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Roma “oscurata” dai ruderi

Roma nel terzo millennio ha “seminato” nella sua ampia area metropolitana diversi ruderi costati milioni di euro, “biglietto da visita” per chi entra nella città eterna. Facciamo alcuni esempi.

Venendo dai Castelli Romani la cupola di San Pietro è stata oscurata dall’incompiuta Città dello sport di Calatrava costata 200 milioni di euro con la sua copertura reticolare a forma di vela alta 75 metri che per tirarla su c’è voluto tanto ferro quanto quello della Tour Eiffel. Venendo dalla Via  Pontina incontriamo prima i grattacieli di Parnasi di cui uno vuoto da 67mila metri quadrati di uffici, comprati per 263 milioni di euro dalla Provincia di Roma, poi, dopo il Palasport, sotto il laghetto dell’Eur troviamo l’acquario virtuale e se alziamo gli occhi vediamo la “Beirut” degli ex palazzoni del Ministero delle Finanze, strutture pubbliche abbandonate e svuotate. Le nuove sedi del MEF adesso sono distribuite per la città, dove si paga un affitto esoso ai proprietari privati. Dietro la curva della Via C. Colombo troviamo la nuvola di Fuksas del nuovo Centro Congressi, un cantiere per una mega struttura di 55.000 mq fatta di acciaio e vetro, dal costo iniziale di 270 milioni di euro che adesso sono lievitati a 400 milioni di euro. Chi viene dall’aeroporto di Fiumicino può “ammirare”, nella landa desolata, cementificata e asfaltata da enormi parcheggi sempre vuoti, la nuova già vecchia Fiera di Roma cadente e indebitata. Costata 355 milioni di euro, doveva competere con le maggiori realtà fieristiche europee, invece sta per crollare sotto il peso dei debiti arrivati a 200 milioni e dei pesanti danni strutturali ad alcuni dei 14 padiglioni.

Dobbiamo ricordare che mentre si dilapidano soldi pubblici per le “nuove” strutture interminabili, le “vecchie” come l’ex Fiera di Roma sulla via C. Colombo e l’ex Palazzo dei Congressi sempre all’Eur, vengono trasformate in cemento residenziale e commerciale oppure abbandonate?

I sindaci muratori, da Veltroni ad Alemanno e i presidenti carpentieri dalla Polverini a Zingaretti, sono coinvolti non poco in queste operazioni disastrose. Chi sorride sono le banche e la finanza e chi piange sono i cittadini romani, in particolare quelli della sterminata periferia metropolitana che continuano ad agognare i servizi essenziali.

La Giunta Marino nel 2013, in campagna elettorale, aveva promesso di optare per la “rigenerazione dell’esistente”, ma con la cementificazione di Tor di Valle che include il nuovo stadio della Roma e con la candidatura alle Olimpiadi del 2024 si è rimangiata tutto.

Davanti a tutto questo, 30 Comitati e Associazioni hanno chiesto, tra le altre cose, con un documento spedito a tutti i consiglieri e gruppi di Roma Capitale:

1) la moratoria immediata di tutte le delibere urbanistiche istruite o in corso d’opera per difendere quello che è rimasto dell’Agro Romano;

2) La fine immediata della pratica delle compensazioni che porta vantaggi solo alla solita proprietà fondiaria speculativa. Conseguentemente, devono essere cancellati tutti gli articoli delle norme tecniche di PRG che fanno riferimento alle compensazioni;

3) l’annullamento degli articoli di PRG che consentono gli Accordi di Programma vero è proprio grimaldello che scardina la rigidità del Piano, vere e proprie varianti che tolgono verde e servizi a favore del cemento, fuori da ogni controllo e partecipazione i cittadini;

4) la messa in sicurezza dei territori interessati dal dissesto idrogeologico e dalla pericolosità stradale;

5) La tutela degli standard urbanistici: aree verdi /servizi e la tutela delle aree sensibili: ambiente, rete ecologica, ecosistemi, biodiversità, patrimonio naturale, paesaggio.

Sappiamo bene che invertire la rotta, vuole dire colpire gli interessi del “mondo di sopra” uscito indenne dalle inchieste di Mafia Capitale 1 e 2. Per questo la città futura a dimensione umana che vogliamo, la Roma popolare viva e armoniosa, deve fare a meno di quei ruderi in carne e ossa dei politicanti corrotti, s/pregiudicati e incapaci che non hanno etica e onestà intellettuale.

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