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L’Eni rispetta i suoi impegni climatici?

A dispetto della sua martellante campagna di greenwashing, che imperversa per ogni dove con immagini e slogan rassicuranti, l’ENI continua imperterrita a sviluppare il suo tradizionale core business: la ricerca, lo sviluppo, l’estrazione e la commercializzazione di combustibili fossili in giro per il mondo.

Di fronte a tanta perseveranza sorge in molti il dubbio che non sia esattamente questa la strada giusta verso transizione energetica, e fra questi l’ONG Reclaim Finance, che ha recentemente messo a confronto i piani per la decarbonizzazione redatti dall’ENI con le sue politiche reali, evidenziandone la discrepanza.

Il rapporto “IS ENI ON TRACK FOR 1.5°C?” di Henri Her Louis e Maxence Delaporte (Reclaim Finance) ci mostra come non solo l’ENI stia spingendo sulla produzione a breve termine di petrolio e gas, ma sia anche protagonista dell’espansione sviluppando nuovi giacimenti.

In questo quadro, l’aumento delle sue produzioni rinnovabili risulta aggiuntivo, e non sostitutivo, rispetto alla crescita dell’estrazione e sviluppo di idrocarburi.


ENI è ovviamente in buona compagnia: anche le politiche di British Petroleum, Shell e Total, analizzate negli altri capitoli del rapporto di Reclaim Finance, vanno nella stessa direzione.

Ecor.Network

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L’ENI è in linea con l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C ?

ENI (1) punta a diventare un business energetico a zero emissioni entro il 2050.

Tuttavia, sulla base del nostro calcolo basato sulla proiezione dell’intensità di carbonio dell’impresa, la strategia di ENI non è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo climatico di 1,5 ºC.

Anche nell’ipotesi prudente che ENI soddisfi i suoi obiettivi di decarbonizzazione e riduca la sua produzione di petrolio e gas secondo lo scenario Zero Netto [emissioni] -1.5 °C dell’International Energy Agency (2la società avrà emesso almeno il 13,6% di gas serra (GHG) in più rispetto a quanto autorizzato ai sensi di un bilancio in carbonio compatibile con l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5 °C.

ENI supererà la sua quota del restante bilancio del carbonio per limitare il riscaldamento globale all’1,5°C nel 2038. Perché?

Perché il percorso verso lo zero netto è molto più importante della destinazione finale, e perché i piani a breve termine dell’ENI sono incompatibili con gli sforzi di rimanere al di sotto di 1,5 ºC.

Nonostante gli sforzi compiuti per mettere in evidenza una strategia a favore delle energie rinnovabili e della diversificazione, la strategia di investimento continuerà ad essere ad alta intensità di petrolio e gas.

Nel 2030, la strategia di investimento e il mix energetico dell’ENI saranno ancora molto concentrati sul petrolio e sul gas, mettendo ulteriormente a rischio il declino dei combustibili fossili e le ambizioni climatiche a lungo termine.

IL PIANO PER LA DECARBONIZZAZIONE DI ENI OLTREPASSERÀ IL SUO BUDGET DI CARBONIO

a) I livelli di emissione rimarranno troppo alti per troppo tempo

L’ENI ha annunciato l’ambizione di diventare “un business dell’energia a emissioni Netzero” entro il 2050 (3), puntando allo zero netto su tutte le attività del gruppo (obiettivo 1 e 2) a livello mondiale entro il 2040 e sulle emissioni indirette (obiettivo 3) entro il 2050.
Tuttavia, l’impegno per raggiungere lontani obiettivi di neutralità del carbonio non è sufficiente a mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 ºC.
Nonostante i miglioramenti dichiarati durante il Capital Market Day 2022, quando l’ENI ha annunciato nuovi obiettivi assoluti di riduzione delle emissioni per il 2030, 2035, la nostra analisi mostra che gli orientamenti strategici e operativi a breve-medio termine dell’ENI (emissioni di gas a effetto serra, allocazione di spese in conto capitale) non sono coerenti con il raggiungimento della neutralità del carbonio entro il 2050, e quindi mettono a rischio il clima.
Sebbene l’ENI si sia impegnata a ridurre del 50% le sue emissioni su tutte le attività del gruppo entro il 2024, ed a diminuire l’intensità media di carbonio dei prodotti energetici venduti del 15% entro il 2030 (4) (vedi tabella 1 in allegato) tali obiettivi non impediranno alle emissioni assolute della compagnia di aumentare rapidamente nel breve periodo.

