Italia e Francia hanno trovato l’accordo sulla Torino-Lione e danno vita a una società italo-francese che avrà la direzione strategica e operativa della Tav, un’opera che vale 8,2 miliardi di euro (ma si calcola che i soldi buttati nel profondissimo e inutile pozzo dell’alta velocità tra Italia e Francia ammontino a un totale di più di 20 miliardi). La sede legale della nuova società sarà in Francia, a Chambery; quella operativa a Torino. Il presidente sarà francese; l’amministratore delegato e il direttore finanziario e amministrativo saranno italiani. Nel cda ci sarà un rappresentante della Commissione europea. I lavori principali partiranno nel 2013 e dureranno dieci anni, ma quelli per la galleria geognostica della Maddalena di Chiomonte, a pochi chilometri da Torino, dove ci sono stati gli scontri dei mesi scorsi fra No Tav e forze di occupazione, dovrebbero cominciare già nel 2012. L’accordo è stato raggiunto ieri, a Roma, nella riunione della Commissione intergovernativa italo-francese, avviata dal ministro delle Infrastrutture, Corrado Passera. Nero su bianco – – per usare le parole del presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota – sono stati messi i risultati di tre anni di negoziato ed è stata data la terza e ultima risposta alle richieste che la Commissione Europea aveva fatto all’Italia per garantire i suoi finanziamenti: avviare il cantiere della Maddalena (in realtà non è partito, al suo posto è stato costruito un fortino militare per dare la sensazione che i lavori fossero iniziati), approvare la revisione del progetto preliminare dell’opera per la parte che ricade nel territorio italiano (definita in estate) e, appunto, chiudere un nuovo accordo con i francesi. La Torino-Lione così potrà andare avanti, secondo «gli impegni sul tracciato e sul cronoprogrammà assunti anche in sede Ue, come ha ribadito nei giorni scorsi il ministro Passera, e con “il massimo sostegno della Commissione europea”, come ha confermato oggi, a Roma, il coordinatore europeo del Progetto Prioritario TENT n. 6, Laurens Jan Brinkhorst. Un sostegno non da poco perchè la Torino-Lione fa parte del Corridoio Mediterraneo Lisbona-Kiev, è inserita tra le infrastrutture strategiche dell’Unione Europea e come tale può chiedere il cofinanziamento massimo comunitario, che è del 40%. L’accordo di oggi prevede che la Tav sia completata in due fasi: nella prima saranno realizzati il tunnel di base (lungo nientemeno che 57 chilometri all’interno di una montagna piena di amianto e uranio) e due stazioni internazionali (a Susa, in Italia, e e a S.J. De Maurienne, in Francia) e già alla fine di questa fase la linea dovrebbe diventare operativa. Successivamente dovrebbero essere realizzate le nuove parti di accesso, con modalità e tempi che saranno definiti in un ulteriore accordo. La nuova linea – secondo i dati dell’Ufficio del Commissario straordinario della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la Torino-Lione – consentirà di trasferire su rotaia circa 700mila camion all’anno e di ridurre a due ore i tempi di percorrenza fra Torino e Lione (ora sono quattro) e a quattro ore il viaggio fra Milano e Parigi (contro le attuali sette). In aereo, da Torino a Parigi, ci vuole poco più di un’ora, ma la propaganda non ammette dubbi. Per il commissario straordinario Mario Virano, la scelta di Torino come sede della direzione operativa della nuova società è “un segnale importante per un territorio che – ha detto – sarà sempre più valorizzato da quest’opera dalla valenza internazionale”. Così la pensa anche il leghista Cota. Nell’accordo – ha detto – viene riconosciuto a Torino un ruolo importante in tutta l’economia derivante dalla realizzazione” della Tav, e alla Regione Piemonte “un ruolo importante nella cabina di regia”. Della serie: la Tav va bene perchè ce la gestiamo noi… Ma il territorio dove passerà la vorace linea ad alta velocità non si sente affatto valorizzato, semmai preso in giro.
