“La Tav non è un problema tant’è che dall’altra parte delle Alpi, in Francia, nessuno ha protestato e i lavori vanno avanti spediti”.
Ce lo hanno raccontato esponenti politici e giornalisti in questi giorni per definire fuori luogo e sbagliata, provinciale, la protesta del popolo della Val di Susa contro il nuovo ampliamento dei cosiddetti cantieri a Clarea. Peccato che non sia vero. Come ha ricordato addirittura Travaglio a Servizio Pubblico e come aveva già fatto Luca Mercalli in una dichiarazione ieri, i francesi hanno scavato solo tre piccoli tunnel esplorativi e hanno bloccato tutto, perchéla Tav costa troppo. Hanno addirittura tappato i tre tunnel che avevano scavato. E non è vero che non ci sono state proteste, ce ne sono state in passato di vario tipo. E se non sono state particolarmente forti sul tratto della Torino-Lione invece sono state di massa e continue sul versante pirenaico, dove la popolazione basca (anche quella del versante francese) sta ingaggiando un durissimo braccio di ferro contro la costruzione della cosiddetta ‘Y basca” che dovrebbe unire bilbao con Parigi devastando centinaia di chilometri di valli e montagne e rovinando uno dei territori più belli del continente.
E comunque ieri un folto gruppo di attivisti ha protestato energicamente all’interno della stazione di Lione. Si, Lione, la città francese dove dovrebbe arrivare l’alta velocità che Parigi, Roma e Bruxelles stanno cercando di imporre manu militari alla Val Susa.
Verso le 13.30 di ieri, una trentina di persone con il volto coperto hanno interrotto i binari tra le stazioni di Jean-Macé e di Perrache depositando materiali vari e sassi sulle traversine. Poi hanno sabotato le catenarie, rallentando per parecchio tempo la circolazione dei treni. Dopodiché si sono dileguati, visto chela Gendarmerianon perdona. Ma non prima di aver lasciato sul posto a sventolare per un po’ una bandiera No Tav. Molti i convogli che sono stati a lungo bloccati nella vicina stazione di Lione finché gli operai della Sncf sono riusciti intorno alle14.30 ariparare i danni maggiori e a riattivare la circolazione ferroviaria. Sempre ieri, e sempre a Lione, il consolato italiano è stato decorato dalle scritte in solidarietà a Luca e a tutto il movimento della Val di Susa. Sulla facciata gli attivisti hanno anche gettato secchiate di vernice rossa.
I giornalisti italiani non ne parlano, così potranno continuare a raccontare che in Francia l’alta velocità non crea problemi e non suscita proteste.
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