Secondo le proiezioni dell’ENI ed i nostri calcoli, fino al 2035, l’intensità di carbonio dell’ENI sarà in media, superiore del 21,9% ai livelli massimi consentiti dallo scenario di riferimento 1,5 °C (vedi grafico 1).
In altre parole, ogni unità di energia che l’azienda produrrà fino al 2035 (ed oltre) emetterà in maniera consistente troppi gas serra. Dato che i livelli di produzione di petrolio e gas rimarranno elevati, l’ENI continuerà a rilasciare elevati livelli di emissioni di gas a effetto serra.
Ma per fare in modo che l’ENI si allinei con un percorso di decarbonizzazione tale da mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 ºC, i suoi livelli assoluti di emissione devono diminuire. (5)
Per ridurre le emissioni assolute, la produzione di combustibili fossili deve diminuire.
Attualmente, le proiezioni dell’ENI non portano ad una riduzione della produzione di idrocarburi nel breve periodo.

b. Entro il 2038 l’ENI supererà il suo carbon budget 

[il livello complessivo di emissioni che l’ENI non deve superare se vuole stare dentro l’obiettivo dei 1.5 °C. NdT]
Dato che ENI non prevede di ridurre l’intensità di carbonio abbastanza velocemente, ma prevede [al contrario] di aumentare la produzione di petrolio e gas nel breve periodo, le sue emissioni assolute stanno crescendo rapidamente. Entro il 2050, la nostra analisi mostra che l’ENI supererà di almeno il 13,6% il suo budget di carbonio (vedi grafico n.2).
Anche nell’improbabile eventualità che l’ENI inizi a ridurre la produzione di idrocarburi secondo lo scenario di riferimento di 1,5 ºC (6) la compagnia supererebbe comunque il bilancio di carbonio assegnato già nel 2038.
Sulla base delle proiezioni dell’ENI sull’intensità del carbonio, i calcoli di Reclaim Finance indicano che oltre il 71,1% del bilancio del carbonio di ENI verrà consumato già nel 2030.
Il superamento del bilancio del carbonio potrebbe continuare ad aumentare. I livelli di produzione aumenteranno fino al 2025, dato che l’ENI sta sviluppando nuovi giacimenti di petrolio e gas, e potrebbero rimanere molto elevati o continuare a crescere, perché l’ENI ha scoperto risorse che non sono ancora entrate nella fase di valutazione o di sviluppo del settore, e sta investendo in ulteriori esplorazioni di risorse ancora da scoprire.

c. Cosa aspettarsi dalle compensazioni?

L’ENI prevede di fare molto affidamento sulle compensazioni per raggiungere i suoi obiettivi climatici. La società prevede di compensare 15 MtCO2e [tonnellate metriche di C02 equivalente NdT] all’anno attraverso soluzioni basate sulla natura (NBS) entro il 2030.

Ciò richiederebbe 3,2 milioni di acri di piantagioni, equivalenti al territorio della regione Campania.
La società italiana sta inoltre sviluppando impianti di cattura e stoccaggio di carbonio (CCUS) e mira a raggiungere una capacità di 10 MtCO2e all’anno entro il 2030 (7 unità CCUS).

Ciò solleva problemi di fattibilità: attualmente, solo 28 operano in tutto il mondo perché la tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio non è ancora matura su larga scala e la sua redditività economica è ancora in dubbio (7).
ENI ha inoltre annunciato obiettivi di compensazione (offset) per il 2040 e il 2050. L’impresa mira ad aumentare costantemente il suo uso della compensazione per raggiungere 25 MtCO2e all’anno di NBS [soluzioni basate sulla natura NdT] e 50 MtCO2e all’anno catturate e stoccate nei CCUS entro il 2050.
Secondo l’obiettivo dell’impresa, gli offset copriranno dal 13,5% al 15% degli obiettivi di riduzione delle emissioni del 2030, 2040 e 2050 (8).


Per raggiungere l’obiettivo 2050, l’ENI dovrebbe far crescere una foresta più grande della Calabria, oltre ad aprire 34 nuovi centri di cattura e stoccaggio di carbonio (9).

ENI INVESTE IN UN FUTURO DI PETROLIO E GAS

a. L’ENI prevede ancora di aumentare la produzione di petrolio e gas a breve termine
Ridurre la produzione di petrolio e gas è una parte cruciale di qualsiasi percorso di decarbonizzazione credibile ed è un’azione necessaria per ottenere tagli profondi alle emissioni.
Sia il rapporto delle Nazioni Unite 
UN Production Gap che lo scenario Net Zero 2021 del World Energy Outlook implicano un calo della produzione di combustibili fossili durante questo decennio.
Secondo i modelli di Carbon Tracker (10) per allinearsi allo scenario Net Zero dell’
International Energy Agency (IEA), la maggior parte delle compagnie petrolifere e del gas dovranno ridurre drasticamente la produzione di idrocarburi: almeno del 51% entro il 2030 nel caso di ENI.
Dato che l’ENI sta attualmente sviluppando nuovi giacimenti di petrolio e gas, la produzione pianificata al 2025 rispetto a quella del 2016 (11) – anno della firma dell’Accordo di Parigi – sarà superiore dell’8,0% (12).
Secondo i suoi propri piani, la produzione a monte dell’ENI crescerà fino al 2025 prima di stabilizzarsi (13).

