La vicenda Versalis che porterà alla svendita di azioni pubbliche da parte di #ENI e che apre una fase di incertezza per centinaia di lavoratori mantovani, non avviene all’improvviso.
Nel luglio 2014, in piena estate e nel silenzio della politica locale, eravamo intervenuti per “unire i puntini” di fatti apparentemente scollegati tra loro. È infatti in corso un lento processo di privatizzazione del colosso energetico, iniziato nel 1995. Una volta al potere, #Renzi ha promosso Emma #Marcegaglia (nota sostenitrice della privatizzazione) a capo della multinazionale del cane a sei zampe; la sorella di un industriale che ha patteggiato milioni di euro per un processo legato a tangenti ad Enipower ed ex-presidente della #Confindustria che, sempre a luglio 2014, chiedeva la cessione di nuove quote azionarie di Eni. Già nel 2012 al battesimo di Versalis si iniziava a parlare concretamente di “liberare risorse” per “risollevare gli stabilimenti in crisi” con esplicito riferimento a quelli italiani ed europei. Ed arrivò l’annuncio per investimenti da 50 miliardi di euro per il gas del Mozambico che si accompagnava all’annuncio dello stop ai finanziamenti per la raffineria di Gela.
Ora la vendita avanza e nel mirino di Eni c’è Versalis: la multinazionale energetica sembra essere più interessata all’esplorazione ed estrazione di petrolio e gas rispetto al settore strategico della chimica di base. L’annuncio dell’amministratore delegato di Eni, De Scalzi relativo alla “ricerca di una partnership per Versalis”, tradotto in soldoni, significa la vendita della maggioranza delle azioni ad una multinazionale privata; un affare che sa di svendita. E purtroppo il cerchio della lenta privatizzazione iniziato vent’anni fa non è nemmeno chiuso. Un trasferimento di proprietà di Versalis, inoltre, crea le condizioni per una crisi senza precedenti: lo stabilimento farebbe ovviamente parte del pacchetto in svendita e non ci sono garanzie per la tenuta del processo produttivo. Questo ha messo in allarme i sindacati e destato preoccupazione tra i 960 dipendenti mantovani di Versalis e le centinaia di lavoratori dell’indotto a cui siamo vicini e che sosterremo attivamente nelle loro mobilitazioni.
Piccoli gruppi di azionisti e manager brindano ai loro guadagni, mentre la maggior parte della popolazione sta vivendo una situazione drammatica: il territorio mantovano ha già sopportato il peso di diverse crisi aziendali e, specialmente nelle aziende di grandi gruppi societari, è stata martoriata da una strategia di annientamento che colpisce i lavoratori, la produzione e l’ambiente. Un “capitalismo straccione” che da vent’anni prosegue senza sosta un pericoloso binomio di delocalizzazioni e dismissioni di capitale pubblico che sta asportando gli organi vitali dell’economia di questo Paese e della nostra città.
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