Brutta giornata ieri per i residenti dei Castelli Romani ed in particolare per chi da anni si sta battendo contro il progetto di realizzare un inceneritore nel territorio del Comune di Albano, con annessa discarica. Ieri il Consiglio di Stato ha pubblicato la sentenza numero 1640 che di fatto sblocca le procedure per la costruzione dell’impianto di Albano accogliendo il ricorso del Consorzio ecologico Massimetta (Co.E.Ma) che dovrà realizzare l’ecomostro. Una decisione che ha ribaltato la sentenza del Tar del Lazio del dicembre 2010 che aveva stoppato la realizzazione dell’inceneritore. Il nodo che il massimo organo di giustizia amministrativa ha voluto sciogliere riguarda la legittimità dell’operato della Giunta Regionale rispetto alla valutazione d’impatto ambientale. “Nel rendere il giudizio di valutazione di impatto ambientale – osserva il Consiglio di Stato – l’amministrazione esercita una amplissima discrezionalità che non si esaurisce in un mero giudizio tecnico, ma presenta al contempo profili particolarmente intensi di discrezionalità amministrativa e istituzionale in relazione all’apprezzamento degli interessi pubblici e privati coinvolti”. I giudici del Consiglio di Stato, non si sa in base a quali valutazioni scientifiche, hanno valutato come assai minimo il rischio ambientale che una struttura del genere comporta per le popolazioni dei dintorni.
Sgomento e rabbia tra gli attivisti e i tecnici impegnati in una battaglia che sicuramente ora dovrà fare i conti con difficoltà aggiuntive rispetto al passato. Il Comitato No Inc accusa: la sentenza sembra scritta “più dal gruppo Cerroni che da giudici super partes”. Scrive il Comitato in una nota:
“Come al solito la volontà popolare viene ignorata, la dignità dei cittadini e delle cittadine, che vivono questi territori e che da quattro anni portano avanti questa vertenza, viene calpestata in nome di una presunta utilità sociale di questo spaventoso ecomostro. Viene da chiedersi, con l’amaro in bocca, utile a chi? al signor Cerroni, “il re della monnezza” che di discariche e inceneritori ha costruito il suo business (Malagrotta docet), e senza dubbio è utile ai vari politicanti di turno, da Alemanno, alla Polverini e al suo predecessore Marrazzo, che continuano a proporre una gestione dei rifiuti vecchia e obsoleta fatta di discariche e inceneritori in un territorio, come quello dei castelli, già devastato da una speculazione edilizia che non conosce limiti, dalla presenza di numerose industrie e dalla tristemente nota discarica di amianto. Dell’incompetenza e del malaffare di pochi dovranno pagare donne, uomini, bambini, animali le cui grida di rabbia e di indignazione si vorrebbero mettere a tacere”.
Dopo i primi momenti di sbigottimento i componenti del Comitato No Inc confermano comunque la volontà di andare avanti con la mobilitazione e annunciano assemblee e iniziative già per i prossimi giorni. La mobilitazione proseguirà anche sul piano legale.
“Vi annuncio già da ora, con molto piacere – dice Daniele Castri, attivista e rappresentante legale dei No INC – che tutti i cittadini, le associazioni e molti dei sindaci dei Castelli Romani già ricorrenti contro l’inceneritore di Albano sia al Tar che al Consiglio di Stato, presenteranno, nelle prossime settimane, agli organi competenti della giustizia europea, un ricorso per bloccare l’inceneritore di Albano almeno al fine di evitare che soldi pubblici (Cip6) vengano utilizzati, ancora una volta, per costruire un impianto di incenerimento oltre il limite di tempo massimo fissato dall’Unione Europea e, cosa altrettanto grave, che soldi pubblici vengano utilizzati, in assenza d’una regolare gara d’appalto pubblica europea; gara obbligatoria, per legge, da diversi anni, in tutti gli stati membri UE”.
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