L’elezione del “nostro nuovo padrone” – visti i rapporti di storica sudditanza dei paesi europei, e dell’Italia in primis, verso gli Usa – ha sollevato ovviamente molte domande e l’attenzione di tutti.
Abbiamo perciò ricevuto molti interventi e commenti, tutti molto importanti per noi e il nostro lavoro. Di fronte all’alternativa posta dai nostri spazi – pubblicarli su più giorni, col richio di farne “scadere” qualcuno, oppure accorparli in un unico spazio inevitabilmente “plurale” – abbiamo scelto la seconda.
Che quanto meno consente di mantenere I vari contributi sul piano della stretta attualità, senza perdere alcuna riflessione, ognuna delle quali per noi preziosa.
Buona lettura!
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Grazie Biden-Harris, avete resuscitato “er Carota”…
Trump ha sconfitto Harris piuttosto nettamente. I sondaggisti, come sempre, “molto affidabili” (veggasi figura). Vedo sconforto, stupore e delusione perché “gli uomini hanno preferito le Tenebre alla Luce“, stupidìni proprio, ‘sti americani!
E se fosse, più semplicemente, che le “analisi” basate sulla lotta tra Luce e Tenebre non sono completamente adatte alla politica terrena, ed è per questo che chi le fa, e ci orienta la propria politica, senza affrontare nessuna questione concreta, poi prende cantonate assurde e batoste epocali?
Forse ricandidare un rimbecillito guerrafondaio, uno già dannoso da più giovane come vice di Obama non è stata una gran mossa?
Lanciare in pista all’ultimo una sconosciuta che in quattro anni come vice non ha mai aperto bocca, se non per confermarsi una forcaiola, è solo servito a bruciarla: per le condizioni al contorno, perdere di 5 milioni di voti nel voto popolare è una batosta, ma poteva andare pure peggio.
Questa Harris non è la Ocasio-Cortez, e neppure una Michelle Obama: una è troppo “di sinistra” per sperare di vincere, l’altra probabilmente non voleva bruciarsi, anche se credo che oramai il suo momento sia passato.
Avete letto il programma della Harris? Dove era “di sinistra”, pur tenendo conto che, parlando di “sinistra” in USA, bisogna davvero accontentarsi assai?
Per alcuni aspetti di politica interna, diritti sociali e civili, aborto, LGTB, ma questo direi sia proprio il minimo sindacale, no? Certo, tutte cose a rischio, ora.
In compenso, poche tracce di vera politica almeno riformista (“rivoluzionaria” è chiedere davvero troppo, per loro), per tutelare e tener conto dell’opinione delle classi che stanno davvero male in USA:
– Operai
– Arabo americani
– Neri americani (“I dem hanno abusato per troppo tempo della Comunità nera“, Mark Fisher leader fondatore di Black Lives Matter)
– Giovani ebrei anti sionisti di Jews voice for Peace (pochi, ma esistono) – Nativi americani
– Ispano-americani
– Pacifisti, che hanno preferito Jill Stein.
Insomma, molta working class (anche di colore non bianco) ha votato per Trump, anzi, non ha votato per Harris: è una umiliante batosta, il rifiuto da parte di chi “sta peggio” di fare ancora e sempre da carne da cannone della lobby liberal-liberista.
Qui in Italia è bastato per decenni – alla DC e poi alla falsa “sinistra” – agitare lo spauracchio: prima dei comunisti, poi della destra “da non far vincere votando il meno peggio“. Non è servito più neppure qui, figuriamoci in USA, dove l’elettorato non lo porti per i vicoli.
Gli italioti che schifano l’elettorato USA dicendo che Trump l’han votato i cowboy texani e i auprematisti bianchi, oltre a non capire un fico secco di politica USA, farebbero bene a ripensare che cosa hanno votato loro, negli ultimi decenni e quindi a serrare la boccuccia.
Fatto sta che le due aree dove Harris ha avuto le vittorie più nette sono Central Manhattan (NY) – cioè la sinistra da ZTL – e la mia cara amata “Socialist People’s Republic of Cambridge” (MA), dove ci sono MIT e Harvard. Bella forza…
In politica estera per noi sottoposti ci sono bei rischi:
– Trump è un negazionista climatico scandaloso e ignorante come una capra. Però ora la situazione è assai peggio di 8 anni fa, ci sono disastri ambientali enormi e crescenti anche in USA: vedremo se, sondaggi alla mano, gli converrà dimostrarsi la solita testa di ca**o che conosciamo negando il problema.
