La propaganda leghista afferma che l’ulss10 non è stata coinvolta da accorpamenti e nuove gestioni perchè è stata riconosciuta l’ “identità peculiare” del Veneto orientale, anche e soprattutto in ottica turistica.
Noi crediamo invece che tutto sia funzionale a portare a termine investimenti economici sul litorale e che la tutela del “bene comune” e della salute dei cittadini dell’ulss10, non siano nemmeno passati per l’anticamera del cervello del governatore, della giunta, della maggioranza regionale e perchè no, anche di qualche pezzo di minoranza in una trasversalità che di questi tempi è molto di moda.
Le premesse e gli atti ci sono già. La dirigenza Bramezza, attraverso l’atto aziendale e alcune altre pesanti delibere, ha gettato le basi per la sanità del Veneto Orientale del “futuro”.
La riorganizzazione ospedaliera su due poli, prevista dall’atto aziendale, è stata portata avanti, nonostante il congelamento autunnale delle schede ospedaliere; segno questo di totale accordo- subordinazione da parte del Direttore Generale ai vertici regionali Zaia-Mantoan su tutti.
Probabilmente le “schede” verranno riviste, per poter garantire la “pace sociale” nei territori del sandonatese e portogruarese. Verranno dati dei piccoli contentini ai due poli ospedalieri, così da smussare attriti e malcontenti in seno alla conferenza dei sindaci v.o. per potersi concentrare e avere il totale consenso sull'”OPERAZIONE JESOLO”
Ricordiamo infatti la delibera del Direttore Generale dell’ULSS 10 N.711 del 14.8.14, in cui si preannuncia la svendita dell’ospedale di Jesolo ai privati.
In politichese classico questa operazione viene definita “Cessione del Ramo d’Azienda”; noi la chiamiamo con il suo vero nome: CESSIONE DI UN BENE COMUNE, costruito e resistito nel tempo grazie al contributo dei cittadini che hanno pagato tasse e tikets.
Ci hanno provato con il S.Raffaele di Milano ( quello stesso che poi è finito nelle maglie della Giustizia) e ci hanno provato con la gestione alla Casa di cura privata Rizzola; in entrambi i casi il progetto è fallito perchè non sufficientemente “garantista” nei confronti del socio privato che ha la storica funzione, oltre che “vocazione naturale” di intascarsi i profitti, “socializzando” i debiti.
Le menti eccelse che hanno partorito l’idea della cessione del ramo d’azienda per il nosocomio jesolano fanno capo certamente alla giunta regionale e al suo ri- nominato Direttore Generale; nella citata delibera ferragostana si fa pure notare come sia possibile velocizzare il tutto “superando il parere dello Stato”.
Noi di queste cose ne abbiamo viste fin troppe per non riconoscere l’ennesimo atto, condito dalla stesura del piano di fattibilità da parte di uno “studio LEGALE con incarico esterno”…, di favoreggiamento nei confronti dei privati.
Siamo anche molto convinti che Jesolo non sia Motta di Livenza (nonostante gli ultimi ingressi in ulss10 proprio da quella realtà)e che la struttura ospedaliera litoranea, per la sua posizione sulla più ambita spiaggia del Nord Italia, con i suoi 65000 mq di terreno, faccia gola a più di qualcuno;di certo il centro ad alta specializzazione con servizi sanitari transfrontalieri qualificati per il turismo sanitario ecc.ecc…. non sarà roba per i poveri cristi che faticano ad arrivare a fine mese ma avrà una clientela d’oltralpe con il portafoglio che scoppia.
E allora, per favore, non continuate a prenderci in giro! Soprattutto la politica locale, la Conferenza dei Sindaci per la Sanità e il Comune di Jesolo, la smettano di avvallare progetti faraonici scordandosi di essere, prima di tutto, garanti del “BENE COMUNE” per tutti i cittadini e non solo per i turisti o i “finti residenti”. Se poi, aggiungiamo l’imminente svendita degli immobili della Croce Rossa, compresa nel processo di privatizzazione dell’ente allora il cerchio si chiude proprio alla perfezione.
* Partito Comunista d’Italia del Veneto Orientale.
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