Non c’è limite all’infamia, al capitalismo e alla faccia tosta dei nazisti dell’Illinois… Pardon, del Texas.
Il “Consiglio per l’istruzione” di quello stato un tempo governato da George Bush ha ovviamente una maggioranza “conservatrice”, diciamo così. Ma è anche uno dei più grandi acquirenti di libri di testo per le scuole di ogni ordine e grado. QUindi ha deciso, con regolare “voto democratico” di riscrivere alcuni passaggi fondamentali di quei libri, ni modo che gli studenti non crescano nutrandosi di “pregiudizi ideologici liberali”.
Che sono ovviamente numerosi, almeno quanti ne può immaginare la testa di un leghista medio quadratico che sia andato a scuola senza mai sfoglare un libro.
La “correzione” che ha fatto più scalpore, in un paese che al momento è governato da un nero (per quanto non discendente da schiavi), riguarda proprio la schiavitù. Tara orginaria dell’America, sia settentrionale che meridionale, è stata anche al centro – retoricamente – dell’unica guerra combattuta sul suolo degli Stati Uniti dopo la conquista dell’indipendenza. Insomma: un tema “fondativo” dell’identità Usa, comunque la si pensi.
Bene, questo gruppo di coglioni che gestisce il “consiglio per l’istruzione” texano ha deciso che la schiavitù non è mai esistita. Come l’hanno “sbianchettata”? Chiamandola in un modo molto più accettabile e sfumato: “commercio triangolare atlatico”.
La triangolazione può non apparire evidente a un primo sguardo. In fondo, gli schiavisti rapivano un po’ di gente sulle coste dell’Africa, oppure pagavano dei “cacciatori” locali perché gli portassero dei “candidati schiavi”, e poi li portavano negli Stati Uniti, in Brasile, Venezuela, ecc. Dov’è il “triangolo”, chiederebbe anche Renato Zero?
Sta nel “sistema di libera impresa”, naturalmente. Se si considerano gli esseri umani rapiti in Africa “una merce come le altre”, e se si dà agli schiavisti lo status di “liberi imprenditori”, allora i “latifondisti compratori di schiavi” diventano automaticamente un soggetto “terzo”. E la “triangolazione” è bell’e fatta… Basta negare nuovamente agli schiavi d’allora lo status di “umani” nati liberi.
Ci sono altre chicche gustose, forse più apprezzabili da un cittadino statunitense, ma che anche a noi possono dire molto. Per esempio, la scheda riguardante Thomas Jefferson, uno dei padri fondatori degli States, ne diminuisce di molto l’importanza. La sua colpa? era un convinto sostenitore della netta separazione tra Stato e Chiesa. Un elemento fondamentale e necessario per un paese che si andava popolando di gente proveniente da tutta Europa e con religioni – e quindi chiese – piuttosto differenti. Ma che naturalmente non risulta gradita a ebangelisti, protestanti sanfedisti e altre sette cristiane reazionarie che strabordano specie in Texas.
E infatti tra i “princìpi costituenti” elaborati dai padri fondatori viene infilata “la legge biblica”, con Mosè elevato a fonte di ogni buona legge. Manca solo un ayatollah cristiano, ed ecco che avremmo la prima teocrazia occidentale moderna.
Anche una sentenza federale che impedisce l’apartheid scolastico dei “messicani” è scomparsa dai testi. Quindi si può pensare che possa essere una “giusta” soluzione per l'”integrazione” dei nuovi cittadini.
Allo stesso modo, l’Onu viene descritto come un organismo “sospetto”, che potrebbe anche essere un limite alla sovranità nazionale Usa. In effetti, se ogni volta che gli Stati Uiti vogliono bombardare qualcuno devono “chiedere permesso” all’Onu, questa diventa di fatto un'”insopportabile limitazione”. Che comunque i presidenti Usa – grazie ai D’Alema di turno, come nel 1999 – violano spesso.
Ah, dimenticavamo. Dai verbali del “consiglio” risulta che qualcuno aveva anche proposto di togliere dai testi… l’avvenuta elezione di Barack Obama. Un “megro” presidente come si concilia con la supremazia bianca? Si concilia benissimo, dmostra proprio Obama. Ma il texano conservatore non riesce ancora a capacitarsene. E fa ricorso a un’opera di “pulizia linguistica” tanto feroce da rislutare involontariamente esilarante. Fino a che non lo incontri per strada, almeno…
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Daniele
Mi dispiace ripetermi, ma quando ci vuole, ci vuole: “Non c’è popolo più stupido degli americani” (Giorgio Gaber)