Un lettore ci segnala che il nostro giornale è finito nella black list dei siti web messi all’indice dal Rapporto sull’antisemitismo in Italia 2016. Il rapporto viene stilato periodicamente e da diversi anni, come esso stesso ammette, è in difficoltà per “mancanza di materia”. In Italia non ci sono episodi riconducibili all’antiebraismo che giustifichino allarmi o liste nere. Al contrario si potrebbe scrivere, come è stato fatto ma ignorato da investigatori e magistratura, un ampio dossier sulle aggressioni dei gruppi squadristi-sionisti, espressione di una minoranza della comunità ebraica romana, contro attivisti solidali con i palestinesi. Non solo. Si potrebbe scrivere un ampio dossier sulle ripetute ingerenze e minacce dell’ambasciata israeliana e di alcune associazioni ebraiche contro università e istituzioni pubbliche tese ad impedire lo svolgimento di assemblee, convegni, dibattiti sulla questione palestinese.
Ma non è nostra abitudine rigirare la frittata ed evitare di entrare nel merito della questione. Il Rapporto sull’antisemitismo in Italia è stato costretto a riempire 70 pagine per giustificare la sua esistenza. Ma, come già detto, in assenza di episodi seri, documentabili e reali, è costretto a segnalare questioni marginali (passaggi in spettacoli teatrali, foto sui profili personali su facebook etc.) piuttosto che fatti rilevanti.
Eppure nel rapporto sull’antisemitismo c’è qualcosa che merita di essere segnalato. E’ l’introduzione che va letta, segnalata e sottolineata come pericolosa. Infatti il rapporto si apre con una lunga analisi sull’immigrazione in Italia e la connette con il terrorismo, facendo cioè la stessa operazione ideologica della destra fascista e dei gruppi dirigenti filo-israeliani. Questo approccio, ad esempio, spiega anche l’assordante silenzio delle organizzazioni ebraiche italiane contro le scritte, le intimidazioni e i raid fascisti contro i negozi degli immigrati. Per una comunità che, giustamente rifacendosi a episodi che hanno anticipato il buio del nazifascismo in Europa, suona l’allarme quando i fascisti danneggiano o prendono di mira negozi di esercenti della comunità ebraica, sarebbe stato apprezzabile e auspicabile che lo stesso allarme e indignazione fosse stato lanciato quando vengono presi di mira negozi di bengalesi, magrebini etc.
Una denuncia che non solo avrebbe avuto un grande valore, ma avrebbe anche smantellato ogni pregiudizio nella società sulla “separazione” delle comunità ebraiche dagli altri soggetti che questa società la animano e la rappresentano, e che non possono essere intimiditi o minacciati per la loro religione, cultura, origine. Quello che alla introduzione del Rapporto sull’antisemitismo in Italia sfugge consapevolmente, è che in Italia nel 2016 nei confronti dei cittadini di origine ebraica non c’è alcuna segregazione razziale, alcun razzismo ma al massimo un residuo di pregiudizio razziale a livello sociale. Nei confronti degli immigrati si sta invece andando nella direzione opposta con leggi dello Stato (vedi la Legge Minniti-Orlando sul doppio standard giuridico) e con un razzismo alimentato e incentivato dalle stesse istituzioni. Non può non venire a mente la parabola di Brecht su chi sono venuti a prendere prima.
Il problema è che settori crescenti delle comunità ebraiche nel nostro paese, esattamente come avvenne con la fase anticomunista dei primi passi del nazismo e del fascismo, condivide questo approccio, sentendosi, per ora e ancora, parte dell’establishment e non comunità a rischio.
Infine veniamo al nostro giornale. Siamo finiti nel Rapporto sull’antisemitismo per aver pubblicato il 17 aprile del 2016 un articolo dello studioso marxista statunitense James Petras. Siamo orgogliosi di averlo fatto e lo ripubblichiamo (cliccate questo link per leggerlo).
James Petras è un ex docente universitario che ha analizzato, scritto, documentato per decenni la lotta antimperialista in America Latina. In patria, per le sue posizioni che coerentemente erano a sostegno della lotta dei palestinesi per l’autodeterminazione, si è dovuto scontrare con i potentissimi apparati ideologici di Stato con cui le autorità israeliane influenzano anche la politica Usa. Lo ha documentato in un libro, lo ha scritto nel saggio che abbiamo pubblicato e che rivendichiamo di aver fatto.
Ci colpisce piuttosto il dato che spesso sul nostro giornale siamo stati anche più severi di James Petras contro il sionismo e il progetto coloniale che rappresenta. Curioso che sia andato all’occhio solo il saggio dello studioso statunitense. La nostra lotta contro gli apparati ideologici dello Stato israeliano è frontale e aperta,
Qui sotto potete leggere il passaggio del Rapporto sull’antisemitismo che riguarda Contropiano. In fondo il pdf per chi volesse leggerselo integralmente. Antisionisti sempre, razzisti mai!!
“Articolo antisemita pubblicato da “Contropiano giornale comunista online. Pubblicazione diretta da Sergio Cararo con sede a Roma, che edita articoli ispirati all’ideologia antisemita e antisionista. Un esempio di questo approccio è costituito da: “La dottrina della “razza superiore”: il legame fra Israele ed il mondo del Sionismo” di James Petras, pubblicato il 17 aprile 2016. L’autore è un attivo e prolifico polemista antisemita che utilizza canali digitali e cartacei per diffondere le sue analisi sui “pluto-sionisti” e il “suprematismo ebraico”. In Italia la casa editrice Zambon ha pubblicato nel 2007 il suo “USA: padroni o servi del sionismo? I meccanismi di controllo del potere israeliano sulla politica degli USA”. L’articolo “La dottrina della “razza superiore”: il legame fra Israele ed il mondo del Sionismo” è stato rilanciato da altri network digitali, come “Forum Palestina”, e da profili sui social networks. Il breve saggio che mescola antisionismo e cospirativismo”
Il rapporto integrale:
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