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Greta Thunberg apre al nucleare? Non c’è soluzione per salvare il pianeta dentro al capitalismo

È di pochi giorni fa la dichiarazione di Greta Thunberg riguardo all’energia nucleare, che ha fatto molto discutere. In un’intervista condotta da una giornalista tedesca Greta ha sostenuto che è un errore chiudere in piena crisi energetica le centrali nucleari tedesche e che il nucleare è la soluzione migliore per sostituire il carbone nei primi periodi della transizione energetica.

Anche se ambientalisti di ogni sorta hanno cercato di difendere le parole di Greta dicendo che non è, in realtà, a favore del nucleare, guardando la realtà, non si può pensare che un personaggio così iconico, famoso e pubblico parli a vanvera, facendosi scappare frasi imprecise.

E’ chiaro che la rappresentazione vivente più famosa del movimento europeo e globale per la difesa dell’ambiente ha dato un parere favorevole all’energia nucleare, che può avere la sua utilità nella transizione energetica.

Nell’ultimo anno ci siamo battuti contro la crisi energetica in corso e contro la soluzione dell’energia nucleare da fissione perché riteniamo che non abbia assolutamente nulla di sostenibile, ma anzi, sia l’esplicitazione di un modello di produzione che non riesce ad uscire dalle sue contraddizioni, in primis quella appunto tra capitale e natura.

Riteniamo che sia utile soltanto alle grandi lobby e multinazionali dell’energia per aumentare i loro profitti difronte all’accesissima competizione globale – che dalla ricerca nucleare può trarre anche un uso militare oltreché civile – e che sia una delle principali soluzioni che l’Unione Europea può conseguire per diventare il più possibile indipendente dal punto di vista energetico dentro la fase di recrudescenza dello scontro multipolare che stiamo vivendo.

Qui non ci interessa attaccare Greta, né il movimento ambientalista che rappresenta, il quale allo stesso modo non ha avuto posizioni chiare riguardo al nucleare pronunciandosi un po’ a favore e un po’ contro.

Ci sembra importante per gli attivisti ambientali e per un’intera generazione che in questi anni è scesa in piazza per la difesa dell’ambiente proporre un altro atteggiamento con cui affrontare il tema ecologico: Greta rappresenta una forma mentis che ragiona soltanto all’interno del contesto capitalistico senza metterlo mai in discussione.

Tutti i discorsi sulla transizione ecologica partono dall’assunto che il sistema capitalistico sia – con tutti i suoi difetti – l’unico mondo possibile in cui vivere, non viene mai citato come il vero responsabile della devastazione ambientale a cui siamo arrivati, preferendo focalizzarsi sulle “responsabilità collettive”.

Anche quando questa visione del mondo ammette il capitalismo come causa, individua, comunque, la soluzione nelle azioni e nei progetti di quella classe dominante che fa vivere questo modello di produzione.

Chiede e supplica i politici e i padroni durante tavoli di discussione con grandi multinazionali energetiche, facendosi strumentalizzare da quelle forze politiche che mettendo un po’ di verde nel logo e si dicono “ambientaliste” salvo, poi, stare al governo con chi riapre le centrali a carbone, investe nelle grandi opere, sostiene escalation belliche e non fa nulla per aiutare le classi popolari su cui ricadono i costi delle crisi.

Questa modalità di pensiero e di azione non solo non vede (o nega) l’enorme convitato di pietra che è il modello di produzione capitalistico e i suoi autori, ma, soprattutto, è inefficace e anche pericolosa perché ricerca le soluzioni in chi ha contribuito a creare il problema, permettendo, da un lato, un enorme greenwashing alle multinazionali come ENI che “ascoltano i giovani ambientalisti” e, dall’altro, alla fine, assume posizioni deleterie per l’ambiente, giustificando l’uso di una fonte energetica come il nucleare guardando solo agli indicatori del PIL e della borsa.

Una vera transizione energetica può esistere solo fuori da un sistema che ha l’obiettivo di produrre profitti ad ogni costo e che ha portato la competizione globale sulle soglie di una guerra termonucleare mondiale. Occorre uscire dal mantra “there is no alternative” ed agire prendendo consapevolezza del fatto che reali politiche ecologiche possono essere presenti solo se c’è una pianificazione statale degli investimenti in energia e se c’è un diritto controllo pubblico, popolare e democratico delle scelte in merito all’ambiente; insomma, un sistema completamente diverso da quello del capitalismo neoliberista più sfrenato.

Occorre lavorare per costruire quella forza necessaria per ribaltare i rapporti di forza esistenti in questa società e costruire un diverso modello di sviluppo, perché non solo ne va del futuro del pianeta ma ne va del futuro dell’intera umanità e, prima di tutto a livello di tempo, della nostra generazione.

Guardando ai fatti: le mille richieste fatte da Greta & co. non hanno portato ad una vera transizione energetica, e addirittura, adesso, questo forma mentis si rivela per quello che è, ossia una stampella utile alla classe dirigente quando, incalzata dalla guerra, deve far digerire alle popolazioni scelte difficili e pericolosissime.

Guardando ai fatti la soluzione più credibile è la rimessa in discussione radicale di ogni fondamento su cui si è costruita la civiltà in cui siamo costretti a vivere.

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4 Commenti


  • Mauro

    Il Mondo è pieno di pifferai magici..Greta è soltanto una in più…


  • E Sem

    Chiudere gradualmente, sostituire gradualmente senza deroghe o concessioni, sia le fonti di energia che il criminale sistema economico neoliberista: dovremmo lavorare su “questa via”. Non stiamo vivendo una crisi energetica: stiamo semplicemente vigliaccamente subendo una guerra, combattuta anche energicamente per mantenere ed aumentare la nostra sudditanza alle mafie degli accaparratori seriali. Parlare bene o male di g. t. serve a nulla, si dovrebbe agire.


  • EuroDeliri

    “Greta rappresenta una forma mentis che ragiona soltanto all’interno del contesto capitalistico senza metterlo mai in discussione.”
    Finalmente.
    E finalmente leggo un intervento in cui si evita di proporre sbrigative e velleitarie soluzioni “green” prive di fondamento tecnico.
    Anche se rischio l’ostracismo (ma alla mia età chissene…), devo dire che sul piano meramente tecnico, fra le sirene delle argomentazioni che vengono dalla (purtroppo grande) area della finta sinistra di stampo borghese e quelle che arrivano da tecnici che votano a destra, beh, sono significativamente meno tossiche queste ultime. Che sono prive però, appunto, di una chiave di lettura politica, e alla fine si prestano a pericolose derive.
    Sull’argomento, un punto di vista politicamente fondato e tecnicamente autorevole ci può venire dalle riflessioni di Giorgio Ferrari.


  • Pasquale

    Intanto, oggi 15 ottobre, fermiamoci tutti per ricordare un attimo il grande rivoluzionario d’Africa Thomas Sankara ucciso nel 1987 per la sua ribellione a una dittatura finanziaria che teneva il suo Burkina Faso e molti altri stati africani sotto il giogo del debito contratto con gli occidentali durante le occupazioni coloniali.

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