Cinque anni e due mesi di reclusione per Carlo e Franco De Benedetti, un anno e 11 mesi per Corrado Passera (ex ministro del Governo Monti), ma con sospensione della pena. E’ stato invece assolto un altro vip, Roberto Colaninno, che era accusato di lesioni colpose nei confronti di un solo caso. In totale gli imputati erano 17, accusati a vario titolo di omicidio colposo e lesioni colpose plurime. Le condanne in totale sono state 13. E’ questo il verdetto dettato dal Tribunale di Ivrea questa mattina al termine nel processo, iniziato a gennaio, intentato per la morte tra il 2008 e il 2013 di dieci operai, che tra la fine degli anni Settanta e l’inizio dei Novanta lavorarono negli stabilimenti Olivetti, inalando le fibre tossiche di amianto e ammalandosi di mesotelioma pleurico.
La sentenza contro gli ex proprietari e dirigenti dell’azienda informatica di Ivrea è stata letta dal giudice Elena Stoppini dopo appena mezz’ora di camera di consiglio. Sia per i condannati che per Telecom Italia spa, considerata responsabile civile per le morti di amianto, la corte ha deciso anche che dovranno risarcire le vittime per centinaia di migliaia di euro. Fra le parti civili, oltre ai familiari delle vittime, figuravano Inail, Fiom-Cgil, il Comune di Ivrea e la Città metropolitana di Torino
L’accusa aveva chiesto rispettivamente 6 anni e 8 mesi e 6 anni e 4 mesi per i De Benedetti e 3 anni e 6 mesi per Corrado Passera, chiamato in causa come consigliere amministratore delegato dal 1992 al 1996. Ma la pm Laura Longo – affiancata da Francesca Traverso – ha comunque espresso soddisfazione per la sentenza: «Siamo soddisfatti della sentenza, perché il tribunale ha di fatto accolto l’impostazione dell’accusa: è stata data giustizia alle vittime e ai loro familiari». Ha aggiunto: «Parliamo di morti che si potevano e dovevano evitare». Rispetto ad altri due fascicoli aperti su ulteriori casi di persone ammalatesi a causa dell’esposizione alle fibre di amianto la pm ha commentato: «Purtroppo non sappiamo quando questa ondata finirà: la sentenza del tribunale dimostra che l’Olivetti ha usato amianto fino agli anni Novanta».
Non l’ha invece presa per niente bene Carlo De Benedetti: «Sono stupito e molto amareggiato per la decisione del Tribunale di Ivrea di accogliere le richieste manifestamente infondate dell’accusa – ha detto – Sono stato condannato per reati che non ho commesso, come ha dimostrato l’ampia documentazione prodotta in dibattimento sull’articolato sistema di deleghe vigente in Olivetti e sul completo e complesso sistema di tutela della sicurezza e salute dei lavoratori, da me voluto e implementato fin dall’inizio della mia gestione». E poi ha aggiunto, in una tardiva quanto poco convincente autodifesa: «I servizi interni preposti alla sicurezza e alla salute dei lavoratori e alla manutenzione degli stabili non mi hanno mai segnalato situazioni allarmanti o anche solamente anomale in quanto, come emerso in dibattimento, i ripetuti e costanti monitoraggi ambientali eseguiti in azienda hanno sempre riscontrato valori al di sotto delle soglie previste dalle normative all’epoca vigenti e in linea anche con quelle entrate in vigore successivamente». Insomma De Benedetti non sapeva nulla, nessuno lo aveva avvertito, e quindi non avrebbe alcuna responsabilità. «E’ stato inoltre ampiamente dimostrato in dibattimento che la società non ha sicuramente acquistato talco contaminato da fibre di amianto fin dalla metà degli anni ’70. Per tali ragioni, attendo di leggere le motivazioni di questa sentenza ingiusta, ma presenterò certamente impugnazione in Appello, fiducioso della mia totale estraneità rispetto ad accuse tanto infamanti quanto del tutto inconsistenti. Sono vicino alle famiglie dei lavoratori coinvolti, ma ribadisco ancora una volta che durante la mia gestione l’Olivetti ha sempre tenuto nella massima considerazione la salute e la sicurezza in ogni luogo di lavoro» ha avvisato il magnate.
Luca Fiore
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