b. L’ENI è protagonista nell’espansione del petrolio e del gas

Mentre ENI sta investendo in fonti rinnovabili e progettando di bloccare 15 GW di energia pulita entro il 2030 e 60 GW entro il 2050, l’impresa sta anche investendo in nuove operazioni sui combustibili fossili in tutto il mondo. Secondo la Global Oil and Gas Exit List (14)  ENI è tra i primi 20 produttori e sviluppatori di [nuovi giacimenti di] petrolio e gas in tutto il mondo.
Nel 2020, le risorse dell’azienda ammontavano a 11.458 mmboe [million barrels of oil equivalent] (15) l’equivalente di 20 anni di produzione (al livello 2019-2021). (16). Attualmente, ci sono più di 1.894 (17) assets in fase di sviluppo, che permetteranno di aggiungere l’equivalente di tre anni di produzione al suo portafoglio.
L’ENI dispone anche di 5.210 mmboe di risorse in idrocarburi già scoperte, ma che non sono ancora entrate nella fase di valutazione sul campo o di sviluppo. Non solo l’ENI si sta espandendo, ma sta anche sfruttando sempre più risorse non convenzionali di petrolio e gas. 

Secondo la Global Oil and Gas Exit List, circa il 40,3% delle risorse di petrolio e gas attualmente in fase di sviluppo da parte dell’ENI sono in acque ultraprofonde e lo 0,9% proviene da ciascuna regione artica e dal fracking.

c. Gli investimenti dell’ENI rimarranno fortemente focalizzati sui combustibili fossili

Nonostante l’affermazione che l’ENI stia gradualmente attuando la transizione, un rapido sguardo all’allocazione delle spese in conto capitale (CAPEX) dimostra che la strategia di investimento della compagnia è ancora focalizzata sui combustibili fossili.
L’impresa mira a dedicare il 25% delle sue 
spese annuali in conto capitale alle attività a basse emissioni di carbonio entro il 2024. In precedenza, ENI aveva annunciato che il 14% delle sue spese annuali in conto capitale sarebbe andato agli investimenti sulle rinnovabili (18) entro il 2024. (19)
Anche se questa percentuale è pari a dieci volte la sua quota passata di investimenti nelle energie rinnovabili (1,4% stanziati nel 2020), questo non sarà sufficiente per un mix energetico [adeguato] alla transizione dai combustibili fossili nel breve e medio termine.
Eni ha annunciato che le 
spese in conto capitale ammonteranno a 4,5 miliardi di euro all’anno entro il 2024, e non ha specificato quante spese in conto capitale andranno ad attività riguardanti i combustibili fossili a medio e lungo termine. (20)
Di conseguenza, supponendo che la compagnia raggiunga i suoi obiettivi, l’ENI produrrà quindici volte più combustibili fossili che rinnovabili nel 2030. (21)


Le compagnie del petrolio e del gas sostengono che sono in procinto di “diversificare” il loro mix energetico. Tuttavia, per il momento, la loro strategia di diversificazione sta aggiungendo nuova capacità di produzione di energia rinnovabile a quella di petrolio e gas, invece di sostituirla. Fino a quando la compagnia manterrà alti livelli di produzione di combustibili fossili, non raggiungerà i profondi tagli alle emissioni necessari per tenere sotto controllo il cambiamento climatico.

ENI E LA MALEDIZIONE DEL GAS IN MOZAMBICO

Tra il 2010 e il 2013 l’Eni ha fatto enormi scoperte di gas al largo della costa di Capo Delgado, nel nord del Mozambico. La portata delle riserve potrebbe potenzialmente rendere il piccolo paese uno dei più grandi produttori di gas del mondo.
Negli ultimi anni, le società energetiche straniere e gli investitori si sono precipitati nel paese per prendere il controllo delle sue risorse naturali, firmando accordi del valore di quasi $ 60 miliardi.

Con emissioni stimate pari a sette volte le emissioni annuali della Francia, i tre progetti Gas Naturale Liquefatto in corso nel paese, due dei quali sono guidati da ENI, possono scatenare una bomba climatica di proporzioni catastrofiche.
Il primo progetto, Coral FLNG, che è di Eni, ha una capacità di 3,4 milioni di tonnellate all’anno.
ENI ha già firmato un accordo di acquisto del gas con la British Petroleum.
Coral è l’impianto FLNG (
Floating Liquefied Natural Gas) più profondo del mondo con sei pozzi forati quasi a 2.000 metri sott’acqua – il primo FLNG delle acque ultra-profonde mai operato.

