7 giugno 16 ANSA : “LEADER NO TAV CONDANNATO PER LESIONI CC, STOP – Militare spintonato durante parapiglia in stazione ferroviaria, STOP – Leader storico No Tav Valle di Susa, Alberto Perino, 70 anni, condannato oggi dal tribunale di Torino A NOVE MESI DI RECLUSIONE PER RESISTENZA E LESIONI ai danni di un maresciallo dei carabinieri, STOP. Episodio risale al 20 gennaio 2010 quando, durante una mobilitazione No Tav pressi stazione Condove, ci fu un parapiglia con forze dell’ordine. STOP – Perino, secondo l’accusa, aveva spintonato il militare, che riportò lesioni lievi giudicate guaribili in pochi giorni. STOP – La difesa ha affermato che la ricostruzione dell’accaduto operata dalla procura era sbagliata, ma non ha convinto il tribunale”. STOP_
Ieri sera al Centro Domenico Sereno Regis di Torino era in proiezione il docufilm “i Vajont” promosso da Medicina Democratica e scritto da Lucia Vastano, per la regia di Maura Crudeli e con la fotografia, il montaggio e le musiche originali del valsusino Federico Alotto. Una ricerca attenta e approfondita che evidenzia come le dinamiche prima , durante e dopo il grande crimine di stato che cancellò in pochi attimi un intero paese con quasi tutti i suoi abitanti, e di tante altre stragi di innocenti sono sempre maledettamente uguali! E in un capitolo particolarmente duro il lavoro di inchiesta e le interviste ai superstiti (o agli esponenti dei comitati di solidarietà che hanno preso a cuore la situazione e che lavorano lodevolmente perché si possa tentare di prevenire almeno in parte i lutti futuri) viene denunciato circostanziatamene il ruolo complice della “giustizia”! I pochi sopravvissuti di Longarone come i parenti delle 32 vittime della mancata manutenzione della rete ferroviaria a Viareggio, come gli operai e i cittadini di Broni – dove l’amianto ha ucciso e continua a uccidere in percentuale più che a Casale Monferrato (!) – non non han qusi mai visto punire i colpevoli! Ovviamente non sono stati risarciti perché i soldi pubblici stanziati son finiti in tangenti grazie a discutibili appalti e in incentivi per le aziende che sono riuscite ad “acquistare” i crediti!. E spesso hanno subito vessazioni incredibili dalla magistratura: come un cittadino di Longarone “reo” di aver voluto preservare la lapide di un parente recuperata nel vecchio cimitero raso al suolo due volte: dall’onda che scavalcò la diga e dalle ruspe messe in moto da un appetitoso appalto di un nuovo (orribile) cimitero-bunker disegnato da un architetto…Una categoria i cui “esponenti migliori” sono sempre presenti in queste “Grandi Occasioni”. Per non dire delle vicissitudini denunciate dalla madre di uno degli addetti alla torre di controllo del porto di Genova tirata giù con tutti i suoi occupanti da una porta container della famigerata flotta-jolly della “famiglia Messina”; o dei parenti delle vittime del bacino abusivo della Val di Stava, ecc. Insomma, se si fa ancora giornalismo di inchiesta serio come nel caso di Lucia si possono mettere assieme episodi solo in apparenza distanti tra loro e individuare molto facilmente il minimo comun denominatore: l’INGIUSTIZIA. I giudici che hanno appena emesso la sentenza contro Alberto possono provare a “giustificarsi così: sono in “buona compagnia”.
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