Menu

Per una giornata di mobilitazione nazionale conro lo “sblocca Italia”

Per una Giornata Nazionale contro la legge ‘Sblocca Italia’, per il referendum abrogativo: non conta il punto di arrivo, conta il cammino.

Catastrofica sul piano ambientale, la legge cd ‘Sblocca Italia’ rischia di risultare addirittura esiziale nel profilo della partecipazione democratica ai processi decisionali della politica. La sottrazione di competenze alle istituzioni di democrazia di prossimità, la modifica per decreto del dettato costituzionale, in spregio al procedimento di revisione statuito dall’art. 138, l’accentramento autocratico di poteri in capo all’autorità centrale, pongono serie questioni di tenuta dell’ordinamento costituzionale.

In una scena completata da analoghi segnali unidirezionali: tra gli ultimi, in ordine di tempo, la perpetuazione del ceto partitico nel dominio delle assemblee rappresentative, cfr. elezione dei consigli provinciali; la minaccia delle dimissioni del Presidente della Repubblica, e conseguente elezione di un successore, per il prossimo settennato, da parte di un Parlamento nominato in forza di una legge elettorale dichiarata illegittima dalla Suprema Corte, e tanti altri esempi si potrebbero portare… in questo scenario, si impone la necessità di organizzare una reazione ed una controffensiva popolare, dal basso, di movimento, rapida ed incisiva.

Finora è stata battuta, e si continua a seguire, la via del ricorso alla Corte Costituzionale. Una via giusta e per certi versi obbligata ma, riteniamo, anche discutibile ed insufficiente, nella misura in cui dovesse rimanere l’unica percorsa. Da un lato, notiamo come la pressione per il ricorso abbia assunto valenza politica nettamente diversa, a seconda delle zone in cui è stata esercitata. Una forza ha sprigionato nella Basilicata martoriata da ormai quasi due decenni di trivellazioni, ed oggi finalmente scossa da manifestazioni di massa; ben altra  in zone come il Sannio e l’Irpinia, dove molto probabilmente le popolazioni ancora non avvertono con chiarezza il rischio dei progetti petroliferi, che il ceto partitico ha tenuto per anni gelosamente nascosti, ben guardandosi dall’informare cittadine e cittadini del rischio che corrono. Non a caso, amministrazioni dei più diversi colori si sono affrettate a deliberare in quel senso, utilizzando ad arte la richiesta di ricorso come copertura speciosa per l’imminente tornata elettorale.  D’altro canto, non si può non rilevare come il ricorso, che dovrebbe essere presentato dalle Regioni alla Corte Costituzionale, consista in una soluzione  tutta verticistico – istituzionale, che ben poco risponde e tantomeno può esaurire le pratiche di movimento, sopratutto quando l’assunzione delle relative delibere da parte delle Municipalità non sia accompagnata, come pure da alcuni era stato proposto, da una discussione in Consigli Comunali aperti, e si risolva invece in un mero copia – incolla di un testo predefinito. Solo a margine noteremo che, a prescindere dalle declamazioni di principio, le Regioni finora si siano ben guardate dal ricorrere alla Corte, e non a caso: la ‘Sblocca Italia’ è, per i potentati locali, una manna dal cielo. Se non inaudito, è  certamente rarissimo nella storia delle istituzioni politiche il caso di assemblee legislative che si lascino spogliare di proprie prerogative, senza praticamente battere ciglio. Pare dunque lecito sospettare che il ceto partitico abbia preferito cogliere, della ‘Sblocca Italia’, la funzione di alibi per i disastri ambientali prossimi venturi, da esibire al proprio bacino elettorale; mentre si prepara a contrattare il destino delle nostre terre, con il potere centrale, in altre e ben più inaccessibili stanze.

Se si concorda, invece, con la valutazione di estrema pericolosità della legge 164/2014 e se ne inferisce, dunque, la necessità di sollecitare un’ampia sollevazione popolare per la sua abrogazione, non resta che una  via: mettere in atto le pratiche necessarie per costruire movimento tra le popolazioni, al fine di convocare il referendum abrogativo ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione della Repubblica, per la cancellazione totale della legge.

Proponiamo perciò di indire, nel brevissimo periodo, una giornata di mobilitazione nazionale contro la ‘Sblocca Italia’ che, riproponendo le modalità del recente sciopero sociale, permetta alle diverse organizzazioni e realtà territoriali di declinare nella maniera che più ritengono opportuna la propria decisa opposizione a quel provvedimento. E, successivamente e sulla spinta di quel momento di lotta,  di lanciare la campagna per il referendum. Annunciamo comunque fin da ora la convocazione di una manifestazione contro le trivellazioni a Gesualdo, avamposto della lotta No Triv, per il 3 Gennaio 2015.

Conosciamo bene il grado di impegno che una simile via richiede. Vediamo altresì che la foia autocratica del sedicente rottamatore, per un certo paradossale verso, buttando di tutto nel calderone della legge: petrolio, autostrade, inceneritori, finte bonifiche, nuova privatizzazione dell’acqua pubblica, commissariamenti, militarizzazione di siti ad arte e piacimento catalogati ‘di interesse nazionale’ etc… è riuscita nell’intento che da sempre perseguiamo, ossia che ci offre la possibilità di unificare le tante vertenze territoriali sulle quali ci impegniamo generosamente, sì, ma spesso in maniera disomogenea e poco coordinata. Crediamo che sia il caso di sfruttare questa occasione per tenerle insieme, finalmente, e che una grande campagna referendaria, sul modello dell’ultimo grande momento di partecipazione democratica e popolare ai processi politici: il referendum sull’acqua pubblica, in un Paese il cui Presidente del Consiglio può permettersi di insultare i ‘comitatini’ che si battono per la difesa dei territori e della democrazia, e di considerare di ‘secondaria importanza’ un’astensione elettorale oltre il 60%, sia un’opportunità da non sprecare. Non abbiamo nulla, su questa via, da perdere. E il nostro mondo da riconquistare.

 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *