluzioni non ispirate alle terapie shock, vengono via via silenziati, isolati, liquidati. Alle domande sociali in termini di lavoro, abitazioni, reddito acutizzate dalla crisi, si risponde con il muro sul terreno delle priorità e con il dogma dell’applicazione tout court delle leggi in materia di ordine pubblico.

Alle resistenze e ai movimenti sociali nei vari territori non si risponde più con la ricerca delle soluzioni possibili e condivise ma con i diktat che paiono ormai la filosofia ispiratrice che proviene a cascata dalle istituzioni di Bruxelles ai governi nazionali fino alle amministrazioni locali. Ogni ambito che ricerchi e pratichi una funzione della politica come fattore di coesione sociale e di soluzione ai problemi collettivi, viene esautorato dagli istituti coercitivi.

Colpisce quanto accaduto in questi giorni a Livorno nei confronti degli attivisti dei movimenti di opposizione sociale, condannati a pene esemplari, così come viene repressa la lotta per il diritto all’abitare, la resistenza popolare in Val di Susa o i picchetti di lavoratori che non hanno altro strumento per far pesare i loro diritti. Le lotte sociali e sindacali finiscono sempre più spesso nelle aule dei tribunali dove vengono sottoposte a condanne dalla magistratura giudicante, la quale esclude ormai ogni contestualizzazione o attenuante di carattere sociale nell’applicazione della legalità.

E’ impressionante quanto visto nel caso di Giovanni Ceraolo, dirigente sindacale dell’ASIA-USB, e degli altri venti attivisti livornesi, che recentemente hanno ricevuto una pesante condanna per aver partecipato e promosso alcune manifestazioni e contestazioni nei confronti del Partito Democratico locale.

Questo modello di governabilità usa la clava della legalità per impedire che settori sociali deboli possano far sentire i loro interessi o le loro esigenze con i pochissimi strumenti rimasti per esercitarli: quelli del conflitto, dello sciopero, delle occupazioni di edifici vuoti, delle manifestazioni di piazza. A fronte dell’emergenza sociale abitativa o della disoccupazione, non si attivano i ministeri competenti per trovare le soluzioni ma si creano “pool” specializzati nelle Procure per neutralizzare con misure repressive gli attivisti e i sindacalisti. Non siamo ancora alla logica del generale Bava Beccaris contro il popolo che protestava contro la tassa sul macinato, ma è un modello che molto somiglia a quello bonapartista e sabaudo che ha cercato con ogni mezzo di impedire che le proteste popolari diventassero lo strumento dell’emancipazione sociale collettiva del paese.

Noi questo allarme vogliamo farlo suonare adesso chiaro e forte, e facciamo appello affinché nessuno sottovaluti quanto sta accadendo nel nostro paese. E’ già accaduto, sta accadendo di nuovo e il silenzio rischia di diventare assordante. Impedire la criminalizzazione del conflitto sociale e sindacale e dei soggetti che lo animano, non è un problema di legalità o governabilità, è linfa vitale per una democrazia a rischio.

Mettere in connessione settori sociali diversi, ugualmente colpiti dalle politiche di austerity e dai tagli alla spesa sociale, e costruire forme di condivisione e di solidarietà è il cammino che abbiamo intrapreso.

Per queste ragioni l’ASIA-USB Nazionale invita tutti i movimenti sociali e sindacali, gli attivisti e le attiviste, alla mobilitazione e al confronto; propone un’assemblea a Livorno per giovedì 10 dicembre 2015 alle ore 18,00 c/o la Sala Sindacale del Comune in piazza del Municipio 1 – piano terra. Associazione Inquilini e Abitanti (ASIA-USB)

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