– In imperialismo economico, non vedo grosse differenze: neoliberismo selvaggio con sfumature di isolazionismo, vs. globalismo imperialista totale dei “liberal democratici” che esaltano i trattati e gli scambi commerciali, ignorando volutamente i limiti planetari.
– Sull’imperialismo bellicista, veniamo da 4 anni in cui la tracotanza militarista occidentale ha avuto un’impennata senza precedenti, in cui gli USA hanno svolto un ruolo più che centrale. Trump non ha un figlio criminale internazionale commerciante di armi chimiche e traffico d’organi da coprire, ma comunque dubito della sua promessa solenne ed esplicita di far finire in fretta la guerra in Ucraina. L’unica sarebbe tagliare i fondi a Zelly e poi mandarlo con un perdono in tasca in vacanza nella sua megavilla in Toscana.
– Sul genocidio in Palestina, niente di buono: credo che Trump continuerà la stessa politica di totale appoggio e finanziamento del duo Biden-Harris.
Trump nel 2020 era un povero vecchio complottista ritinto e giubilato con disonore; sono bastati quattro anni ai dem per farlo risorgere.
Complimentoni.
Massimo Zucchetti
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Stati Uniti. Perde la “sinistra” guerrafondaia e genocida
Nelle elezioni USA, più che vincere TRUMP ha perso HARRIS, cioè la pseudo sinistra guerrafondaia e genocida che sta con ricchi e potenti e finge progressismo; mentre copia la destra sui principali temi. Pare che milioni di voti siano mancati alla candidata democratica, mentre Trump ha ripreso tutti i suoi.
La sinistra liberale NATO ha perso e perderà sempre contro l’estrema destra, che essa ha fatto rinascere e legittima con tutte le sue guerre per i “valori” dell’Occidente.
Questa la lezione per tutti i centrosinistra italiani ed europei, che in realtà sono un centrodestra: il voto utile che continuano a chiedere è il più inutile per tutto. Ora la sinistra europea se vuol dare segno di vita prima di tutto si batta per la pace con la Russia e la condanna di Israele.
La destra in Occidente comincerà a perdere quando rinascerà una vera sinistra pacifista ambientalista e socialista.
Giorgio Cremaschi
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Trump torna alla Casa Bianca, l’establishment è sempre lo stesso, l’antimperialismo è l’unica risposta
Trump diventa di nuovo presidente degli USA, vincendo largamente una corsa alla Casa Bianca che, vedendo i risultati e non le narrazioni dei media, non è mai stata in bilico. Ma al di là delle dichiarazioni di facciata, per lo più sui diritti civili e riproduttivi, l’establishment rimane lo stesso e, dunque, anche gli orientamenti politici fondamentali. E proprio per questo non cambierà proprio nulla, neppure sui temi su cui i due candidati hanno fatto finta di distinguersi.
Trump terrà sicuramente una postura più diretta e aggressiva nei toni, ma la sostanza sarà sempre l’accelerazione sulla spirale di guerra, a discapito delle classi popolari di tutta la filiera euroatlantica. Finiranno le sceneggiate in cui l’amministrazione statunitense finge di porre un freno al genocidio dei palestinesi – e proprio per questo l’assemblea romana del 9 novembre sulla crisi di tutto il Medio Oriente è ancora più importante. Forse l’Ucraina dovrà cercare più appoggio da Bruxelles che da Washington.
Ma da Cuba al Venezuela, dall’Italia alla Palestina, l’unica soluzione di pace e sviluppo in questo scenario sarà sempre e solo il rafforzamento della lotta antimperialista e delle organizzazioni popolari. L’alternativa si costruisce così, non sperando in una procuratrice dal pugno duro al posto di un palazzinaro di New York.
Marta Collot
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giovanni
I nodi del modello liberista vengono al pettine…L’ Europa delle banche sarà trascinata dalle derive Yankee. Ci attendono tempi bui ma tanto, il Pd e altri sinistri guitti ,blatereranno una opposizione farlocca ,sventolando i soliti falsi discorsi da salotto. E’ necessario un immediato processo di coordinamento e unificazione del conflitto sociale
Pasquale
Nuovo padrone??????? Siamo nazioni sorelle!!! Parola di ‘premier’.