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Il mercato italiano inondato di olio tunisino?

Le prospettive per l’agricoltura italiana non sono delle più rosee.
Dopo la riduzione sancita solo qualche anno fa, dei dazi sulle arance a favore dell’import dal Marocco che ha messo in ginocchio il settore agrumicolo italiano, ora è il turno del settore oleario.
Lo scorso 25 gennaio è infatti arrivato il primo via libera dell’Europarlamento all’accesso temporaneo supplementare sul mercato dell’Unione, di 35mila tonnellate di olio d’oliva tunisino a dazio zero, per il 2016 e 2017.
Da premettere che ad oggi il paese nordafricano già beneficia di un primo contingente tariffario senza dazio – pari a 56.700 tonnellate – che viene importato dalla U.E., che da solo rappresenta  il 43,6% dell’export tunisino di olio di oliva, mediamente attestato intorno alle 130mila tonnellate annue.
Gli eurodeputati della Commissione commercio internazionale del Parlamento europeo, hanno accolto una richiesta contenuta nel parere della Commissione agricoltura e chiesto all’esecutivo dell’U.E. di effettuare una revisione di medio termine del provvedimento, ovvero dopo un anno, per fare il punto della situazione. La proposta, ufficialmente, è stata motivata come misura economica di solidarietà  nei confronti della Tunisia, in grave crisi nel comparto turistico dopo i ripetuti attacchi terroristici di matrice islamica.
La decisione non poteva però non sollevare forti preoccupazioni tra i produttori del comparto olivicolo italiano, che ora temono per l’olio extravergine nostrano la stessa parabola discendente subita dalle arance.
In commissione solo in 7 si sono opposti alla misura: Beghin Tiziana, Borrelli David e Corrao Ignazio  (gruppo EFDD), Le Pen e Salvini (gruppo ENF), Cicu Salvatore (P.P.E.) ed Eleonora Forenza (Gue/Ngl), quest’ultima eletta col gruppo Altra Europa con Tsipras e già autrice di un interrogazione in cui denunciava la scelta della Commissione di optare per l’eradicazione per fermare la diffusione della xylella tra gli alberi di ulivo in Salento.
Unica astenuta: Mineur Anne-Marie, anche lei del gruppo Gue/Ngl.
Tra i 31 votanti a favore, anche due italiani: i piddini Mosca e Bettini, seduti al Parlamento Europeo nel gruppo S&D  (Gruppo dell’alleanza  progressista dei socialisti e democratici).
Il prossimo 24 febbraio la palla passa alla plenaria dell’Assemblea di Strasburgo che deciderà sulla proposta di regolamento della Commissione Europea. Purtroppo però, il trend sull’esito del voto pare sin troppo scontato.

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