E’ un passaggio epocale quello descritto da Il Sole 24 Ore: la creazione del primo future al mondo sull’acqua. Si sancisce così la definitiva finanziarizzazione di questo bene comune. A denunciarlo è il Forum italiano dei movimenti per l’acqua pubblica.
“Dopo la finanziarizzazione dei gestori e delle infrastrutture si sferra l’attacco finale alla risorsa in sé attraverso un sistema di vendita globale di diritti di sfruttamento e, di fatto, scommettendo sulla crisi idrica facendola così diventare occasione per creare nuove opportunità di profitto” lancia l’allarme il Forum, che ritiene questa una deriva pericolosa e preoccupante da contrastare, fortemente convinti, come sostiene Vandana Shiva, che la crisi idrica è una crisi ecologica che ha cause commerciali ma non soluzioni di mercato.
Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, “a infrangere uno degli ultimi tabù del capitalismo è il Cme Group, che in collaborazione con Nasdaq ha annunciato la creazione del primo future al mondo sull’acqua”.
Il contratto, che debutterà nel quarto trimestre sulla piattaforma Globex, impiega come sottostante il Nasdaq Veles California Water Index, che a sua volta rispecchia il prezzo dei diritti sull’acqua in California: un mercato da 1,1 miliardi di dollari, che proprio in questo periodo è sotto i riflettori per i devastanti incendi che imperversano in gran parte dello Stato, provocati anche dalla siccità.
Ma è ancora più significativo – e decisamente inquietante – la logica con cui un fondo vede l’occasione di speculare proprio sull’emergenza climatica del pianeta e dunque del rischio di scarsità di acqua potabile. Secondo quanto scrive il quotidiano economico, il future non ha una valenza esclusivamente locale: col tempo il Cme spera che diventi un benchmark, una sorta di termometro in grado di segnalare il livello di allarme sull’acqua anche a livello globale.
Ma è il il fondo Cme stesso a suggerire che la temperatura – e dunque il valore dell’investimento – è destinato a salire, sulla spinta del cambiamento climatico, dell’inquinamento e della crescita demografica, che spinge a un maggiore ricorso a metodi di coltivazione intensiva.
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