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Giovani a sud della crisi. Uno sguardo dalla Sardegna

Il 18 novembre 2018 il collettivo bolognese Zente Arrubia, insieme a sarde e sardi emigrati in Italia, e qualcuno anche fuori Italia, ha organizzato a Bologna l’Assemblea sarda dell’emigrazione. La Sardegna, dal 1962 in poi, ha una storia di emigrazione di massa, la quale è ricominciata in modo costante e pressante a partire dai primi anni duemila.

Anche alla luce di una recente pubblicazione sull’emigrazione qualificata sarda, il collettivo mi ha chiesto di compiere una delle due relazioni dell’assemblea[1].

Nel preparare la relazione ho utilizzato “dinamiche migratorie tra centro e periferia europea”, quinto capitolo del volume “Noi Restiamo – giovani a sud della crisi”.

In sala era presente un compagno di “Noi Restiamo”, il quale ha sapientemente interloquito con l’assemblea.

Noi Restiamo” parla alle e delle nuove generazioni, a chi ha vissuto perennemente all’interno della crisi.

I primi capitoli del volume presentano un quadro preciso ed aggiornato delle politiche europee in materia di conoscenza e di istruzione superiore, soprattutto universitaria. Lo sforzo del collettivo è stato sviluppare un lavoro scientifico, e ci è riuscito. Le dinamiche italiane sono collocate all’interno delle politiche europee, della “mezzogiornificazione” d’Europa e delle dinamiche più ampie, sociali ed economiche, intraeuropee.

Anche il sistema dell’istruzione superiore ha negli ultimi decenni potenziato il suo carattere di classe, escludente per le fasce popolari, e non lo ha fatto solamente in Italia. Questo è un risultato chiaro dello studio di “Noi Restiamo”.

Un approccio simile è evidente anche nel capitolo riguardante il lavoro. Si mettono in relazione le dinamiche europee e quelle italiane, esaminando la costruzione ideologica dei dati sulla disoccupazione, tra cui come “la perversa logica per cui si può ritenere che una persona sia ‘occupata’ avendo lavorato almeno un’ora a settimana supporta la propaganda della ripresa economica italiana degli ultimi due anni”.

Anche questo capitolo ha un approccio scientifico, così come quello sull’emigrazione.

Il più grande merito del volume è combattere sullo stesso piano e con gli stessi dati della retorica dei telegiornali i temi che più impattano sulla condizione giovanile.

Completano il volume dei saggi più politici, e più territorialmente localizzati, i quali introducono i temi dell’azione sociale e politica e della strategia politica.

Tra esempi di resistenza e di autorganizzazione, nonché di militanza antifascista, rimane il tema del potere. “La sinistra radicale negli ultimi trent’anni è stata egemonizzata dall’idea che – dopo la sconfitta subita negli anni Settanta e Ottanta e dopo la caduta del muro di Berlino – la lotta dovesse cambiare natura: non più una battaglia per prendere il potere, ma una polverizzazione delle ribellioni contro ogni forma di potere”.

Il tema è costruire una visione di massa, ed una politica di massa, capace di organizzare il popolo, a partire da elementi di senso comune nel popolo presenti: la divisione tra chi vive del proprio lavoro e chi no, la rottura tra chi ha fatto del sud una landa desolata terra di emigrazione e chi ha subito la situazione, la voglia di non essere vittime del neoliberismo e chi è amico delle banche.

In tema di emigrazione, per esempio, è senso comune rivoluzionario pretendere il “diritto al ritorno”[2].

Il tema è il potere, e la costruzione del soggetto politico capace di parlare alle masse. Le avanguardie sono avanguardie se si pongono il tema e lo praticano, senza fughe in avanti.

Il volume è un tassello necessario per una egemonia diversa da quella presente, la quale sia presto tradotta in politica di massa.

[1] http://www.fondazionesardinia.eu/ita/wp-content/uploads/2018/01/Emigrazione-giovanile-qualificata-in-Sardegna-completo-24.1.2018.pdf

[2] http://www.fondazionesardinia.eu/ita/?p=15245

 

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