Il glifosato è il pesticida più utilizzato al mondo. L’esposizione agli erbicidi a base di glifosato è stata collegata ad alcuni tipi di cancro, nonché a effetti negativi sullo sviluppo e sul sistema ormonale.
Prima di proprietà della Monsanto e poi della Bayer, in Europa il prodotto è conosciuto come Roundup e ne è stato autorizzato all’uso fino a dicembre 2022. Sulla sua letalità, lo scomparso prof. Roberto Suozzi aveva scritto ampiamente sul nostro giornale.
Nel 2018, un Tribunale di San Francisco condannò la Monsanto a versare ad un giardiniere invalidato dall’uso di glifosato 289 milioni di risarcimento danni, di cui 250 a titolo di “danni punitivi” (ridotti in appello a 39, per un risarcimento finale di 78 milioni).
La sentenza del sig. Johnson ha creato un precedente, ripreso da altri provvedimenti analoghi in risposta a migliaia di azioni legali di persone in condizioni più o meno simili a quelle del giardiniere californiano. A finire nel mirino dei risarcimenti è stata la multinazionale tedesca Bayer, che nel frattempo aveva acquisito la multinazionale Usa.
La Bayer, acquisendo la Monsanto nel 2018 (pagata 63 miliardi di dollari) pensava di aver fatto l’affare del secolo. Non solo, in qualche modo la Commissione europea che prima aveva stoppato l’uso del glifosato della Monsanto in Europa, “curiosamente” cambiò opinione quando la proprietà passò nelle mani della tedesca Bayer, giungendo ad autorizzarne l’uso in Europa per quindici anni, poi ridotti a cinque su pressioni delle associazioni ambientaliste.
La scadenza dell’autorizzazione europea è fissata per dicembre 2022 e già sono in corso le grandi manovre per rinnovarla.
Ma intanto la Bayer ha dovuto raggiungere, con le vittime che avevano denunciato i danni del glifosato, un pagamento risarcitorio tra gli 8,8 e i 9,6 miliardi . Mentre altri 1,25 miliardi vennero destinati a un’intesa per coprire future denunce e a finanziare studi sui rischi associati al glifosato.
Nel marzo 2019 una sentenza della Corte di giustizia europea affermava che l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) avrebbe dovuto pubblicare tutti gli studi (segreti) sui rischi di cancro provocato dal glifosato.
L’Ong SumOfUs ha richiesto all’EFSA 54 studi di genotossicità e ha avviato un’azione di finanziamento pubblico per poter pagare scienziati indipendenti per lo screening di questi studi.
Adesso è stato reso pubblico uno studio denominato “Evaluation of the scientific quality of studies concerning genotoxic properties of glyphosate” condotto da Armen Nersesyan e Siegfried Knasmueller, due noti esperti di genotossicità, dell’Institute of Cancer Research della Medizinische Univerität Wien.
Secondo questo studio “Non meno di 34 dei 53 studi di genotossicità finanziati dall’industria utilizzati per l’attuale autorizzazione dell’Ue del glifosato sono stati identificati come “non affidabili”, a causa di sostanziali deviazioni dalle linee guida per i test dell’OCSE, che potrebbero compromettere la sensibilità e la precisione del sistema di prova. Per quanto riguarda il resto dei 53 studi, 17 erano “parzialmente affidabili” e solo 2 studi “affidabili” da un punto di vista metodologico”.
Sono in molti a chiedere all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) di tenere conto di queste nuove scoperte nella nuova procedura di autorizzazione del glifosato. I risultati appaiono molto preoccupanti dal punto di vista ambientale e sanitario.
La Commissione Europea e gli Stati membri si stanno preparando per rivedere l’attuale autorizzazione al glifosato, in scadenza il 15 dicembre 2022. E le multinazionali che lo producono e lo vendono stanno premendo pesantemente per rinnovarla.
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