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Tre anni fa la strage neonazista di Odessa

Sono trascorsi tre anni dall'eccidio della Casa dei sindacati di Odessa del 2 maggio 2014. Tuttora sconosciuto il numero esatto delle vittime dei neonazisti ucraini: la cifra ufficiale di 48 morti bruciati vivi potrebbe essere di alcune volte superiore. Tuttora “sconosciuti”, secondo la Procura ucraina, gli autori della strage: la colpa è ancora addossata al “forte vento” che soffiava quel giorno sulla città e che avrebbe, secondo i “giudici” golpisti, alimentato le fiamme appiccate dagli stessi manifestanti antimajdanisti, che si erano rifugiati all'interno dell'edificio per sfuggire alle violenze dei neonazisti.

Ieri a Odessa si è svolta una manifestazione in ricordo delle vittime dell'eccidio. Il canale TV Rossija 1 ha mandato in onda il documentario-inchiesta di Arkadij Mamontov “Odessa. Tre anni”.

Anche il Presidente russo Vladimir Putin, nel corso della conferenza stampa congiunta al termine dell'incontro con la cancelliera Angela Merkel, ha parlato dell'eccidio: “Tre anni fa a Odessa i nazionalisti hanno bruciato persone indifese, ma i colpevoli rimangono tuttora impuniti. La comunità internazionale deve ricordarlo”. Così come dovrebbe ricordare che tutto ciò è avvenuto in conseguenza dell'andata al potere di nazionalisti estremi e neonazisti, osannati, sponsorizzati, appoggiati e spinti da UE e USA.

Così come la guerra nel Donbass, come ha detto Putin nel corso della stessa conferenza stampa, è stata il risultato del golpe a Kiev. Un risultato che porta oggi quella stessa nazidemocrazia tanto vezzeggiata dai socialdemocristiani del PD, ad accondiscendere alle marce neonaziste nelle città ucraine, così come avvenuto pochi giorni fa a Ivano-Frank, allorché si è celebrato il 73° anniversario della fondazione della divisione SS ucraina “Galizia”, con tanto di rito liturgico finale in onore dei collaborazionisti ucraini morti al servizio degli hitleriani. Il tutto al servizio della “democrazia” europeista.

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