Al cinema Augustus occupato dagli “attivisti” del neofascista in carriera Castellino qualche giorno fa c’è stata una vera e propria rimpatriata. Dal “Caccola” Stefano Delle Chiaie a Maurizio Boccacci, da Adriano Tilgher a Di Luia, tutti ospiti di Giuliano Castellino, anima inquieta del neofascismo romano tormentato dalle porte sbattute in faccia nel tentativo di entrare nella politica istituzionale bussando ovunque ci fosse una possibilità. Ma il clima politico, anche in una destra ormai sdoganata e fortemente integrata nel sistema di potere, non lascia troppi spazi a rottami, talvolta pericolosi per sé e per gli altri, del neofascismo italiano. La adunata ha preso spunto dalla replica all’appello “Tornare a Itaca” lanciato dall’intellettuale fascistoide Marcello Veneziani sulle pagine del Secolo. “Noi, prima di rispondere all’appello, ci siamo posti delle domande” ha scritto Castellino in un documento distribuito ai fascisti presenti all’iniziativa “Quale sarebbe l’Itaca di cui parla Veneziani? Il MSI di Michelini ed Almirante? L’Alleanza Nazionale di Fini e dei colonnelli? La destra “neo-con” made in Usa? O quella delle missioni in Iraq e delle bombe intelligenti in Afghanistan? O delle esportazioni di democrazia? O quella che strizzava e strizza l’occhio alla destra liberal-liberista di stampo anglo-sassone?” Ci siamo dati anche le risposte e per questo diciamo subito che noi non andremo a Itaca”.
Sul palco allestito dentro l’Augustus, storico cinema nel centro di Roma chiuso da anni e occupato recentemente dei fascisti del gruppo di Castellino, si sono alternati vecchi e nuovi soggetti del neofascismo come Delle Chiaie, Di Luia, Tilgher, Boccacci. Infine Giuliano Castellino, che dopo averle provate tutte, incluso un manifesto di solidarietà con la comunità ebraica romana, ha lanciato una autocritica che però non sembra molto convincente negli ambienti neofascisti romani che gli rimproverano i ripetuti tentativi di inserirsi nella politica istituzionale. I commenti su Fascinazione, il blog della fascisteria, sono spietati.
“Sognavamo di essere guerrieri metropolitani, spesso abbiamo preferito la lotta al compromesso, ci eravamo tenuti ben lontani dal politichese e dal politicume: ci sentivamo belli come il sole. Poi? Poi ci siamo smarriti” afferma Castellino che propone una sorta di “ritorno alle origini: “Vogliamo tornare ad essere ciò che siamo! Una Comunità umana e militante in primis, un esercito senza galloni né divise, una banda di scalcagnati, un manipolo di disperati, viandanti dei marciapiedi, bravi ragazzi dai sani principi, un movimento di ribelli. Per noi è giunto il momento di fermarci!” dice uno dei più improbabili leader che il neofascismo capitolino abbia conosciuto in questi anni. La soluzione avanzata parte dall’occupazione dell’Augustus e finisce con recuperare la mitologia nordica delle rune e del martello di Thor “Piantare bene le radici, avere tanta pazienza ed tornare a costruire, passo dopo passo. Passi pesanti e lenti, ma inesorabili. Magari proprio dall’Augustus occupato, dall’Augustus Attivo. Occupanti e barricati, come i vecchi tempi…. Noi scegliamo di azzerarci, di annullarci per ripartire immediatamente. Ma stavolta partendo dalle fondamenta, non dal tetto! Con la runa Kano, runa della fiaccola, del fuoco, della luce, della trasformazione; torcia che risplende nel buio della notte, che vince l’oscurità e rischiara le tenebre, che individua e risolve ogni lato oscuro. E con un martello per difenderci, da tutto e tutti e soprattutto per costruire!Un martello da portare in battaglia e scagliarlo verso le stelle”. Sembra di assistere alla presentazione dei film dei supereroi della Marvel ma decisamente in sedicesimo. I fascisti più “militanti” continuano ad essere una presenza marginale ma fastidiosa della vita sociale e politica della Capitale, mentre i loro transfughi si stanno sistemando tutti, ma proprio tutti, sulle poltrone che la Giunta Alemanno distribuisce in abbondanza… tranne che a Castellino.
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