La Corte Costituzionale dà ragione ai movimenti ed alle Regioni referendarie e ammette il quesito sul mare. Con il conflitto di attribuzione è possibile il recupero anche degli altri due quesiti.
Apprendiamo con grande soddisfazione che la Corte Costituzionale ha ammesso il quesito referendario sul mare, così come riformulato dalla Corte di Cassazione. I cittadini saranno chiamati a esprimersi per evitare che i permessi già accordati entro le 12 miglia possano proseguire anche oltre la scadenza, per tutta la “durata della vita utile del giacimento”. Rimane fermo il limite delle 12 miglia marine, all’interno delle quali non sarà più possibile accordare permessi di ricerca o sfruttamento.
La sentenza della Corte Costituzionale dimostra come le modifiche alla normativa apportate dal Governo in sede di Legge di Stabilità non soddisfacevano i quesiti referendari e, anzi, rappresentavano sostanzialmente un tentativo di elusione.
Tre dei sei quesiti depositati da 10 regioni il 30 settembre 2015 sono stati recepiti dalla Legge di Stabilità, il quarto viene ora ammesso dalla Consulta, mentre sugli ultimi due quesiti è stato promosso da sei Regioni un conflitto di attribuzione nei confronti del Parlamento. I due quesiti riguardano la durata dei permessi e il Piano delle Aree, abilmente abrogato dal Governo nella Legge di Stabilità. Il Piano obbliga lo Stato e i territori a definire quali siano le aree in cui è possibile avviare dei progetti di trivellazione. Si tratta di uno strumento di concertazione stato-regioni che risulta essere fondamentale soprattutto in vista del referendum confermativo delle riforme costituzionali che, con la riforma del titolo V, accentrano il potere in materia energetica nelle mani dello Stato.
Roma, 19 gennaio 2016
Coordinamento nazionale No Triv
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