Di seguito vi proponiamo un primo chiaro commento pubblicato sul sito NoTav.info:
Si chiude così la Cig Italia Francia, trovato l’accordo. Cig non è una parolaccia, nè un gioco di ruolo a cui i due Paesi hanno partecipato ma la conferenza intergovernativa, titolo altisonante per una cassa vuota con la capacità, nonostante il vuoto di ratificare accordi internazionali che in molti casi come quello della tav Torino Lione diventano un imbuto dove colare risorse pubbliche verso i privati. Per la precisione i privati non sono i privati cittadini che contribuiscono alla ricchezza pubblica ma sono i privati veri come le banche e le imprese di costruzioni che accumulano e parassitano denaro. Così con titoli e titoloni viene presentata l’ennesima carta timbrata e firmata con il titolo Torino Lione. Il succo dell’intesa è da dividere in due parti, il primo riguardante il cunicolo esplorativo della Maddalena di Chiomonte ed il suo appalto, il secondo relativo al mega tunnel di base di 57 km. Il primo punto si chiude con facilità, l’appalto per i lavori di Chiomonte è riassegnato alla CMC di Ravenna, cooperativa “rossa”, già vincitrice dell’appalto per il non eseguito cunicolo esplorativo di Venaus del 2005. La Cmc in questi anni ha proseguito l’azione legale contro il governo italiano ed LTF (Lyon Turin Ferroviaire), general contractor del progetto e quindi onde evitare il pagamento di salate penali il governo ha deciso di riassegnare d’ufficio l’appalto alla medesima ditta. La curiosità sta nel fatto che il tutto si sia svolto senza una gara di appalto e che il tunnel della Maddalena si trovi dal lato opposto del massiccio roccioso (Ambin) che divide Veanus da Chiomonte con caratteristiche tecnico-cotruttive assolutamente diverse. Ma in Italia si sa, o è colpa dei no tav o tutto è permesso se a muovere pedine da milioni, anzi miliardi di euro è il fronte si tav. Il secondo punto dell’accordo ratificato è la costituzione di una ditta-società, pubblica-privata metà italiana e metà francese, con sedi operative e direzionali divise tra i due stati. La cosa curiosa che spinge questa storia al ridicolo è che da metà degli anni 90 ad oggi sarebbero già tre le società direzionali create ad arte per la costruzione della nuova linea ferroviaria Torino Lione, prima la Alpetunnel, poi la LTF ed ora una ancora anonima e terza società, ovviamente piena di uffici e dirigenti profumatamente pagati per continuare a disegnare sulle carte un progetto che nessuno vuole e nessuno potrà pagare. Sembra la storia della società creata per costruire il ponte sullo stretto di Messina, venti e più prime pietre posate, decine di uffici e persone che grazie a questo impiego hanno raggiunto perfino il traguardo della pensione. Il cunicolo della Maddalena di Chiomonte quindi slitta ancora e per il fortino non si parte prima del nuovo anno mentre per il tunnel di base si dovrà aspettare il 2013. Intanto passano le società e passano i governi; in venti anni ne sono passati e ancora ne passeranno. Resta comunque la curiosità di capire cosa le une e gli altri facciano del loro tempo e più che altro del denaro speso. Il come resta oscuro, il risultato invece evidente. Se oggi siamo in questa situazione di disastro finanziario non è a causa dei conti mal fatti dalle famiglie che non arrivano a fine mese, il problema semmai è mettere come ministro un personaggio come Passera che da banchiere di Intesa Sanpaolo è uno dei principali colpevoli della crisi economica.
Il movimento No Tav non si dà per vinto, e annuncia battaglia. D’altronde la mobilitazione della Valle di Susa ha saputo in questi ultimo venti anni non solo consolidarsi e crescere, ma attrarre la solidarietà attiva degli altri movimenti attivi in tutta Italia contro la devastazione ambientale. Evitando l’errore compiuto da una parte del movimento che a Vicenza si batteva contro il raddoppio della base militare al Dal Molin, il movimento no Tav ha saputo mantenere radicalità nelle forme di lotta e nella piattaforma e capacità di coinvolgimento di fasce molto ampie di opinione pubblica, locale e nazionale. L’ultima manifestazione risale allo scorso 16 dicembre. Anche in questo caso per la cronaca ci affidiamo al sito dei No Tav:
Ieri sera, nonostante le intemperie dovute all’arrivo del “generale inverno” tanto temuto dalla truppe d’occupazione al “fortino” della Maddalena, più di 500 no tav hanno percorso le antiche vie di Giaglione per denunciare le violenze dello stato verificatesi ai danni dei manifestanti l’8 dicembre scorso. Violenze alle quali è facile assuefarsi ma non è giusto. Ciò che sta succedendo in Va Susa ha dell’incredibile per chi non lo vive. Eppure è la realtà ed è nostro compito denunciarla. Giovedì scorso alla manifestazione pacifica si sono registrati decine di feriti tra i no tav, alcuni gravi.
La manifestazione si è snodata con le fiaccole toccando le antiche borgate, sfiorando le numerose fontane presenti, ora messe rischio dai progettisti della Torino-Lione. La determinazione della Valsusa è stata tangibile anche in questa occasione. Presto arriverà la primavera e entreremo in un altro momento decisivo della nostra lotta. Nel frattempo continueremo a resistere senza indugi, un metro di più e un minuto di più di loro.
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