Molti credono che l’espansione del settore dei combustibili fossili in Mozambico, con il suo corollario di trasferimenti forzati e perdita di mezzi di sussistenza delle popolazioni, abbia contribuito ad alimentare le tensioni scoppiate in un conflitto sanguinoso che ha causato 3.100 morti e oltre 800.000 sfollati dal 2017.

[Proprio pochi giorni fa è partito il primo carico di GNL estratto dalla piattaforma Coral Sul Flng, gestita dall’Eni al largo di Cabo Delgado. NdR]

Qui l’originale in inglese:  

Traduzione di Ecor.Network.


Note:

1) Eni, Carbon Neutrality by 2050, 2020.Eni, Capital Market Day 2022 Presentation, 2022.
2) In questo rapporto analizziamo l’allineamento delle imprese rispetto ad uno scenario di riferimento [di riscaldamento globale non oltre] 1,5°C calcolato dalla Transition Pathway Initiative. Quest’ultima ha basato il suo lavoro sullo scenario Net Zero dell’
International Energy Agency e su uno scenario IPCC, per fornire percorsi per [la riduzione del] le emissioni di gas serra e la produzione di energia. Tutte le seguenti menzioni di “scenario di riferimento 1.5.C” si riferiscono a questo scenario della TPI.
3) Eni, 
Eni for 2020 – Carbon neutrality by 2050, 2020.
4) Per semplificare, l’”intensità di carbonio dei prodotti energetici venduti” è indicata come “intensità di carbonio” nel resto di questo rapporto.
5) Per analizzare se il percorso di decarbonizzazione di un’impresa è allineato o meno con il budget di carbonio di 1,5 ºC, è fondamentale considerare contemporaneamente due indicatori: il percorso di intensità del carbonio e il percorso di produzione. Qualsiasi società che si allinei sul percorso delle emissioni ma produca troppo – o viceversa – finirà per emettere troppi gas serra. L’obiettivo generale è quello di ridurre le emissioni assolute, quindi consideriamo l’intensità del carbonio e il percorso di produzione dell’impresa e lo confrontiamo con il benchmark descritto dallo scenario di riferimento 1.5 °C.
6) Si tratta di un’ipotesi prudente: a causa della mancanza di dati affidabili sui piani di produzione dell’ENI oltre il 2024, partiamo dal presupposto che i livelli di produzione dell’impresa diminuiranno in accordo con le proiezioni della richiesta dell’International Energy Agency riguardo allo zero netto. Tuttavia, nulla nei piani attuali di ENI conferma questa direzione. Si stima infatti che la produzione di idrocarburi dell’ENI aumenterà entro il 2030.
7) Carbon Tracker Initiative, 
Oil companies should hedge their bets on CCUS and offsetting, 2021.
8) Questo calcolo è stato fatto utilizzando l’obiettivo offset di ENI.
9) Carbon Tracker Initiative, 
Oil companies should hedge their bets on CCUS and offsetting, 2021.
10) Carbon Tracker Initiative, 
Adapt to Survive: Why oil companies must plan for net zero and avoid stranded assets, 2021
11) Dati storici dal Rystad Energy UCube.
12) Calcoli effettuati usando gli obiettivi della compagni e i dati storici tratti dal Rystad Energy UCube.
13)  Eni, 
Eni for 2020 – Carbon neutrality by 2050, 2020.
14) Urgewald, 
Global oil and gas Exit List (dati acquisiti nell’ottobre 2021 dal Rystad Energy Ucube database).
15) Dati tratti da Reclaim Finance dal Rystad Ucube Energy database.
16) Per stabilire i “livelli di produzione recenti” ed evitare un “effetto covid”, abbiamo calcolato un livello di produzione medio annuo basato sui dati di produzione 2019, 2020 e 2021.
17) Dati acquisiti da Urgewald for the Oil and Gas Exist List sulla base del Rystad Ucube Energy database.
18) ENI non rivela i dati scorporati sugli investimenti nelle rinnovabili, ma li inserisce in “Renewable and Gas & Power Retail”, portando ad una sovrastima del dato dedicato alle rinnovabili in quanto l’elettricità può essere prodotta utilizzando gas fossili.
19) Eni, 
Eni Retail & Renewables Capital Markets Day, 2021. Eni, Capital Markets Day Strategic plan 2022-2025, 2022.
20) Eni, 
Eni strategic plan 2021-2024: towards zero emissions, 2021.
21) Secondo i calcoli di Reclaim Finance, basati sui piani di produzione di ENI degli idrocarburi e di energia primaria da fonti rinnovabili.

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