Il Corridoio Tirrenico Meridionale oggi autostrada a pedaggio denominata corridoio integrato intermodale A12-Roma(Tor De Cenci)-Latina, ha una storia che dura da 22 anni. Inizia nel 1990 con la Giunta Landi, nel 2004 viene rilanciata da quella di Storace, nel 2006 da Marrazzo e poi dalla Polverini. Tutte amministrazioni regionali unite nel persistere nella devastazione. Il movimento no corridoio autorganizzato dal Comitato omonimo, è sempre riuscito a bloccare questi tentativi trasversali.
Diciamo subito che all’intermodalità sbandierata nel titolo dell’opera, fondamentale per la riduzione dei flussi e quindi per ottenere benefici qualitativi e quantitativi sulla mobilità, non è seguito alcun stanziamento economico e quindi alcun progetto.
Negli ultimi anni il movimento no Corridoio ha attivato in maniera autonoma e indipendente, le seguenti iniziative:
1) un appello sottoscritto da importanti personalità dell’ambientalismo, dell’urbanistica, del sindacalismo e della politica;
2) delibere contrarie all’autostrada dei Comuni di Pomezia, Ardea e Municipio XII Comune di Roma;
3) decine di assemblee e manifestazioni delle comunità locali che hanno espresso la loro ferma contrarietà e richiesto il ritiro del progetto dell’autostrada;
4) oltre 13.000 firme raccolte in calce alla petizione popolare.
Nonostante tutto ciò, il Governo e la Regione Lazio, obbedendo a Impregilo e all’ACER, hanno fatto approvare nella seduta CIPE del 18/11/2010, il progetto del “Corridoio Integrato Intermodale Roma-Latina e della bretella Cisterna-Valmontone”, ma sono inciampati nell’immediato sequestro della Guardia di Finanza di tutta la documentazione in seguito ad una indagine della Corte dei Conti su ipotesi di “distrazione di denaro pubblico”. Difatti a tale decisione contribuì il macigno dei due arbitrati di oltre 800 mln che vennero presentati da due soci privati di minoranza dell’ARCEA contro la Regione Lazio: rispettivamente dal Consorzio Duemilacinquanta (Caltagirone, Erasmo Cinque ed altri) e da Autostrade per l’Italia che hanno chiesto un risarcimento danni dopo che la Regione Lazio aveva costituito la Soc. Autostrade del Lazio esautorando l’ARCEA quale aggiudicatrice della Roma-Latina. Dobbiamo sottolineare che l’Arcea con una quota di capitale pubblico pari al 51% è rimasta in vita sovrapponendosi ad Autostrade del Lazio (AdL) fino a Dicembre 2011, con costi doppi per la Regione Lazio che ha pagato due Consigli di Amministrazione e per quanto riguarda AdL, per quattro anni questa Società ha sborsato oltre 800mila euro solo per pagare i cosi detti amministratori, pur in una sostanziale assenza dell’esplicazione fattiva del loro mandato. A tutt’oggi si è in attesa della sentenza del Consiglio di Stato a cui si sono rivolti gli azionisti privati di Arcea che hanno impugnato la sentenza dell’arbitrato che condannava a pagare la Regione Lazio la somma di 43 mln di euro, perché non si sono ritenuti soddisfatti. Una specifica sottolineatura la dobbiamo dare al CdA di AdL, difatti il presidente Luigi Celori ricopre un ruolo moralmente incompatibile, perché oltre ad essere un politico, già consigliere regionale del PdL e tuttora consigliere comunale PdL nel Comune di Pomezia, questa amministrazione è fortemente coinvolta dal passaggio dell’autostrada. Inoltre il Celori è interessato direttamente a molte attività economiche/imprenditoriali nell’area pontina. Ricordo che i tre progetti, con tutte le numerose varianti meramente clientelari (leggi spostamenti di tratti a seconda degli amici degli amministratori da tutelare), sono il frutto di un vero e proprio nimbismo istituzionale e ci fermiamo qui, strumentalmente questa accusa è stata rivolta al nostro movimento che invece è totalmente contrario a questo inutile grande opera. In questi 8 anni i tre progetti con annesse molteplici varianti sono costati alla pubblica amministrazione oltre 40 mln di euro. La campagna propagandistica della Polverini e del ministro Passera parla di Nuova o Super Pontina, quando è una pesante autostrada a pagamento che si ferma a Borgo Piave di Latina e ancora, che saranno