Woody Guthrie (1912-1967), fondatore della ballata americana, primo cantore dell’epopea moderna dei poveri e dei diseredati, militante comunista, presente con la sua musica nelle lotte dei proletari americani ma anche nelle battaglie antifasciste e antifranchiste, infine mentore e ispiratore di intere generazioni di musicisti, negli USA ma anche, più lontano, sino in Europa. Tutto questo è stato Woody Guthrie e non superfluo appare dunque un nuovo libro a lui dedicato (Daniele Biacchessi, L’altra America di Woody Guthrie, Milano, Jaca Book, p.158, €15). Un contributo a una ricerca che sembra avere ancora molto da dire, se si considera che delle tremila canzoni da lui composte, solo trecento sono state incise.
La produzione di Woody Guthrie è sterminata e la spiegazione, alla fine, semplice, sta nella complessità della vita del musicista americano. Una vita migrante, molti spostamenti, non sempre per scelta, attraverso gli Stati Uniti, tre matrimoni, la continua volontà di cantare ogni fatto che lo colpisse, che meritasse di essere ricordato, eseguendo la sua musica davanti alle fabbriche, nei campi, nei circoli proletari, sui treni e sulle navi, nelle strade dove spesso si trovò anche a dormire. Una personalità che proprio per questo ha lasciato un segno profondo nella musica americana, arrivando sino a Bruce Springsten, Ry Cooder ed Ani di Franco passando per Bob Dylan, Joan Baez, Johnny Cash, Cisco Houston e molti altri, oppure nell’irlandese Christy Moore.
Woody Guthrie si trova a Pampa, nel Texas, presso uno zio dove aveva incontrato la sua prima moglie, da cui aveva avuto tre figli, quando, nell’aprile del 1935, la Dust Bowl, la conca di polvere, travolge la terra delle grandi pianure. Un disastro provocato dall’arretratezza delle tecniche agricole e dalla mancata rotazione delle culture, che distruggono l’erba e quindi l’idratazione del terreno. E’una sciagura enorme, la tempesta di polvere, sostenuta da un vento a 130 km orari, ricopre tutto: fattorie, mulini, macchine, automobili con una forza distruttiva spaventosa e incomtrollabile. Centinaia di migliaia di persone si mettono in viaggio, disperate, in un penoso esodo, con mezzi di fortuna, verso un futuro incerto. Anche Woody parte, lascia moglie e figli, canta e suona nei bar lungo la strada sino a raggiungere dei cugini in California. Un viaggio verso la California intrapreso anche da migliaia di contadini, cacciati dai padroni delle fattorie a causa dell’improduttività dei terreni e delle tempeste di polvere, che John Steinbeck narra nel suo Furore, attraverso le vicende della famiglia Joad. Steinbeck, ammiratore di Guthrie, ne sarà suo amico.
In California Woody Guthrie trova lavoro presso una radio e riscuote un grande successo presso gli ascoltatori, segnatamente i fuggiaschi della Dust Bowl, delusi dalle condizioni di vita trovate in California, che si riconoscono nelle sue canzoni. in duo con l’amica Lefty Lou diventa il beniamino dei poveri che vivono nelle baracche di legno e cartone. Tuttavia, la collaborazione con la radio s’interrompe bruscamente per una ragione strettamente politica. Guthrie è comunista e come tale sostiene apertamente Stalin nelle sue canzoni, anche dopo il patto Moltov-Ribbentrop, che al contrario sconvolge il direttore della radio, che è pur di “sinistra” ma non può tollerare uno stalinista nelle sue trasmissioni.
Tuttavia, il licenziamento dalla radio apre una nuova fase nella carriera musicale di Woody Guthrie. Infatti, nasce proprio nel 1940 il progetto degli “Almanac Singers” e più tardi dei “Weavers” con la collaborazione di diversi cantanti vicini a Woody, in particolare Pete Seeger. Un gruppo che canta, ancora una volta, per gli sfruttati e qualche volta con gli sfruttati, esprimendone condizione e aspirazioni. Il 1940 è anche l’anno in cui il più importante etnomusicologo americano, Alan Lomax, inizia a registrare e archiviare le canzoni di Woody Guthrie.
Dopo aver cantato, negli anni precedenti, a sostegno della Repubblica Spagnola, troviamo Woody Guthrie militante antifascista a bordo delle Liberty ship, navi americane non direttamente coinvolte nelle azioni militari, ma destinate al trasporto di vettovaglie e di truppe, dove, con Cisco Houston e Jimmy Longhi, intrattiene i militari con le sue canzoni, in questo caso indirizzate contro Mussolini e Hitler.
