Qualche sito e qualche freepress questa mattina danno una notizia di quelle che riempiono le pagine in giorni di stanca, che fanno folklore. Di quelle che a Studio Aperto o al Tg2 occupano lo spazio dedicato al “costume”. Un gruppo di fan israeliani della popstar Madonna ha aperto una pagina su facebook per chiedere al proprio governo di aspettare a bombardare l’Iran. Se infatti l’aggressione militare israeliana contro l’odiato nemico scattasse come molti danno per scontato ad aprile o maggio, il concerto che Madonna ha in programma nel cosiddetto ‘stato ebraico’ il 29 maggio potrebbe saltare. Ma i fan della Ciccone – per ora alcune decine, ma in rapido aumento – non chiedono al proprio paese di astenersi da una ennesima guerra che potrebbe avere conseguenze gravissime non solo per il popolo iraniano ma anche per gli abitanti di Tel Aviv o Gerusalemme. No. Si limitano a chiedere che i cacciabombardieri decollino dopo il concerto del 29 maggio, prima tappa di un tour mondiale della strapagata star statunitense. Dedita alla Cabala e sempre più schierata al fianco di Israele. «Per favore non fermate la musica!» hanno scritto i fan di Madonna su una pagina Facebook creata per l’occasione. «Bibi! Nessuna guerra all’Iran fino alla fine dello show di Madonna il 29 maggio» è la ragione sociale della pagina, la cui esistenza è stata resa nota dal quotidiano israeliano Haaretz e poi ripresa all’estero.
In un paese perennemente dedito alla guerra e alla sopraffazione, ci sono dei cittadini che invece di chiedere che Israele la faccia finita con le aggressioni militari, con il colonialismo, con l’apartheid, con la violazione sistematica dei diritti umani dei palestinesi e degli israeliani non ebrei, si danno da fare affinché una guerra venga rimandata per non far saltare un concerto. Madonna farebbe bene ad astenersi dal suonare a Tel Aviv, come le chiedono da tempo associazioni che promuovono il boicottaggio di Israele. Non sarebbe la prima artista a mandare un segnale chiaro alla classe politica israeliana, e ai propri fan israeliani. Nel 2010 band di fama mondiale come i Pixies e i Gorillaz Sound System si erano rifiutati di tenere i loro concerti dopo il massacro degli attivisti turchi della Freedom Flotilla. Nello stesso periodo Carlos Santana, il poeta rap Gil Scott-Heron ed Elvis Costello avevano annullato le loro date. Ancor prima, nel 2006, durante l’aggressione israeliana al Libano, erano stati i Depeche Mode a non volersi esibire, così come i Blond Redhead. Prima ancora i Red Hot Chili Peppers e tanti altri artisti.
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gian
grande Israele !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!