impiegati 8/10mila lavoratori l’anno, quando sul cantiere saranno meno di 100 le maestranze occupate e altrettanti sull’indotto. Visto che dovranno sventrare i tratti della Pontina dove si sovrappone l’autostrada, la cantierizzazione determinerà per alcuni anni, gravi e ulteriori problemi di viabilità. Inoltre parlano di aver sbloccato oltre 2.700 mln di euro quando le risorse certe sono 468 mln di euro (compreso IVA). Ai pendolari si vende ancora l’illusione che l’autostrada risolverà l’accesso a Roma. L’unica cosa certa sono i milioni di euro che verranno intascati dai soliti speculatori privati, ma di benefici per i pendolari nemmeno l’ombra, anzi con l’approvazione al CIPE il 3 Agosto 2012 del progetto “definitivo” dell’innesto sull’A12, oltre 15.000 mezzi tra TIR e auto private provenienti dal nord e sud Italia, ogni giorno faranno “compagnia” alle auto private dei pendolari pontini bloccate nelle file interminabili, con la beffa che si pagherà il pedaggio e quotidianamente si formeranno serpentoni di lamiere lungo quello che il movimento no corridoio ha definito il mostro di cemento e asfalto dell’autostrada A12-Roma(Tor de Cenci)-Latina. In sostanza nemmeno i TIR con la scusa di scavalcare il GRA, ne avranno un beneficio. Per i 16 km della tratta A12-Tor de Cenci è stato preventivato il costo di 500 mln di euro da aggingersi ai 2,7 mld della RM-LT. Questo tratto totalmente in viadotti, galleria e un ponte sul Tevere di 1,5 km con il punto di massima altezza pari a 25 mt dal suolo, procurerà un forte impatto ambientale e un devastante impatto sociale considerato che passerà tra i quartieri romani di Tor de Cenci, Tre Pini, Vitinia e Torrino-Mezzocammino, quest’ultimo non presente nella Verifica d’Impatto Ambientale (VIA) del 2004 utilizzata, visto che il cantiere iniziò solo nel 2006. Le cartine aerofotogrammetiche di questo quartiere non sono aggiornate o contengono un falso materiale. Le ulteriori devastazioni arrecate, le troviamo nelle centinaia di ettari di terreni espropriati, nell’abbattimento di decine di case, nello sventramento del Parco di Decima-Malafede, nel forte impatto sull’area golenare del Tevere e sulla Riserva del litorale Romano, sull’interferenza con due SIC e altrettante aree archeologiche, nella chiusura di aziende agricole e produttive con la perdita di centinaia di posti di lavoro, le aziende agricole biologiche che pur non trovandosi sull’asse autostradale, ma entro una distanza di 200mt, per colpa dell’inquinamento da CO2 chiuderanno senza avere alcuna indennità di esproprio. Tutto ciò è l’opposto dello sbandierato sviluppo del territorio. Chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale, sa bene che le uniche piccole opere benefiche rispondenti agli interessi delle comunità locali, risiedono nella riduzione dei flussi, ma questo si può fare solo pianificando un’alternativa intermodale ecocompatibile. Quindi, deve essere progettata e costruita la metropolitana leggera Roma-Pomezia-Ardea, potenziate le reti ferroviarie pontine, come il raddoppio di quel binario triste e solitario della linea Nettuno-Roma, costruire i parcheggi di scambio alle stazioni, adeguare in sicurezza tutta la Via Pontina fino a Terracina, potenziare il trasporto merci ferroviario e marittimo. Così facendo si risponderà efficacemente ai problemi dei pendolari, si tutelerà la Riserva del Litorale Romano, il Parco di Decima-Malafede e la vocazione agricola dell’agro romano e pontino.
Dobbiamo ricordare che tutte le istituzioni, dalla Regione, al Governo, arrivando ai vari comuni interessati compreso Roma Capitale, non hanno mai informato i cittadini e tantomeno aperto un percorso partecipativo.
Oggi Il Comitato No Corridoio si sta attivando per i ricorsi al TAR ed eventualmente alla Corte di Giustizia Europea e si sta attrezzando per organizzare nuove modalità di resistenza e opposizione sociale a cominciare dal presidio permanente e dal corteo del 13 Ottobre 2012 a Roma con partenza alle ore 9,30 da Via Bertani (Tor de Cenci).
* Portavoce del Comitato No Corridoio
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