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Dalle cantine di Faenza

Due giorni fa ho raggiunto i meravigliosi giovani di Potere al Popolo, che insieme a tante altre e tanti altri, da giorni spalano fango in Romagna.

Il viaggio inizia con la staffetta quotidiana da Bologna, poi ci troviamo nel punto d’incontro a Faenza, per la foto di gruppo quando si è ancora presentabili.

Il nostro infaticabile Mario ci smista dove c’è da fare. In realtà c’è da fare dappertutto, il disastro visto direttamente appare persino più grave di come viene descritto sui mass media in questo giorni.

Ciò che colpisce e la capillarità dei danni, quartieri e case coperti da un mare di fango. Fango che si secca nelle strade e conferisce loro in aspetto che sarebbe ottocentesco, se non fosse per la montagna di scorie accatastate ovunque. Scorie che solo pochi giorni fa erano mobili sedie tappeti e automobili. Gli oggetti della nostra vita quotidiana travolti e fatti a pezzi.

Mario ci fa vedere gli argini travolti da un mare di acqua e fango, i quartieri alluvionati e fa il paragone con il disastro di Sarno in Campania.

Ecco cosa è diventata l’Emilia Romagna dopo anni di governo del partito unico degli affari. Una terra che si può comparare a quelle colpite dal collasso del territorio dopo secoli di incuria e ruberie del potere.

Il compito della nostra squadra è fare un poco di pulizia in una grande, vecchia cantina. Dico un poco, perché subito ci rendiamo conto della enormità del lavoro. Sotto terra c’è una palude che sta assorbendo, e macerando, tutto, cartone, legno, stoffa, materassi, oggetti e materia di tutti i tipi.

Facciamo la catena dei secchi di fango e dei rottami che risalgono dalla cantina fino alla strada… e capisco perché i depositi maleodoranti in certi punti della città siano giganteschi. D’altra parte se le cantine restano a lungo paludi macilente, il rischio sanitario diviene enorme.

C’è un lavoro durissimo da fare in una città devastata, immagino le campagne, i centri più piccoli e più colpiti.

Facciamo la nostra parte, ma alla fine siamo proprio esausti. E il fango si distribuisce meticolosamente ovunque su di noi

Nel pomeriggio, dopo una pulizia di fortuna, ripartiamo. Io ho finito e per ora torno a Brescia, ma gli altri saranno qui domani e dopo.

Nelle strade ovunque si incontrano giovani con le pale e gli stivali. Tra essi anche coloro che contestano il disastro ambientale, la guerra, lo sfruttamento. Alla faccia dei tartufi del potere che dai loro posti comodi intimano : spalate invece che protestare. Non capiscono questi reazionari rancorosi che chi protesta spala; e che chi spala prima o poi protesterà.

Ricordo che nel 1966 a Firenze ero a spalare un mare fango con un’altra generazione di giovani. Quella che poi fece il 68.

Lasciatemi un poco di ottimismo sul futuro, mentre il sistema dà il peggio di sé.

Un saluto di lotta dalle cantine di Faenza.

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1 Commento


  • Pasquale

    Tutti i compagni che vorrebbero essere lì con voi ma non possono per svariati motivi sono solidali e ugualmente al vostro fianco in questo momento di sofferenza ma al tempo stesso di lotta.
    Hasta la Victoria!

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