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Sardegna: migliaia a Capo Frasca contro le servitù militari. Invaso il poligono

E’ stata superiore alle aspettative la partecipazione alla manifestazione che ieri in Sardegna ha contestato l’asservimento militare del territorio dell’isola. Alla fine sono stati alcuni migliaia i partecipanti al corteo (cinquemila secondo le stime più credibili) che si è concluso fuori dai cancelli del poligono militare di Capo Frasca, sulla costa centro-occidentale della Sardegna, provenienti da ogni angolo dell’isola e mobilitati in particolare dai partiti indipendentisti e dai coordinamenti pacifisti e antimilitaristi, con la partecipazione di varie forze politiche della sinistra e di qualche delegazione proveniente dalla penisola. Compresa qualcuna non proprio ben accetta dal resto dei manifestanti, in particolare quelle dei partiti che solo a parole sostengono la lotta contro le servitù militari ma poi all’interno del governo italiano e di quelli locali sostengono attivamente lo sfruttamento militare del territorio sardo.

L’ampia partecipazione all’iniziativa è stata fomentata sicuramente dalle recenti esercitazioni militari che hanno devastato decine di ettari di macchia mediterranea, bruciata dagli ordigni sganciati da alcuni bombardieri tedeschi, e addirittura danneggiato alcuni antichi nuraghi; una manifestazione quanto mai esplicita del disprezzo che lo stato italiano e i comandi militari nutrono per il territorio sardo, il suo patrimonio naturale e storico. L’indignazione per quanto accaduto proprio nei giorni scorsi si è aggiunta alle motivazioni storiche del movimento che contesta una presenza oggettivamente spropositata delle forze armate italiane nell’isola. Del resto i poligoni imposti alla Sardegna rappresentano circa il 60% delle servitù militari esistenti in tutto il territorio dello stato italiano e a questo occorre aggiungere che in queste aree controllate dalle forze armate si svolgono spesso le esercitazioni di vari paesi della Nato e addirittura di Israele, come avvenuto proprio mentre le bombe di Tel Aviv facevano strage di innocenti nella Striscia di Gaza.

Quando il serpentone pieno di striscioni e bandiere è arrivato davanti alle reti del poligono, i manifestanti si sono trovati di fronte i militari schierati all’interno e i carabinieri e i poliziotti schierati all’esterno in tenuta antisommossa. Per un po’ dal palco allestito poco lontano si sono susseguiti gli interventi dei rappresentanti delle varie forze promotrici dell’iniziativa, con il presidente della Regione Pigliaru che si è beccato anche una sonora contestazione.

Fino a che un folto gruppo di manifestanti – alcune centinaia – si sono fatti largo verso la base e sono riusciti ad entrare all’interno del poligono militare dopo aver divelto o tagliato la recinzione in due punti differenti. Gli attivisti hanno sventolato le loro bandiere – molte quelle palestinesi – e gridato alcuni slogan, e l’occupazione simbolica è durata a lungo prima che i contestatori decidessero di toglierla. 

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