Pensato in origine per deviare il traffico autostradale dalla tangenziale che attraversa Bologna il passante nord dovrebbe snodarsi da Ozzano arrivando a Lavino/ Zola Predosa, passando vicino a Budrio, Castenaso, Granarolo, Castel Maggiore Bentivoglio, Argelato e Calderara mangiandosi 750 ettari di suolo agricolo.
Il passante nord è un’opera che è stata fortemente voluta negli anni dalle varie amministrazioni comunali di Bologna, dalla provincia e dalla regione Emilia Romagna, un progetto che fa gola alla lobby del cemento che fa capo alle “cooperative rosse” legate a doppio filo con gli ambienti del PD, come dimostra l’accanimento verso altre grandi opere come il tracciato TAV Torino-Lione.
I soldi in gioco sono molti, 1 miliardo e mezzo di euro, soldi che fanno gola agli interessi che sostengono l’amministrazione bolognese e al Pd emiliano, orfani di un grande e costoso progetto come il People Mover.
La storia del passante nord è stata lunga e travagliata: presentato nel 2002, venne bocciato dall’Unione Europea respingendo la considerazione del progetto come semplice variante dell’attuale autostrada ma obbligando a presentarla come nuova grande opera, costringendo così la società Autostrade a presentare tutte le certificazioni ambientali del caso. Nel tempo si è fatta largo l’ipotesi del cosiddetto Passantino, un’opera più corta di alcuni chilometri e passante più a ridosso della periferia di Bologna, ma venne bocciata da Provincia ed enti locali.
Nonostante l’obiettivo primario del passante fosse quello di alleggerire in modo consistente il flusso di veicoli sulla città, le previsioni mostrano che esso devierà meno del 20% dei veicoli che utilizzano il tratto odierno, dati forniti non dagli oppositori al nuovo tracciato ma da Autostrade Spa che fino a pochi mesi fa si era espressa ritenendo inutile e costoso il progetto. Le posizioni di Autostrade Spa son però cambiate velocemente, è bastato un incontro tra il ministero dell’infrastrutture, regione e provincia per cambiare idea seguendo le parole del vice ministro Mario Coccia, che la considera “un’opera strategica per il territorio”, parole che ricordano tutte le menzogne spese per la Torino Lione.
Dopo questo incontro ad aprile ne è uscita una proroga fino al 31 dicembre 2013 sulla possibilità di stanziamento dei fondi per l’opera di cui entro fine luglio dovrà essere presentato il progetto definitivo da parte di Autostrade per l’Italia.
Insomma altri soldi pubblici verranno spesi inutilmente a scapito dei territori e della popolazione che vedrà aumentare l’inquinamento da parte delle autovetture, la cementificazione di una delle risorse non rinnovabili vitali come il suolo, e anche il costo della mobilità visto che il progetto prevede che si debba applicare un pedaggio alla attuale tangenziale.
Governo, Regione Emilia-Romagna, Provincia e Comune di Bologna, mostrano come invece di rilanciare la mobilità utilizzando il trasporto ferroviario,ormai allo sfacelo a causa dell’alta velocità, si punti ancora alla vecchia e sbagliata idea di sviluppo della mobilità su gomma che oltre a non ridurre l’impatto a livello di inquinamento contribuisce alla possibilità di speculazione da parte della solita mafia del cemento e delle grandi opere.
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