Le agenzie riferiscono di quanto stiano suscitando scalpore le affermazioni del premier israeliano Benyamin Netanyahu, secondo cui Hitler all’epoca non voleva “sterminare” gli ebrei, ma solo “espellerli”. La tesi esposta è che fu convinto alla Soluzione finale dal Muftì di Gerusalemme Haj Amin Al-Husseini. “Hitler – ha detto Netanyahu intervendo al Congresso sionista mondiale – all’epoca non voleva sterminare gli ebrei ma espellerli. Il Muftì andò e gli disse “se li espelli, verranno in Palestina”. ‘Cosa dovrei fare?’ chiese e il Muftì rispose ‘Bruciali'”.
Il fatto che Netanyahu arrivi a citare Hitler in un congresso sionista, potrebbe dare l’impressione di “parlare di corda in casa dell’impiccato”. In realtà la cosa è meno sorprendente di quanto possa apparire. Il governo israeliano è oggi il compimento pieno del progetto sionista, sostenuto e alimentato dai partiti legati ai coloni e dall’escalation del progetto coloniale israeliano fondato sull’ebraicizzazione forzata di Gerusalemme e la pulizia etnica nei confronti dei palestinesi. Netanyahu sembra quasi dire: vedete noi vogliamo solo espellere i palestinesi ma non vogliamo bruciarli come accaduto con l’Olocausto. Non solo. Sono stati proprio gli arabi a spingere Hitler a organizzare la soluzione finale contro gli ebrei, il nazismo voleva rubare i soldi ed espellerli, verso la Palestina ovviamente.
La tesi di Netanyahu, coincidente in pieno con la narrazione sionista ufficiale e con le veline dei loro apparati di propaganda da ripetere ossessivamente nei mass media, è facilmente smentibile in almeno due aspetti decisivi: quella della piena coincidenza tra odio arabo e nazismo contro gli ebrei e quello – assai meno noto e indagato – della coincidenza di interessi tra nazisti e sionisti.
Sul primo aspetto un ponderoso libro di Gilbert Achcar ‘The Arab-Israeli War of Narratives’ (Henry Holt and Company, 2010) [La guerra arabo-israeliana delle narrazioni] ricostruisce una storia accurata degli atteggiamenti arabi nei confronti del nazismo, degli ebrei e dell’Olocausto.
Il volume di Achar rifiuta la storia narrata dai sionisti (non solo ebrei e non solo israeliani), i quali si sforzano da sempre nel diffondere una narrazione ufficiale in cui attribuiscono l’ostilità del mondo arabo nei confronti di Israele non al progetto coloniale di Israele bensì all’odio degli arabi nei confronti degli ebrei: odio, essi sostengono, che trae origine nell’Islam ed è prosperato con la collaborazione degli arabi con i nazisti durante la seconda guerra mondiale. Ma questa narrazione non trova e non ha mai trovato conferma nei fatti. Ad eccezione del “Farhud” a Bagdad nell’aprile del 1941 (una sorta di pogrom contro gli ebrei accusati di collaborare con i colonialisti britannici), nessun disordine antiebraico si è verificato in alcun paese arabo durante la seconda guerra mondiale, nonostante gli appelli alla jihad trasmessi da Berlino dal Mufti dal novembre 1941 in poi, ricorda in un suo saggio Annette Herskovits (1).
Non solo. Anche altri testi hanno indagato sulla esistenza o meno di un sentimento di condivisione tra mondo arabo e nazismo in funzione antiebraica ma sono giunti a conclusioni ben diverse da quelle della narrazione ufficiale sionista: “Né la loro cultura religiosa né i loro precedenti storici danno credito alla pretesa che gli arabi mussulmani di oggi siano capaci del genere di compimenti storici che trovarono espressione in Auschwitz e in altri campi di sterminio nazisti … Considerata in una prospettiva che almeno si approssimi alla correttezza storica, l’idea di una “Auschwitz araba” è un’assurdità” scrive ad esempio Nissim Rejwan, nel suo saggio “Arabs aims and Israeli attitudes”.
Sulla seconda questione, la collaborazione tra nazismo e circoli sionisti – esiste una vasta documentazione raccolta ad esempio nel libro di Yahia Faris “Relazioni pericolose. Il movimento sionista e la Germania nazista”, edizioni Città del Sole oppure nel saggio di Fabio de Leonardis “La Forza Fertile” (2).
Ma il commercio” di ebrei residenti nel Terzo Reich tra i dirigenti nazisti e le organizzazioni ebraiche in Palestina e Stati Uniti fu una costante dal 1933 al 1945. Soldi, tanti soldi, in cambio di vite umane. Inizialmente gli interessi tra le due parti collimarono. Hitler voleva espellere questi che considerava “sub – umani”, “non – persone” che “inquinavano” la Germania. E le controparti, soprattutto i leader sionisti, erano ben contenti di favorire l’immigrazione, specie verso il futuro Stato di Israele. Ma, dalla seconda meta’ del 1941, gli obbiettivi tedeschi mutarono: dalla politica dell’espulsione si passo’ alla strategia dello sterminio. A sostenere questa tesi, decisamente scomoda per la narrazione ufficiale israeliana e sionista, è lo storico israeliano Yehuda Bauer nel suo libro “Ebrei in vendita? Le trattative segrete fra nazisti ed ebrei, 1933 – 1945” pubblicato in Italia da Mondadori alla fine degli anni Novanta. (3)
Se nel nostro paese fosse possibile un vero dibattito storico, con tesi e contro-tesi in contraddittorio, tutti questi elementi porterebbero ad una discussione vera, magari aspra, sul sionismo, sulle cause e le conseguenze delle persecuzioni e il massacro degli ebrei in Europa (in Europa si badi bene, non nel mondo arabo). Ma nel nostro paese agisce pesantemente la rimozione della storia (vedi il silenzio sulla lotta contro il brigantaggio o i crimini del colonialismo prima e del fascismo poi negli altri paesi). Su questa rimozione della storia del paese, ha gioco facile la narrazione tossica del sionismo, pronta a stoppare da ormai troppi anni con scomuniche e anatemi fotocopia (e minacce dell’ambasciata israeliana a Roma) ogni discussione sia in sede accademica che sui mezzi di comunicazione. In questo silenzio, in questa omertà, in questa paura di prendere parola, Netanyahu pensa di poter avere gioco facile anche con le sue iperbole sulla narrazione ufficiale. Impedirlo sarà un bene per tutti.
Note:
(1)Annette Herskovits su http://znetitaly.altervista.org/art/5695
(2) Fabio De Leonardis su http://www.forumpalestina.org/news/2009/Gennaio09/06-01-09ForzaFertile.htm
(3) Lorenzo Cremonesi su Corriere della Sera, 19 maggio 1998
(4) Per una analisi completa sul sionismo vedi il testo collettaneo a cura dl Forum Palestina: “Palestina. Una terra cancellata dalle mappe. Dieci domande sul sionismo”, 2010
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La reazione dell’Autorità Palestinese raccolta dall’Ansa:
”Lo Stato di Palestina denuncia le affermazioni (di Benyamin Netanyahu, sulla Shoah, ndr) in quanto moralmente indifendibili ed incendiarie”. Lo afferma il segretario generale dell’Olp Saeb Erekat. ”Gli sforzi palestinesi contro il regime nazista sono profondamente radicati nella nostra storia” ha affermato Erekat, in un comunicato.
”La Palestina non li dimentichera’ mai, anche se sembra che il governo estremista di Netanyahu lo abbia fatto”.
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