Al rientro dalla guerra, Guthrie aderisce all’ambizioso progetto “People’s Songs”, associazione culturale che produce, promuove e distribuisce canzoni ispirate al mondo del lavoro. Ma non si ferma qui, poiché poco tempo dopo produce ben dodici ballate sulla vicenda degli anarchici italiani Sacco e Vanzetti.
E’ dalla fine degli anni quaranta che la vita di Woody Guthrie subisce una svolta, poiché egli manifesta i sintomi della malattia di Huntington, una sindrome neurologica che ne muta il carattere disturbando anche la sua vita sociale, musicale e professionale. Inoltre, iniziano gli anni della persecuzione maccartista ai comunisti o presunti tali, che colpisce centinaia di intellettuali, scrittori, musicisti o semplici cittadini. A Charlie Chaplin è negato il visto di ritorno negli USA dopo un viaggio in Europa, mentre il faldone dedicato a Pete Seeger presso la FBI arriva a superare 1800 pagine. Il fascicolo di Woody Guthrie viene formalmente chiuso dal capo della CIA Edgar Hoover a causa delle sue malferme condizioni di salute, ma in realtà non verrà mai davvero archiviato.
Il libro di Daniele Biacchessi dedicato a Guthrie si divide in tre parti, una prima è la biografia, di cui ho scritto, una seconda invece è dedicata ai temi delle sue canzoni. Tra questi temi, troviamo, come si è detto, tutti quelli che colpirono il cantante americano durante la sua vita. Il mito del treno, la storia del lavoratore afroamericano John Henri, il linciaggio della famiglia nera Nelson. I linciaggi di neri non erano un fatto eccezionale, negli stati del Sud, negli anni quaranta e cinquanta, anzi in molti casi venivano spettacolarizzati con azioni di carattere macabro sul corpo dei linciati. Si parla anche del tragico evento del 28 gennaio 1948, la caduta di un aereo che trasportava 28 lavoratori messicani destinati a lavorare negli USA e 4 membri dell’equipaggio, statunitensi. I giornali riportarono nelle cronache solo i nomi di questi ultimi, ignorando quelli dei lavoratori messicani, fatto che inquietò profondamente Woody.
Le basi dell’accordo tra USA e Messico che porta negli anni quaranta e cinquanta molti lavoratori messicani negli USA ricorda, in parte, quello tra Italia e Belgio che portò tanti lavoratori italiani in quel paese. Peraltro, proprio all’immigrazione italiana, ma negli USA, Guthrie dedicò diverse canzoni, quelle già ricordate sul caso di Sacco e Vanzetti ma anche al massacro di lavoratori prevalentemente italiani avvenuto la vigilia del Natale 1913 per azione di alcuni provocatori al soldo dei boss del padronato, durante una festa natalizia a cui partecipavano molti bambini che vi morirono. Gli italiani avevano semplicemente protestato contro le condizioni di lavoro ben diverse da quelle che erano state loro promesse prima della partenza.
Molte delle cose narrate nel libro di Daniele Biacchessi non sono del tutto nuove, già diversi libri hanno narrato in Italia la storia di questo grande musicista1, tuttavia, l’ultima parte del libro risulta essere una novità, poiché riporta in buon numero di fotocopie di documenti dell’FBI desecretati in anni recenti che testimoniano dello spionaggio sistematico e delle persecuzioni a cui furono sottoposti negli anni quaranta e cinquanta, ma anche successivamente, molte personalità della cultura americana tacciate di “comunismo”.
Tra le personalità musicali perseguitate negli USA perché ritenute comuniste, anche il già citato Alan Lomax, uno dei più importanti etnomusicologi del novecento che, impossibilitato a continuare le sue ricerche in patria, si trasferì all’estero, e lungamente in Italia, dove condusse campagne di ricerca in tutte le regioni del nostro paese in collaborazione con Diego Carpitella. Di queste campagne di ricerca restano numerose raccolte di registrazioni sul campo, un patrimonio di ricerche sul campo a cui hanno attinto, nei decenni seguenti, ricercatori e cantanti del nostro revival popolare, come il Nuovo Canzoniere Italiano, Giovanna Marini, Ivan Della Mea, Michele straniero e molti altri. Per questo, Alan Lomax può essere considerato anche uno dei fondatori dell’etnomusicologia italiana.
1 Tra questi in particolare, quelli a firma di Alessandro Portelli, che Biacchessi cita ripetutamente.
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Daniele Biacchessi
Grazie mille, hai colto lo spirito del mio lavoro su Guthrie, la pate marcatamente politica e comunista di una figura fondamentale per la musica e la cultura dell’altra America.